Crotone in piena attività politica da parte di Movimenti e partiti in previsione delle prossime elezioni comunali che ci saranno fra qualche mese, al termine del mandato commissariale previsto per il mese di maggio 2020. Oltre al commissario prefettizio al Comune, anche il Pd ha il suo commissario, Franco Iacucci. Una nomina, quest’ultima, che ha contribuito a spaccare il Pd. Chi non si riconosce nell’attuale guida politica del commissario Iacucci ha preferito fare parte del Movimento “Spazio Città” sorto in memoria dell’On. Rocco Gaetani deceduto qualche mese addietro. È un movimento politico aperto a tutti e ne fanno parte anche ex parlamentari nazionali, Marilina Intrieri, ex presidente e sindaco di Crotone, Carmine Talarico. Nella serata di lunedì 24 febbraio presso la sala azzurra della Provincia di Crotone il convegno del Movimento “Spazio Città” per illustrare attraverso la relazione del dott. Mario Galea, il programma e le aggregazioni in previsione delle prossime elezioni comunali. Il Movimento è aperto alla società civile, imprenditori, e quanti ne vogliono fare parte. Ma il richiamo maggiore è rivolto senza alcun dubbio al Pd che “rinsavisca” dal commissariamento e si convinca che occorre tornare in mezzo alla gente per raccogliere le loro istanze e portarle nelle Istituzioni. Di seguito l’intera relazione presentata da Mario Galea.
Carissimi amici, saluto e ringrazio quanti hanno voluto partecipare a questo evento che ha l’ambizione di segnare l’avvio di una nuova era politica per questa Città e per tutto il territorio provinciale, ovvero di un nuovo percorso di ricostruzione della politica partendo dal basso, cioè dagli Enti Locali.
Per quanto si tratti di un obiettivo molto ambizioso, crediamo comunque sia da ritenere possibile per chi, come noi, crede fermamente nei valori dell’uomo e considera la politica come un servizio da rendere unicamente per il bene comune. Lo è stato rimarcato a chiare lettere nel momento della sua inaugurazione che l’obiettivo dell’Associazione “Città Spazio” è aprire un confronto suipossibili modelli di organizzazione del servizio pubblico, sul miglioramento della pubblica amministrazione, sugli strumenti d’integrazione, sulle nuove forme di lavoro possibile e sugli schemi attraverso cui, nel futuro della politica locale, sia possibile avviareun percorso di formazione pre-politica e pre-partitica, al fine di preparare e selezionare una nuova classe dirigente e poter utilizzare le esperienze virtuose che sono state fin qui realizzate nella realtà crotonese.
Fatta detta premessa, mi appresto ad introdurre alcuni spunti per il dibattito che ci avviamo a tracciare.
Sono convinto che quellacrotonese sia una società fragile, debole e frastagliata.
Sono altresì convinto che la stessa siaferma,bloccata, nel senso che non costruisce senso di comunità da molto tempo, per una sorta di blocco politico e culturale che viviamo ormai da più di un ventennio.
Rigenerare le idee è la parola d’ordine di cui la politica locale dovrebbe appropriarsi, per indicare la giusta direzione a una società bloccata.
Tutti i dati confermano che Crotone non è solo l’ultima città del Paese, ma anche tra le ultime delle Regioni d’Europa.
Una Città assediata dalla problematica dello sviluppo mancato e della riconversione industriale che non ha mai visto gli albori; assediata dalla mancanza di lavoro, dall’esodo inarrestabile delle nuove generazioni; dalle morti silenziose di cancro, frutto di un intossicamento collettivo ignorato dalla nostra comunità, che è stata tenuta, per 70 lunghi anni,all’oscuro riguardo alla pericolosità della sua industria chimica e metallurgica.
Ricostruire la politica significa pensare alla “città di Crotone come motore dello sviluppo” dell’intera provincia e come fattore-cardine della nascita di un diverso modello di sviluppo e di un nuovo modello di crescita.
Analizzare le debolezze e i bisogni a tutt’oggi insoddisfatti, a livello di lavoro, di abitabilità, di mobilità e di ogni tipo di servizio sociale equivale a ridisegnare i contorni e la fisionomia complessiva della nostra realtà e, di fatto, influenzare le trasformazioni in atto nell’economia e nella società crotonese, perrestituire dignità e splendore a una delle città più belle della Calabria.
Auspichiamo che in questa sede si dia vita a un dibattito ricco e articolato, dal quale siano offerte soluzioni erisposte ai tantiproblemi e bisogni della nostra comunità.
