Sarà che ad est siamo geograficamente deallocati dalle direttici di traffico, sara che siamo più tradizionalisti, chissà!
Ad ogni modo anche per i trasporti su ferro, lo Jonio paga il prezzo della periferia, rispetto ai flussi tirrenici.
Negli ultimi giorni, a stretto giro di posta, sono stati annunciati notevoli investimenti infrastrutturali per la direttrice Salerno-Reggio, mentre sullo Jonio, ancora, arranca la posa dei plinti. Si prepara una gara fra Italo e FrecciaRossa che, dal prossimo mese di giugno, si sfideranno nella contesa passeggeri da trasportare (forse sarebbe più opportuno esprimersi col termine trasbordare) dalla Calabria Tirrenica verso il nord Italia. Il tutto mentre sullo Jonio viene ristrutturata qualche stazione, in attesa che il MIBACT dia il nulla osta alla prosecuzione lavori d’elettrificazione nel tronco Sibari-Corigliano.
Certo la nota positiva è che da Sibari ripartirà FrecciArgento alla volta di Bolzano.
Ma l’Arco Jonico non è solo Sibari!
L’annuncio più roboante, comunque, è stato fatto dal Ministro dei trasporti, durante l’inaugurazione al cantiere del terzo megalotto, quando si è annunciata la fattibilità dell’AVR da Salerno a Reggio Calabria.
Non c’è che dire, a parole, qualcosa di meraviglioso! Ma nello specifico cosa riguarda tale investimento? Semplicemente la rettifica parziale dell’attuale linea Tirrenica tra Battipaglia e Reggio Calabria e Jonica tra Battipaglia-Metaponto-Taranto.
Mi chiedo quale sia il senso di un cospicuo investimento, se lo stesso permetterà al massimo di potenziare le succitate direttrici fino a 200 km/h, quando al nord si sta programmando una nuova linea tra Milano e Venezia che permetterà, ai treni veloci, di viaggiare fino a 350 km/h? Nessuna! Fumo negli occhi, parimenti ai due treni veloci che saranno predisposti da giugno. Due bolidi che, però, potranno viaggiare parimenti ad una Ferrari con, sotto al cofano, il motore di una 500.
La ferrovia Tirrenica è obbligata ad un percorso che segue una linea di costa particolarmente tortuosa: Cilento, Catena Costiera, le Serre per bypassare la costa degli Dei e la costa Viola. Con questo non voglio dire che la Jonica sarebbe meglio; per quanto la stessa disponga di pianure notevoli, resta comunque molto lunga la tratta da Metaponto a Reggio.
Possibile che non si pensi alla zona interna? Da Battipaglia, seguendo la direttrice di Sicignano degli Alburni, s’accede al Vallo di Diano lungo la valle del Tanagro. Traforando il Pollino (sarebbe un bel tunnel, ma se si può fare il TAV, si può fare tutto) in un batter d’occhio s’accederebbe alla valle del Coscile e da qui al vallo del Crati fino al Savuto, per rivedere il Tirreno verso Lamezia.
Ad onor del vero, anche Giacomo Mancini, aveva fatto un pensiero a tale progetto, poi però miseramente abbandonato per il tunnel dell’Abatemarco.
Intanto ci sarebbe un risparmio di km notevole. S’otterrebbe il giusto compromesso alle esigenze Joniche e Tirreniche, ma sopratutto una linea che sarebbe sin da subito AVAC (velocità fino a 350 km/h) e non AVR (adeguamento a velocità fino a 200 km/h). L’argomento è stato trattato anche in un’apposita lettera aperta che l’ex presidente Mario Oliverio ha indirizzato al Ministro dei trasporti. Nella stessa si palesava un dispendio economico notevole, per un adeguamento che non suffragherà le esigenze della moderna mobilità.
Una linea ferrata ex novo e con caratteristiche AVAC,o comunque solo AV ma con nuovo tracciato, insieme ad un adeguamento del binario Jonico a standard più elevati, permetterebbe all’area Jonica di raggiungere il punto d’innesto all’AV in circa un’ora. Parimenti il Tirreno non sarebbe illuso dall’avere sulla linea attuale, bolidi che andranno al trotto e sulla Jonica terminerebbe la deprecabile condizione di mobilità affidata ancora alle diligenze.
In particolar modo la porzione di fascia jonica che va da Sibari a Catanzaro Lido, è considerata zona morta per qualsiasi tipo di infrastrutture. Abbiamo un enorme potenziale economico, e qualcuno lo sa bene e ci tiene le ali legate, altrimenti sarebbe la fine del malaffare, della corruzione, della criminalità organizzata e della politica mangiona.
C’è un unica strada fatiscente e pericolosa oramai sovraccarica di tir che ci portano tutti gli scarti industriali e varie porcherie chimiche di chi produce benessere in altre zone; arriva la spazzatura della Campania; arrivano le sostanze pericolose dell’ Ilva di Taranto. E ce n’è un traffico talmente elevato, che se fossero merci, saremmo una grande economia!
C’è un’unica linea ferroviaria monobinario che forse vedremo elettrificata chissà quando e nel frattempo è scenario di un’esposizione di rotabili obsoleti, da demolire, che le altre regioni scartano.
Come si può parlare di sviluppo, di benessere e di legalità considerando che le infrastrutture sono la spina dorsale di ogni forma di tutto ciò. Poveri noi…
Ma di cosa parliamo se a suo tempo i vari Mancini, Misasi ed altri politici cosentini si affannarono a far progettare e passare l’autostrada da Cosenza nonostante le grandi difficoltà geografiche. Il fatto è che Crotone ed il crotonese è da sempre considerato dai vari politici di turno come un limone da spremere e niente più.