Da “In Calabria lungo il Tirreno” di Franceschino Ritondale leggiamo: “Dalla stazione ferroviaria la città si presenta come un grande anfiteatro che si affaccia sul Tirreno, con le sue case sovrapposte e degradanti a terrazzi ampi, sommersa dall’intensa vegetazione prettamente mediterranea che la circonda: boschi di ulivi annosi e folti aranceti tingono di intenso verde i suoi dintorni, dando alla zona un aspetto eternamente primaverile”. Questa è Pizzo Calabro, antica città marinara a pochi chilometri da Vibo Valentia, capoluogo della nuova provincia.
Le sue origini risalirebbero alla magnogreca Napetia che poi si sviluppò lungo il fiume Napeo, oggi Angitola. Scriveva il poeta e giornalista Rosario Bevilacqua, che qui vi è nato, che “il suo nome dapprima attribuito ad un condottiero greco, successivamente viene attribuito ad un condottiero Napeo ed infine alla sua posizione nei pressi del fiume Napeo. Da Napizia a Pizzo, sincopato di Napeo, Pizzitine, Pizzo”. E giacchè si posa su un promontorio che per la sua forma veniva chiamato “lu pizzu”, fino a qualche anno fa il nostro centro aveva il toponimo di “Il Pizzo”.
Dopo il periodo di colonizzazione greca e romana, fu rifondata dagli Angioini verso il 1200, sotto il regno di Giovanna I, che la cinsero di fortificate mura e bastioni. Su uno di questi, poi, nel 1480 vi si costruì da Ferdinando d’Aragona il castello reso celebre dalla fucilazione di Gioacchino Murat.
È stato qui, infatti, che nell’ottobre del 1815, l’ex re di Napoli è stato condannato a morte col sogno di un’Italia unita e chiedendo ai boia: “tirate giusto, mirate al petto, salvate il viso”. “ Non fu così – scrive ancora Bevilacqua – ma ciò non toglie significato alla sua forza d’animo e alle aspirazioni di libertà per l’Italia che la storia gli riconosce”.
Da allora si chiamerà “il castello di Murat”. Oggi all’interno dell’antico maniero, di quella sfortunata e pur gloriosa giornata, resta soltanto un busto marmoreo donato dalla nipote Luisa e la ricostruzione dei costumi e della fucilazione.
Davanti al castello si affaccia la grande e affascinante piazza della Repubblica che, senza voler essere enfatici, è una delle più belle piazze del mondo. Perché? Intanto è un bel terrazzo sul mare da dove si ammira l’infinito del buon Dio e poi questa è la piazza del “miglior gelato del mondo”. E già, qui si viene da ogni parte ed in ogni stagione per sedersi ai simpatici tavolini e godersi il suggestivo panorama ed “il cono pizzitano” e soprattutto il famosissimo gelato detto “tartufo di Pizzo”. Da leccarsi le labbra! Nella stessa piazza, nella parte terminale verso il mare, s’innalza al cielo, come a proteggere tutto il golfo di Lamezia oltre che i Pizzitani, la snella e bella statua della Madonna. Di fronte a questa, andiamo a visitare un importante Bene culturale. Si tratta della chiesa matrice di San Giorgio, un tempo Collegiata, la più antica della diocesi di Mileto, edificata nel 1587. Nei secoli successivi è stata più volte sconvolta dai terremoti e nella cripta, dove un tempo venivano seppelliti i morti, ancora giacerebbero i resti mortali del Murat; il condizionale è d’obbligo perché nonostante le ripetute indagini del “bel volto” del re non v’è traccia. È imponente la facciata in pietra tufacea col portale barocco in marmo bianco dello scultore Fontana. L’interno è davvero un ricco museo culturale e monumentale. Nella navata di sinistra vi troviamo una lastra marmorea raffigurante “la Pietà” ed opera dei carraresi Antonino e Bartolmeo Berrettaro del 1530. Lo stesso marmo sovrasta il monumento funebre di Antonino Anile, ministro e scienziato di Pizzo, detto anche “il Poeta di Dio”. Ed ancora la cinquecentesca statua marmorea della Madonna del Popolo attribuita al Gagini, come anche una scultura di Sant’Antonio di Padova; una scultura in marmo di Santa Caterina d’Alessandria opera di M. Carlo Casale ed un San Giovanni Battista, entrambe del XVI secolo, ed entrambe dichiarate “Monumento nazionale”.
Ancora nella Matrice ammiriamo la Cappella Reale fatta edificare da Ferdinando II di Borbone nel 1832 con la pala d’altare raffigurante la Madonna della Salvezza di stile neoclassico di un tal Michele Foggia, due Crocifissi lignei del ‘400 e del ‘700; infine tanti dipinti e ceramiche di vari artisti quali: i pizzitani Zimatore, Grillo e Sambiase.
Scendendo a mare, attraversiamo le belle e bianche spiagge di Prangi, la Seggiola, Centofontane e Piedigrotta. Su quest’ultima una bella meraviglia: la chiesetta rupestre detta “chiesa dei miracoli” che indubbiamente costituisce forte richiamo per turisti, residenti e fedeli.
Per Bevilacqua: “ti devi fermare, non puoi andare oltre, Qui c’è un voto da fare, una promessa da sciogliere. È una chiesa scavata nella roccia tufacea. La leggenda narra che nel 1600 l’equipaggio di un veliero travolto dalla tempesta trovò rifugio su questa spiaggia. I marinai erano esausti e scoraggiati, quando d’improvviso videro sul bagniasciuga il quadro della Madonna sistemato nella cappella di bordo. Lo raccolsero, lo collocarono nella grotta, vi lasciarono anche la campana della nave…”.
Oggi nella grotta vi sono tante statue sacre oranti davanti alla Vergine, sono sculture modellate col tufo dallo scultore Angelo Barone e dal figlio Alfonso. La chiesetta di Piedigrotta ha davvero un non so che di paradisiaco e starvi a sostare in preghiera o in meditazione è come esaltarsi, entrare in una dimensione surreale per non uscirne più; qui le frenesie del mondo si arrestano ed il silenzio di Dio ti attrae per svelarti come è meraviglioso il Creato.
E Pizzo non è solo Castello di Murat e Piedigrotta, è anche mare con le sue tonnare ed i suoi lidi balneari che accolgono i turisti da ogni angolo del mondo. Da qui, poi, come un importante nodo di comunicazioni, si aprono le strade per le escursioni verso le vicine Tropea e la Certosa di Serra San Bruno. Pizzo è sicuramente un accattivante centro peschereccio e balneare comprensivo di variegate sfumature ambientali alla maniera delle Cinque Terre della Riviera ligure. È un attraente centro di turismo culturale e balneare. Insomma è un bell’angolo del Mediterraneo da scoprire.