La struttura economica della Città si articola, come è noto,grosso modo nei seguenti settori: il turismo, il commercio, la pubblica amministrazione, l’agricoltura e il settore dei servizi sociali.
Fino ad oggi, durantequesti anni di crisi, dettisegmenti economicinon si sono orientati all’innovazione, all’investimento e all’ottimizzazione delle loro strutture organizzative.
L’operatore turistico aspetta che arrivi il cliente, mentre la pubblica amministrazione è tradizionalmente volta più a conservare che a innovare. L’agricoltura è proiettata – visto che la produzione si trova nell’hinterland – ad uno sfruttamento momentaneo e non in prospettiva.
In questi anni bui, inoltre, non c’è stato un dinamismo diffuso e la società crotonese non è stata capace di progettare e plasmare il proprio futuro.
Per questo spetterebbe alla politica indicare una direzione esuscitare un’ambizione che si è gradualmente spenta nel corso degli anni e che è comunque assolutamentenecessaria, perché la città possa riconquistare la centralità di cui ha ampiamente goduto in passato e non solo a livello regionale.
La Città, per quanto possa apparire quasi morta, secondo il mio modestissimo parere, non è stata“ancora” sepolta.
Dobbiamo impegnarci – da subito e instancabilmente–per cercare diprogettare politiche in grado di migliorare la qualità della vita, orientando ogni sforzoper disegnare un quanto più definito profilo di Crotone come degna città del turismo, della cultura, dello sport e della filiera agroalimentare.
Non è facile ricostruire la politicae rigenerare le idee; occorre in primo luogo far crescere il senso di comunità, cominciando dal basso, dai quartieri, dalle piccole realtà,coinvolgendo i Borghi provinciali e rendendo i crotonesi protagonisti del loro futuro.
Quale è il ruolo della politica? Sinceramente non vedo oggi, né ho visto in anni passati, una classe politica crotonese capace di accrescere questo senso della comunità e di dare obiettivi di lungo periodo a Crotone e ai Crotonesi. Al di là dei gravissimi problemi legati alla “Bonifica” dell’ex area industriale, non intravedo nella politica cittadina e provinciale alcun intento di far maturare un quanto più adeguato profilo dellaCittà e del nostro Comprensorio.
Molte città della Calabria, tra cui spicca Crotone,risultano annoverate in quel famigerato elenco degli enti locali che non hanno saputo utilizzare i Fondi dell’Unione Europea.
Il congresso dell’EuropeanCongress of Local Governments, in cui si è discusso di Enti locali e uso dei fondi europei, ha evidenziato una serie di interrogativi, uno fra tutti quello se le autorità locali siano in grado o meno di fare buon uso dei fondi Ue e che cosa si possa fare, al fine di consentire un migliore utilizzo delle risorse provenienti da Bruxelles.
A tal proposito risulta che la Città di Crotone non ha a tutt’oggi provveduto a recepire e a fare propria la metodologia, secondo cuile risorse finanziarie UE devono essere investite, e non solo spese; differenza questa spesso ignorata dai nostri amministratori.
Il Comune di Crotone in questo contesto risulta posta tra le realtà che hanno male utilizzato i Fondi Europei, così da perdere un’occasione importante. Speriamo di non perdere quella rappresentata dai Fondi UE 2020-2027. Forse sarà l’ultima, e lo sapremo tra non molto, con gli obiettivi intermedi da raggiungere il prossimo anno.
Perché Crotone non continui a figurare tra i Comuni che non utilizzano i fondi europei o risultano incapaci di utilizzarli bene, c’è innanzitutto bisogno di dotarsi delle competenze quanto piùappropriate e necessarie allo scopo e di muovere, in secondo luogo, dall’esatta ricognizione dei bisogni della nostra comunità e del nostro territorio.
Lanostra realtàviene citata in più Rapporti, da quello SVIMEZ a quello della Banca d’Italia, dai quali si evince un divario economico e sociale che si allarga sempre più con un deterioramento delle relazioni in corso, che non può non destare preoccupazione in quanti hanno a cuore le sue sorti presenti e future.
Le mafie in questo territorio hanno tratto beneficio dalla crisi economica in atto: in particolare, gli immensi capitali accumulati illecitamente in passato stanno trovando impieghi legali, approfittando delle difficili situazioni in cui versa l’imprenditoria sana e della maggiore difficoltà di accesso al credito bancario da parte delle imprese oneste.
L’usura è diventata oggi lo strumento principale attraverso cui è possibile condizionare l’economia legale e che, in tanti casi, gode dell’appoggio di una ampia schiera di professionisti e amministratori pubblici e privati collusi.
