“ La scelta di un megaimpianto unico nei comuni di Castrovillari o Acri (che però si è tirato fuori) per il ciclo della gestione dei rifiuti è insensata e contraddice le logiche di sviluppo imperniate sull’agroalimentare di qualità”. E’ perentoria l’affermazione del presidente della Coldiretti Calabria Franco Aceto che ancora una volta esprime e ribadisce la propria posizione. Innanzitutto – riferisce – come rilevato dall’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare promosso da Coldiretti i megaimpianti si prestano ad azioni non conformi alle buone pratiche di salvaguardia dell’ambiente con il ricorso in diverse occasioni ad azioni illegali. Anche per questo devono essere necessariamente superati con metodologie organizzative consone e che non abbiano un impatto terrificante sul territorio. Per questo – continua – appare ragionevole la proposta avanzata dal Consigliere e presidente della Commissione Regionale Ambiente Domenico Bevacqua, con il quale in più occasioni ci siamo confrontati sull’argomento, di abbandonare l’idea dell’impianto unico e di puntare alla realizzazione di una serie di mini impianti concepiti ciascuno per servire le necessità di aree comprendenti bacini con una utenza non superiore a 100 mila abitanti. Questo, come più volte sostenuto da Coldiretti Calabria, – continua Aceto – significa indirizzare la pianificazione regionale (codificata nei Piani regionali di gestione dei rifiuti) che sono lo strumento con il quale ogni regione misura i propri fabbisogni e verifica di essere o meno autosufficiente nello smaltimento dei rifiuti urbani. Se il numero degli impianti necessari a trattare i rifiuti differenziati è insufficiente prelude a nuove emergenze e ciò denota scarsa lungimiranza e imperizia nelle valutazioni, e quindi il tema importante per uno sviluppo equo e sostenibile ritorna nell’inconscio, non risolto ma rimosso. Questo non possiamo più permettercelo! Anche sul piano economico – afferma il Presidente di Coldiretti Calabria – gli impianti più impattanti per l’ambiente hanno tariffe di accesso più elevate. Certamente anche il modello di governance è importante poiché occorre parallelamente ai microimpianti non impattanti promuovere fortemente la raccolta differenziata, facilitare la valorizzazione economica e i ricavi della vendita che potrebbero andare a ridurre gli oneri di raccolta posti a carico di cittadini e imprese. E’ inaccettabile comunque – prosegue – che le aree rurali vengano utilizzate come discariche a cielo aperto, depauperando un territorio curato e produttivo, inquinando la terra e il sottosuolo, arrecando anche un danno ingente all’imprenditore agricolo e questo è un fenomeno, basta guardarsi attorno, grave ed in escalation. Coldiretti – conclude Aceto – ribadisce un netto No ai megaimpianti, una azione considerata “altamente penalizzante” per l’agricoltura e l’economia del territorio. Occorre un nuovo modello di approccio culturale ed operativo su cui confrontarsi senza chiusure mentali e nella consapevolezza che i rifiuti vanno gestiti, non più come semplice scarto, bensì come risorsa, con microimpianti che contribuiscano a realizzare una vera “economia circolare” del rifiuto.