Esattamente come oggi il feudalesimo lasciò la terra cirotana il 2 Agosto 1806, i prigionieri usciti dalla torre chiamata senza fondo, finalmente videro la luce, ammalati, denutriti , assaporarono la loro libertà dirigendosi verso la scalinata della chiesa Santa Maria de Plateis, dove alcuni di loro perirono tanto erano stremati da anni di prigionia.
Il castello successivamente venne poi abbandonato per trentasei anni, e messo all’asta nel 1842, quando fu comprato dalla famiglia Giglio. Già dichiarato monumento nazionale nell’1982, custodisce preziosa architettura, storia dei popoli, affreschi, come le scritture “Rune” dei Normanni, oltre alla grande opera in pietra costruita nell’atrio del castello, che raffigura una stella dalle mille sfaccettature: una meridiana, o una rosa dei venti. Basterebbe solo questo a renderlo immortale e per questo essere dichiarato proprietà dell’Unesco.
Prima ancora che la famiglia Giglio lo comprò all’asta nel 1842, subì una lunga peripezia legata al suo pignoramento, infatti si legge su un antico documento dell’epoca riguardante i pignoramenti che:< Gli Immobili che si espongono in vendita ai pubblici incanti per espropriazione forzata, in nome di sua Maestà il Re nostro signore, viene pignorato per conto di Don Tiberio Grisolia di Cosenza creditore nei confronti dei proprietari del castello già il 18 Giugno del 1813, atto vistato da Don Silvestro Nicastri sindaco dell’allora Cirò, e da Don Vincenzo Amorosi cancelliere presso la Regia giustizia del circondario di Cirò, trattasi dell’ eredità giacente della principessa Donna Mariantonia Spinelli e di Don Vincenzo Spinelli, ultimi feudatari del castello, rappresentati da Don Giuseppe De Rogatis, curatore delle dette eredità giacenti>.
All’epoca del pignoramento, si legge ancora sul documento- alcune stanze del piano basso del castello erano fittati ai signori Giglio e Scala, mentre il resto del castello era tenuto in amministrazione. Ma la sentenza di esproprio arrivò solo nel 1836 l’8 Febbraio da parte del tribunale civile della Calabria di Catanzaro, sentenza registrata poi nel mese di Aprile al n.2569 nel registro del 3° volume. E finalmente solo dopo numerose peripezie nel 1842 il castello veniva comprato all’asta pubblica dalla famiglia Giglio, lo stesso che aveva in affitto qualche locale ai piani inferiori. Il misterioso castello, risale alla fine del xv sec., con le sua imponenti mura, le sue torri e le sue 365 stanze.
Da studi recenti effettuati, pare che il maniero fu ampliato, almeno il piano terra nel 1496 dal Conte Andrea Carafa, ma fu il nipote Galeotto a far costruire tutto intorno, il muro di cinta, che lo avrebbe protetto dalle incursioni Saracene. Mentre i piani superiori rivolti ad est sono stati costruiti dalla famiglia Spinelli nel 1742 come riporta una data su una parete, mentre il primo restauro a partire dai piani sotterranei(la stanza fredda a 8 metri di profondità) porta la data novembre 1842 a firma di un certo Giuseppe Nigro, sicuramente un operaio della famiglia Giglio, i nuovi proprietari del castello. Nel Castello, fu ospitato anche il re Carlo III di Borbone. Oggi il castello è di proprietà del comune, e può essere visitato la sera almeno in parte in atteso del suo restauro.