Il giro di affari della criminalità organizzata è l’unica cosa che cresce localmente, oltre la disoccupazione.
Il continuo tracollo dell’economia legale non fa che lasciare spazio alle storiche organizzazioni criminose.
Come si affronta il problema?
Occorre ritornare a fare “RETE”, rispolverando i vari “Protocolli di Intesa” sottoscritti in questo territorio contro l’usura.
Occorre, inoltre, riflettere:
Sulle stime e sulla valutazione della Banca d’Italia riguardo all’Economia Sommersa, la quale va da un terzo a oltre metà del fatturato del settore privato;
Sulle valutazioni della Corte dei Conti e dell’Eurispes, le cui stime riguardanti il riciclaggio, il sommerso e la corruzione hanno raggiunto cifre da capogiro;
Esiste, purtroppo una “economia non osservata”, una cui componente è costituita dalla cosiddetta “economia illegale”, che frena lo sviluppo e fa diffondere il senso di rassegnazione.
Il nostro territorio appare drogato da una economia che si basa sostanzialmente su denari pubblici ed è incapace di organizzarsi e di affrontare il contesto concorrenziale moderno, in quanto è ostaggio di una classe dirigente incapace e predatoria.
Per porre fine a questo perverso e viscido intreccio d’interessi, ci vuole un deciso cambio di marcia e di mentalità, lavorare di più sulle competenze, sul merito, sul Capitale Umano escommettere su una fiducia rinnovata e sulla speranza.
Molti economisti sono convinti che la recessione e la stagnazione siano il risultato di politiche inefficaci o sbagliate e comunque da cambiare. Di fatto la recessione e la stagnazione sono determinate dal crollo della domanda interna e, solo se si adottano politiche di intervento, in grado d’invertire le errate strategieche sono state seguite negli ultimi sette anni, si può invertire questo trend fortemente negativo.
Guardando alla nostra realtà, il vero problema appare evidente la “crisi degli investimenti” da parte sia delle imprese che delle famiglie.
È chiaro che in Calabria è finora mancata un’efficace politica industriale regionale e ciò è, in larga parte, da porre all’origine del mancato sviluppo.
Per invertire detta tendenza, occorre promuovere l’innovazione di tipo sistemico nelle diverse Filiere produttive e nelle aree territoriali, riducendo il rischio dell’investimento per la singola impresa e progettando e realizzando un apposito piano industriale integrato tra le imprese, grandi e medie, il sindacato e le comunità locali.
È da questa assemblea che parte l’azione per sbloccare il freno allo sviluppo locale di questi anni. Voglio, nello specifico, riferirmi:
Alla Programmazione Operativa mai organicamente attuata;
Ai Progetti finanziati e non realizzati;
Alla mancanza di organizzazione a livello locale;
Alla scarsa capacità di attrazione economica;
AlleASI provinciali smantellate;
Alla nuova Agenzia Regionale per lo Sviluppo Industriale mai partita;
Al Cluster e ai Distretti finanziati e mai partiti;
Al Programma di sostegno alla rete e ai cluster di imprese finanziato dalla Regione Calabria (Formez) senza risultati;
Alla mancata sinergia tra scuola, lavoro e impresa;
e, infine, alla mancata valorizzazione del capitale sociale.
