“Lavori fermi sulla tratta ferroviaria da circa due anni, per la mancata autorizzazione della Soprintendenza che non investe sull’area Magna Graecia ma blocca i lavori per dei pali Magna Graecia, alla quale si aggiunge il Mibatc (Ministero per i beni e le attività culturali e turismo) che non è nuovo a subdole trappole in danno all’area jonica magnograeca. Il comitato non lascerà nulla d’intentato, sarà spietato nel denunciare complotti e/o forme di velato boicottaggio contro la crescita e lo sviluppo dell’arco jonico. È tempo di dire basta a piccole strategie di basso profilo, che vedono protagonisti burattinai senza scrupoli. Non appena si aprono prospettive di rilancio dell’area magnograeca ecco spuntare il vincolo paesaggistico e/o la mancata autorizzazione in violazione di chissà cosa! Se quest’area è davvero importante storicamente, e lo è, allora s’investa seriamente, Kroton e Sybaris non hanno nulla da invidiare a scavi come Pompei o altri siti di altrettanto prestigio e rilievo. E invece, si lascia l’intera Magna Graecia nell’oscurantismo più assoluto, determinando di conseguenza scarsi flussi turistici e miseri incassi per carenza di investimenti, oltre alla totale assenza di una campagna adeguata di marketing strategico promozionale, nonostante la mole di tesori riconosciuti patrimonio Unesco. Ora il Mibact blocca i lavori della elettrificazione nella tratta compresa tra Sibari e Lamezia Terme, che prevede un investimento di circa 275 milioni di euro, nella posa dei plinti tra le stazioni di Sibari e Corigliano per la mancata firma del decreto di revisione del vincolo archeologico. Lavori bloccati da circa due anni, dopo pochi mesi dalla inaugurazione in pompa magna voluta dall’ex giunta Oliverio. È singolare definire un plinto come violentatore del paesaggio e, al contempo, aver permesso nel corso della storia la realizzazione di un’intera autostrada scocuzzando mezzo massiccio del Pollino, deturpando la vallata del Savuto e violentando la costa Viola. Senza considerare che sul Tirreno, e ben prima dello Jonio, si sono rettificati percorsi ferroviari, predisposti raddoppi portando una linea ferrata fino alla battigia, senza che nessuno fiatasse. Sono stati costruiti porti giganteschi disboscando uliveti storici e cancellando Paesi, oggi ricordati solo dagli annali, in nome e per conto dello sviluppo. Si è proceduto alla costruzione di una stazione ferroviaria fantasma ai piedi della Sila, pur sapendo che la stessa sarebbe stata una stazione terminale, pertanto con unico ingresso e medesima uscita. Ed ancora, più recentemente, si è proceduto alla rettifica della direttrice Sibari-Cosenza-Paola, con la costruzione di cavalcavia a sostituzione dei passaggi a livello, senza che tutto quanto esposto facesse torcere il naso a nessuno. O si tace sulla mole di abusivismo edilizio presente nella nostra regione compromettendo zone di alto prestigio. Non è un caso, se in alcuni comuni della Sibaritide non si autorizzano alcuni scavi, mentre nel cosentino si continuano a investire somme importanti alla ricerca di reperti mai rinvenuti. L’area archeologica di Sibari non decolla, gli scavi di Paludi tenuti nell’ombra, il mal riuscito progetto di valorizzazione dell’Antica Kroton e del sistema ambientale turistico e culturale da Crotone a Capo Colonna, sono tutti aspetti che ci riconducono a una visione politica di svilimento delle aree della Sibaritide e del Crotoniate. Il disegno perverso è il solito: isolare l’arco jonico a beneficio dei capoluoghi storici e dell’area tirrenica e il Micabtc si presta! Molti settori hanno lamentato persino l’attivazione del freccia argento Sibari-Bolzano, si è gridato allo scandalo, perché tutto deve ruotare attorno a Cosenza, Catanzaro e al Tirreno. Il Comitato Magna Graecia invita tutta la deputazione parlamentare nazionale e regionale, nonché i sindaci del territorio a tenere in considerazione alcune dinamiche e non lasciarle al caso. Troppe le strane coincidenze avvenute nella storia, continuare a far finta di nulla equivale all’accettazione di un sistema di vassallaggio non più tollerabile.”
Il ponte di genova e’ bastato un anno di lavoro per tornare quasi alla regolare attivita’,d’altronte cosa si pretende siamo in calabria non vogliono che qualcosa cambi,questo e’ il classico esempio ,domanda:dopo due anni ancora i lavori non sono terminati perche’???Interessi da parte di chi non vuole o vogliono che questi lavori svolgono al termine??? Poveri noi che fine che abbiamo fatto ma e’ mai possibile che per mettere giu’ dei pali
Con tutta la moderna attrezzatura che esiste ancora stiamo a pettinare le banbole????