Tutto pronto in quel di Vibo Valentia per l’atto conclusivo del Premio di Poesia “Vincenzo Ammirà”, 1^ Edizione, organizzato dall’omonima Associazione culturale di Vibo Valentia presieduta dall’intraprendente pittrice Caterina Rizzo, per “non bandire dalla memoria ma restituirlo al suo territorio d’appartenenza che è l’antica Monteleone, oggi Vibo Valentia”. Durante la cerimonia di premiazione che si terrà nella suggestiva cornice, mare – collina, del Tirreno vibonese, il prossimo 15 giugno, saliranno sul podio poeti provenienti da ogni angolo della Penisola e anche da fuori confini che saranno premiati con un’artistica targa realizzata dal M° orafo Michele Affidato di Crotone. La Giuria, presieduta dalla poetessa e scrittrice Caterina Tagliani di Sellia Marina e formata dagli eccellenti poeti pluripremiati Silvana Costa di Serra San Bruno, Anna Maria Deodato di Palmi, Pippo Prestia di Vibo Valentia e dalla raffinata linguista Angela Varì di Soriano Calabro, ha inteso premiare, tutte in egual titolo, le poesie pervenute che ben rispondono agli obiettivi di una rassegna letteraria che vuol celebrare Vincenzo Ammirà, un poeta, ingiustamente dimenticato per qualche tempo.
Per la sezione “Poesia in lingua”: 1° premio a Antonio Biancolillo con la lirica “Tacita pioggia scura”; al 2° posto la poesia “Ancora una volta” di Gaetano Catalanidi Ardore Marina; 3° premio a Maria Reale di Roccella Jonica per “Voltati indietro” .
Per la sezione “Poesia in vernacolo” l’alloro va al poeta di Nardodipace Antonio Franzè per la lirica “Terra ‘ngrata”; 2^ classificata la lirica “Tutt’a vita ‘carestia” di Gaetano Catalani ; al 3° posto “ ‘Nu pizziciddrii i culi” di Alfredo Perciaccante di Cassano Jonio. La Giuria, inoltre, ha inteso assegnare un Premio speciale con medaglie e attestato agli alunni dell’ICI “ Murmura” di Vibo Valentia. E non Solo. Premio Speciale della Giuria, alla poetessa di Montepaone Caterina Morabito per la lirica “Rimembranze”.
Il poeta vibonese Vincenzo Ammirà. Strenuo combattente rivoluzionario antiborbonico e per questo sottoposto a processo accusato di detenzione e scritti contrari al buon costume. Nel 1854 fu condannato a due mesi di esilio correzionale e ad una multa e, di poi, nel 1858, l’accesa passione politica lo portò alla condanna in carcere. Successivamente si affiliò ai Mille di Garibaldi per un certo tempo. La sua condotta rivoluzionaria non gli permise di ottenere mai una cattedra al Liceo di Vibo e, costretto a ristrettezze economiche, si diede ad impartire lezioni private. Si disse di lui che “scrisse nella lingua dialettale e con ineguagliabile stile poetico, luoghi, personaggi, sentimenti, avvenimenti e passioni tipici di una identità socio- culturale che era proprio della Vibo ottocentesca.” “Poeta maledetto”, insomma, per aver scritto contro il potere e ‘il buon costume’. E il poeta vibonese Pippo Prestia, definisce l’Ammirà: “ un uomo inquieto, pensatore romantico, un irriducibile ribelle che fece della sua vita quasi un’avventura”. Ed ancora. “Con la sua esistenza ha saputo, sia pure sgomitando, ritagliarsi una fetta di quell’irrequieto ed intraprendente ‘800 che la sua Monteleone ha vissuto in maniera intensa…” Ha lasciato tante opere, soprattutto in versi dialettali, che ancora oggi sono accolte con tanto gradimento e nei salotti culturali e tra la gente comune. Sicuramente l’opera che lo ha reso famoso è la Ceceide. un poemetto dialettale in cui voluttà, satira, scurrilità e fantasia sono un tutt’uno e ne formano un corpus difficilmente imitabile e tanto singolare nell’aver coinvolto generazioni di lettori. E qui Pippo Prestia sottolinea “come la stessa rispecchiasse il codice sessuale della società arcaica contadina, impermeabile al moralismo ‘borghese’, accettando pienamente il sesso e intendendolo come funzione naturale e necessaria della vita dell’uomo.” Negli anni Ammirà scrisse e pubblicò tanti altri volumi di poesie ospitate anche su giornali e riviste.
Post mortem, il figlio Domenico, nel 1928, ebbe la felice idea di raccogliere, in due volumi, una parte delle opere del padre: Tragedie, poesie e Poesie dialettali, edite dalla Froggio di Vibo Valentia. Nel primo volume, oltre alle diverse poesie, sono contenute le due tragedie, Valenzia Candiano e Lida, che il poeta scrisse tra il 1848 e il 1860. Il secondo volume comprende le poesie dialettali, escluse quelle considerate oscene.
Inoltre, il figlio fece pubblicare, nel 1931, dalla Tipografia. Passafaro di Vibo, il volume La Calabria e Vincenzo Ammirà che raccoglie una serie di scritti critici.
Nel luglio del 2011, per “Non Mollare Edizioni”, casa editrice di Volontariato culturale, è stato pubblicato il volume “Canti erotici calabresi” a cura di Giuseppe Candido e Filippo Curtosì, una non troppo voluminosa antologia che raccoglie i versi in vernacolo di Ammirà con la bella compagnia dell’altro poeta calabrese Duonnu Pantu, pseudonimo del sacerdote Domenico Piro.
Appuntamento al 15 giugno, al 501 Hotel di Vibo V. per un incontro che sarà sicuramente piacevole ed edificante. L’evento, presentato dalla giornalista Patrizia Ventutrino, sarà allietato dagli intermezzi musicali del violinista Eugenio Panzarella ed interverranno Salvatore Solano presidente della Provincia di Vibo V.; la poetessa Caterina Tagliani presidente della Giuria; il poeta vibonese Pippo Prestia; il poeta Francesco Saverio Capria della Federazione nazionale dei Maestri del Lavoro; la Dirigente scolastico Tiziana Furlano dell’I.C.I. “Murmura” del capoluogo hipponiate ed ovviamente la padrona di casa, la pittrice Caterina Rizzo presidente del Premio. Tutta la manifestazione sarà trasmessa in diretta streaming “Live, Profumo di vita” a cura di Giancarlo e Maurizio Buonanno.