Quali obiettivi e quali azioni siano da intraprendere al più presto, per raggiungere i Cluster locali, è presto detto:
Riavviare il progetto“Distretto Agroalimentare di Qualità della Provincia di Crotone” – Soggetto capofila: Provincia di Crotone – DGR 10 settembre 2009, n. 590 Deliberazione n. 259 del 5/5/09 istituito dalla Giunta regionale il Distretto Agroalimentare di Qualità della Provincia di Crotone ai sensi della Legge regionale n. 21 del 2004 – Comitato di distretto – Società di Distretto per la predisposizione del Piano di Distretto. 150 nuovi posti di lavoro;
Riavviare il progetto“Distretto Tecnologico dei beni culturali di Crotone” – Consorzio Cultura e Innovazione s.c.r.l. – Protocollo d’Intesa firmato il 19 ottobre 1999, Accordo di Programma Quadro, firmato il 3 agosto 2005 che opera nel settore dei beni culturali e del patrimonio archeologico – Operativo dal 2005 Consorzio Cultura e Innovazione s.c.r.l. 100 nuovi posti di lavoro;
Riavviare il progettoPolo di Innovazione “Beni Culturali” nell’area di Crotone”, che risulta legato al Distretto Tecnologico dei Beni Culturali, quindi a Consorzio Cultura e Innovazione s.c.r.l., per il quale risulta prevista l’assunzione di 50 unità lavorative;
Riavviare il progettoPolo di Innovazione “Energie Rinnovabili, Efficienza Energetica e Tecnologie per la Gestione Sostenibile delle Risorse Ambientali” – Società consortile Net Natura, Energie Rinnovabili, Efficienza Energetica e Tecnologie per la Gestione Sostenibile delle Risorse Ambientali nell’area di Crotone e Reggio Calabria, con una prevista assunzione di 150/200 nuovi posti di lavoro;
Riavviare il progetto“Filiera del legno” che aveva come obiettivo quello di finalizzare all’impostazione di una strategia di valorizzazione del prodotto – Camera di Commercio di Crotone e Parco Scientifico e Tecnologico Multisettoriale Scarl Magna Graecia – assistenza alle imprese per il miglioramento delle loro capacità competitive, assistenza per la creazione di nuove imprese operanti nella filiera e assistenza all’avvio e al sostegno di una politica di filiera.100/150 nuovi posti di lavoro.Per la Filiera del legno c’è stata la presentazione dei risultati del progetto GESFO (Sviluppo di un Sistema Integrato per la Gestione del Patrimonio Forestale e per Salvaguardarne la Funzionalità Ecologica) nel 2008 a Santa Severina (KR), dal CNR-IIA Sezione di Rende.
Il FUTURO
Come organizzare il territorio e le forze istituzionali, economiche e sociali?
Io penso che si possa pensare ad una nuova stagione di sviluppo, solo se si dà fiducia alla nostra comunità attraverso un’unità d’intenti e d’impegno e attraverso la formazione di una nuova classe dirigente. Una nuova stagione che servirà ai cittadini, alle imprese e ai lavoratori e aprirà una stagione di proposte.
Questo sarà possibile solo sela Regione, la Provincia, i Comuni e le forze sociali riusciranno a riannodare il filo che lega economia e società, la vita delle imprese e quella dei cittadini e se sarà messo in campo, a tutti i livelli, un impegno disinteressato, ovvero libero da personalismi, così da poter rendere più forte e più visibile il legame tra la crescita della ricchezza e la sua ridistribuzione sociale.
Il legame tra economia e società, tra vita delle imprese e vita dei cittadini, è possibile, se si corregge la percezione che, mentre la crisi è di tutti, i profitti vanno solo a pochi.
Occorre mettere sempre più il lavoro ed i lavoratori al centro delle politiche per lo sviluppo locale e regionale, perché il lavoro è l’unica vera, grande opportunità di emancipazione e di libertà per i cittadini, soprattutto per quelli che partono da condizioni di svantaggio.
Gli errori del passato non si devono più commettere; l’impegno di chi governa dovrà essere quello di affrontare lo sviluppo dell’economia locale come questione politica, non come questione tecnica.
Quale sviluppo economico del territorio si vuole perseguire? Quali interessi si vogliono privilegiare? Quali gruppi sociali si vogliono favorire?
Bisogna puntare su un modello di sviluppo economico finalizzato ad una crescita quanto più allargata, ovvero caratterizzata da un’equa diffusione sociale della ricchezza, rinunciando alla massimizzazione di quella individuale.
1. In primo luogo,l’obiettivo di ogni progetto imprenditoriale e di ogni nuova iniziativa dovrà risultare quanto più chiaramente indirizzato a creare forme di lavoro stabile e tali da porsi in sintonia, da un lato, col progresso tecnologico e, dall’altro,con gli effettivi bisogni del mondo d’oggi edi quello futuro, per consentire,soprattutto ai giovani, l’opportunità di lavorare in modo duraturo nella propria terra.
2. In secondo luogo, il metodo di governo dovrà essere caratterizzato dal coinvolgimento e dalla condivisione di tutti gli attori regionali, provinciali e comunali, individuando tuttavia chiaramente le responsabilità e gli impegni istituzionali di ciascuno di essi. Il metodo, come si sa, condiziona l’efficacia, l’efficienza e il merito di qualunque iniziativa sia intrapresa; spetta invece alle istituzioni democratiche il dovere, oltre chedisvolgere una funzione di indirizzo e di programmazione dello sviluppo economico, vigilare sulla correttezza e sull’eticità delle diverse azionida intraprendere.
