Una serata bella e partecipata , malgrado l’inclemenza del tempo, quella del duo a quattro mani Gabriele Sciarrone – Elisabetta Laganà sabato 23 Novembre presso il castello di Santa Severina, concerto organizzato sempre dalla Società Beethoven in collaborazione con l’Amministrazione Comunale.
Bella e particolarmente sentita sia per la giovane età degli artisti, sia pe il programma presentato particolarmente interessante e bello.
Una politica che si sta rivelando veramente vincente, quella della Società Beethoven, di dare molto spazio ai giovani artisti vincitori di concorsi prestigiosi, accanto a recital di artisti ormai affermati e famosi.
Dicevamo un programma particolarmente bello che comprendeva: M. Clementi – “Sonata op. 3 n. 1” , F. Liszt – “Les Preludes”, A. Dvořák: Danze Slave n. 2 “Dumka in mi minore n. 7 , “Skocná in do minore”, n.8 “Furiant in sol maggiore” , S.Rachmaninoff: “Vocalise op. 34 n. 14” , F. Poulenc: “Sonata a Quatre Mains” , M.Ravel – “Ma Mere l’Oye” .
Il duo a quattro mani è sempre una incognita artistica poiché i musicisti se non sono veramente degli artisti non riescono a soddisfare le esigenze e le finalità dei brani proposti, ossia quello di ricreare le sonorità di una grande orchestra.
I due giovani però con una tecnica brillante e sicura hanno saputo degnamente affrontare un repertorio irto di ostacoli non facili
Interpretazione bella, cantabilità e armonie evanescenti che passavano dal puro classicismo con Clementi, all’impressionismo e oseremmo dire futurismo di un Ravel
Una vera palestra artistica che i due giovani Laganà e Sciarrone hanno saputo affrontare e superare con una perizia e maturità tipica di artisti maturi e affermati
Un Clementi, quello presentato, le cui pagine erano ricche di una poesia strumentale toccante, congiunta ad una estrema economia di mezzi espressivi.
In Liszt con “Les Preludes” hanno privilegiato un virtuosismo semplice e intelligente.
Molto bello “ Vocalise” di Rachmaninov, una melodia ricca di una ispirazione purissima fondata sulla perfetta conoscenza dell’arte musicale occidentale e del folclore russo
Una sonata invece quella di Poulenc nella quale i due artisti hanno evidenziato il passaggio artistico di Poulenc, che, partendo dal modernismo aggressivo si proiettava verso il neo- classicismo grazie alle sue doti melodiche naturali
Un Ravel, invece, quello presentato in “Ma Mere l’Oye” che porta il sigillo di una personalità completa, che rientra anche nella tradizione sensualista, attenta a tracciare la linea melodica come a fissare il fascino dell’accordo, e che risale, oltre a Chabrier, ai clavicembalisti e ai suonatori di liuto francesi.
Veramente una bella serata artistica che il pubblico ha dimostrato di apprezzare e ringraziare con calorosi applausi
Naturalmente una serie di bis hanno rimandato al prossimo appuntamento con il repertorio Jazzistico.