Quando occorre mettere in essere ogni provvedimento emanato dal Governo per bloccare il contagio Covid-19, gli italiani dimostrano di essere un Popolo responsabile. Città deserte, attività commerciali chiuse (tranne quelle ritenute di vitale importanza) e di conseguenza la quasi totalità dei cittadini chiusi in casa come da disposizioni del Governo.
Giorni tristi che molte famiglie stanno vivendo anche con la perdita di un loro caro a causa del coronavirus. Ad aver perso la vita sul campo di “battaglia” molti medici nell’adempimento del proprio dovere per cercare di guarire chi è stato contagiato. Non passa giorno senza l’appello accorato da parte delle Istituzioni e da normalissimi cittadini a rimanere a casa per evitare il contagio. Ogni struttura sanitaria nazionale lamenta l’insufficiente numero di medici e OSS in genere. Di fronte a ciò lo Stato ha chiesto a giovani medici appena laureati e a medici in pensione di fare domanda per essere impiegati nelle varie strutture. Un appello, quest’ultimo, accolto da migliaia di giovani e anziani medici per mettersi a disposizione del SSN. Di fronte a tanta solidarietà sembrerebbe che esistono anche casi di poca responsabilità da parte di alcuni cittadini.
Lunghe file di macchine agli imbarcadero di Reggio Calabria per recarsi in Sicilia (la Calabria è stata dichiarata zona Rossa in entrata e uscita dalla presidente Iole Santelli). Fa ancora più male il caso dell’ASP di Crotone dove, stando alle notizie del Dg ff Francesco Masciari, oltre trecento sanitari hanno preferito rimanere a casa con la giustificazione del certificato medico. Oggi la Guardia di Finanza si è recata presso la Sede dell’ASP provinciale per le indagini sui casi di assenza per malattia.
A tal proposito la FPFCGIL Area Vasta CZ-KR-VV e la FPCGIL Medici e Dirigenza Sanitaria Area Vasta CZ-KR-VV, dichiarano:
“Credo negli Esseri Umani che hanno il coraggio di essere Esseri Umani”. Così dice una nota quanto recente canzone italiana. La frase ben si presta all’applicazione in un tempo così disagiato e difficile quale quello attuale. Ci sembra giusto partire da qui per dare un quadro sinottico su quanto si sta realizzando all’interno della complessa e poco organizzata realtà sanitaria della ex provincia vasta percorsa, fin qui, in modo marginale e comunque gestibile, dal brivido covid 19. Intanto facciamo chiarezza: tutti gli operatori sono costretti a prestare attività in condizioni precarie, talvolta con misure non adeguate di messa in sicurezza, talvolta in assenza e/o insufficienza di dispositivi sanitari di protezione, esiste, peró, un obbligo deontologico che è parte fondante della professione medica e di tutte le professionalità legate alla sanità e all’assistenza dei cittadini. Pertanto non saremo mai dalla parte di chi, per propria esclusiva convenienza, diserta sfruttando le maglie di quel sistema posto a garanzia esclusiva di quei lavoratori realmente bisognosi, per tirarsi fuori dalla mischia. Saremo sempre in prima lineaper difendere i diritti di chi lavora e la loro sicurezza, ma non possiamo sottacere che, i dati legati alla assenze per malattia denunciati da ASP Crotone, se veritieri, così come altre situazioni simili evidenziatesi in altre realtà, sono assolutamente inaccettabili. Non esiste nessuna possibilità, sempre che le fonti siano attendibili, che questi dati possano essere trattati, anche lontanamente come vicini alla realtà perché fuori da qualunque proiezione statistica verosimile. Se tanto corrisponde a tanto, vorrebbe dire che c’è chi bara per sottrarsi al proprio dovere ma, anche e soprattutto, che esistono compiacenze evidenti di chi attesta, sulla base del “certum facere”, fatti che certi non sono. Confidiamo nelle autorità competenti, saranno proprio loro chiamate a valutare l’accaduto ma volevamo fosse chiara la nostra posizione: noi stiamo dalla parte di Gennaro Arma. Tanto detto, come organizzazione sindacale ben radicata sul territorio di riferimento, evidenziamo ancora una volta le tante discrasie viste e ben poste in risalto dalle cronache locali. E’ solo per un caso che, ad oggi, non si siano realizzate condizioni peggiori dell’esistente. Pensiamo infatti che sia assolutamente da correggere la situazione in alcuni ospedali dove, a tutt’oggi, i piani di gestione dell’emergenza sono ancora in itinere. E non si tratta solo delle discrasie viste nell’ASP di Crotone che già soffriva di una carenza cronica di personale, accentuata dai fatti dichiarati dalla direzione strategica, ma anche dei potenziali problemi dell’Ospedale di Vibo, i cui limiti strutturali sono evidenti a tutti. Per quanto poi al Policlinico Universitario che, di fatto, rappresenta l’HUB con le maggiori potenzialità della regione, ci piacerebbe capire perché la famosa ala C dello stesso non possa essere utilizzata allo scopo. Questo anche in funzione di una solidaristica riapertura, nel caso in cui se ne determinassero le condizioni, dell’accoglienza di pazienti provenienti dalle regioni più in crisi. Precisiamo chesiamo profondamente convinti che non esista la possibilità di assumere nuovo personale bastante a coprire il previsto aumento dei posti letto programmato e, certamente, non può essere una soluzione la contrattualizzazione degli specializzandi che, devono esser certamente chiamati e coinvolti ma, per gradi e dopo adeguata formazione. Allora, considerato che tutte le strutture più periferiche stanno operando solo per l’emergenza e che quanto di ordinario rimandabile è stato già posticipato, perché non pensare ad un meccanismo di tipo on/off che utilizzi il personale specialistico degli ospedali attualmente in stand by, laddove necessario e con il semplice uso dei meccanismi previsti dai CCNL vigenti? Tanto verrebbe sempre incontro a quell’obbligo di umanità sopra richiamato. Chiudiamo con quanto accaduto nel presidio di Lamezia Terme. Il report giornalistico letto alla pagina 29 del Quotidiano del Sud del 21 marzo u.s., come lettera firmata, delinea un quadro preoccupante rispetto alla reale capacità di assistenza del nosocomio dei soggetti potenzialmente covid 19 positivi e dipinge un quadro desolante anche rispetto alla semplice empatia dovuta nei confronti di chi sta male. Se come appare oramai chiaro trattasi di chiamata alle armi, è necessario che i primi ad esser consci di ciò debbano essere i “colonnelli” o presunti tali che, oggi più che mai, dovrebbero dimostrare le loro capacità manageriali, perché chi soffre non può pagare anche per la loro inadeguatezza. Non è tempo di inutili quanto fuorvianti parate, militari e non. E’ il tempo della concretezza e della capacità”.