3. Un terzo importante aspetto è costituito dal potenziamento degli strumenti della programmazione. Siamo consapevoli che Crotone è costretta a fare i conti con una particolare frammentazione geo-economica e, si sa, la frammentazione del sistema degli enti localiindebolisce non poco il sistema politico-economico regionale. Lo sviluppo della nostra realtà locale ha bisogno di un centro politico di riferimento forte e autorevole, che sappia svolgere una funzione di cerniera, di coordinamento e di elaborazione nell’interesse di tutti. Sono sempre stato convinto che la qualità delle scelte pubbliche dipenda, inoltre, dall’alta qualità della conoscenza e della comprensione dei fenomeni economici locali.
4. Occorre, infine, saper programmare la strategia dello sviluppo complessivo. Se tutte le componentidel nostro territorio lavorano in sincronia, sicuramente l’economia crescerà in modo continuo e ordinato.Va comunque tenuto presente che ci sono modelli di sviluppo diversi, ma non in antitesi tra di loro, che possono incontrarsi e creare un sistema ordinato, secondo le proprie vocazioni specifiche, attraverso la ricerca di un mix equilibrato tra le diverse filiere produttive.Si deve altresì riuscire a porregli obiettivi strategici di politica economica locale in relazione alla reindustrializzazione, al potenziamento della filiera agro-alimentare, all’arricchimento dell’offerta turistica e allo sviluppo specializzato della portualità.
Il primo obiettivo è la reindustrializzazione, nel senso che la realtà industriale, oggi, ha un peso insufficiente nell’economia sia locale che nazionale e si ripropone con forza la questione del rapporto tra proprietà e territorio: dobbiamo basare il nostro sviluppo sulle nostre gambe, favorendo l’acquisto dell’azienda da parte di imprenditori locali che nutrano un interesse duraturo e non di breve periodo. Le debolezze strutturali dell’industria possono essere affrontate e risolte con la politica di fidelizzazione delle imprese al territorio, continuando ad aiutare le piccole e medie imprese locali ad alto potenziale di crescita, di modernizzazione e di espansione dei propri mercati. Bisogna aiutarle a specializzarsi e a coalizzarsi secondo impostazioni del tipo “reti di imprese”. Ora più che mai è importante recuperare le aree industriali dismesse, in particolare, quelle da bonificare, al fine diconsentire l’ampliamento delle imprese esistenti e la creazione di nuovi poli per la piccola industria locale.
Il secondo obiettivo strategico è quello del potenziamento della filiera agro-alimentare. L’agricoltura presenta punte di eccellenza di notevole interesse per il mercato, per cui occorre sostenere le sue attività sul piano della programmazione territoriale, della gestione delle risorse idriche e della formazione professionale, così da favorire lo sviluppo multifunzionale delle piccole imprese agricole, anche a vantaggio della cura delle strade e del verde dell’entroterra.
L’arricchimento dell’offerta turistica è il terzo obiettivo strategico utile a riequilibrare il rapporto tra turismo alberghiero e turismo della seconda casa, ovviamente a favore del primo, perché certamente crea maggiore valore aggiunto. Riqualificare l’offerta di appartamenti in affitto, per combattere il mercato sommerso, per inserire a pieno titolo questo turismo nel sistema di offerta locale. E’ necessario, inoltre, sviluppare, organizzare, promuovere alcuni segmenti dalle grandi potenzialità di attrazione – lo sport, il turismo sanitario e del benessere, la cultura.
Il terzo obiettivo strategico è costituito dallo sviluppo specializzato della portualità e dal potenziamento dei collegamenti ferroviari, entrambi finalizzati ad assorbire quote significative di traffico merci. Trasversalmente l’innovazione e la creatività sono gli ingredienti indispensabili per creare lavoro qualificato e dar fiato allo sviluppo economico.
Il quarto ed ultimo obiettivo strategico è quello dello sviluppo dell’industria culturale,intesa come una ‘filiera’ economica in possesso di grandi potenzialità per uno sviluppo organico e rispettoso dell’ambiente e delle tradizioni. Il potenziamento dell’attività universitaria e formativa va, quindi, visto come un’opportunità insieme culturale, sociale ed economica, meritevole di investimenti sia pubblici che privati, nel rispetto del prioritario principio della salvaguardia e valorizzazione della scuola pubblica.
IL PIANO E L’AZIONE CONCRETA
La ripresa degli investimenti pubblici e privati è legata a un rilancio della politica industriale e regionale, a una strategia di crescita basata sull’innovazione delle imprese e delle istituzioni e a un efficace “GOVERNANCE” delle relazioni tra imprese, università, credito e amministrazioni pubbliche.
Parola d’ordine rigenerare le idee.