“A quasi trent’anni dalla morte, un tributo sentito e doveroso al missionario piemontese, che si fece cutrese tra i cutresi. È l’occasione per condividerne il ricordo, meditare sulla sua testimonianza e sul testamento spirituale.” È con questo spirito che il prossimo 1 maggio, a Cutro, si terrà la “Giornata per don Michele Bertola – Un missionario senza tempo”. Il programma prevede: al mattino alle h 10,00 Celebrazione Eucaristica nella chiesa di san Rocco nell’omonimo quartiere da dove il sacerdote ha iniziato il suo apostolato; seguirà, alle h 11,30, sul sagrato della chiesa parrocchiale della SS. Annunziata, la scopertura e la benedizione della statua della Madonna dell’accoglienza: Al pomeriggio alle h, 16, sempre nella chiesa parrocchiale, alla presenza di Sua Eccellenza Mons. Domenico Graziani, arcivescovo di Crotone – Santa Severina, incontro con i cittadini e fedeli che hanno conosciuto, frequentato e apprezzato don Michele che sarà ricordato con testimonianze, ricordi di aneddoti e filmati.
Dopo l’ordinazione sacerdotale nel Duomo di Mondovì del 20 giugno 1950, don Michele Bertola venne a Cutro nel 1956, da Frabosa Sottana (CN), dove era nato nel 1924, in seguito alla richiesta di religiosi e sacerdoti missionari necessari alla ricostruzione socio – morale dopo la riforma agraria del Marchesato negli anni ’50, esigenza sentita dall’allora vescovo della Diocesi di Crotone ed Amministratore Apostolico dell’Arcidiocesi di Santa Severina Mons. Pietro Raimondi, perché, scriveva nella Relazione ad Limina del 1956, “religiosamente e moralmente duemila e cento famiglie hanno bisogno di essere aiutate, vivendo in case totalmente sparse nei campi, prive di chiese, di scuole elementari, di asili e di acqua potabile”. La sua vita non fu solo ed esclusivamente opera di prete, non fu un curiale, si dette anima e corpo nel tessuto sociale di un territorio di non facile lettura e vivibilità come quello di Cutro del tempo. A tal proposito è sufficiente andare a leggere un articolo, datato 20 marzo 1958, a firma di Ugo La Malfa scritto per “La voce repubblicana” e titolato “La miseria di Cutro”. Lasciò definitivamente la Città del Crocifisso, nel luglio del 1977 per trasferirsi in Liguria, a Pompeiana prima ed infine a Sanremo dove, nell’ottobre del 1991, con la semplicità che gli era congeniale, ha lasciato questa terra per avvicinarsi definitivamente a Dio che aveva serenamente amato e servito tramite gli uomini.
È stato assistente in Azione Cattolica prima e nel Gruppo comunitario ecclesiale detto “della Saletta” poi. Erano gli anni del post ’68. Don Michelino era con i giovani, con ognuno di loro. Ciascuno era importante per lui. Era la luce e dava luce illuminando le loro ombre. Ogni essere umano era per lui un “soggetto” da rispettare, da ascoltare, da capire, da aiutare. Voleva essere capito e perciò il suo linguaggio diventava semplice con gli umili e sapiente con gli eruditi.
Don Michele, uomo di pace, trasmetteva messaggi di pace; trasmetteva la sua certezza, la sua fede, il suo amore, la sua profonda e autentica verità anche con uno sguardo.
Come per don Bosco prima, e don Milani dopo, non gli mancarono difficoltà di ogni tipo, non ebbe vita facile, anche talvolta all’interno dei suoi confratelli, ma lui tirò sempre avanti, sia pure con la sofferenza nel cuore e il duro lavoro della quotidianità, perché convinto della giustezza del suo itinerario davanti a Dio e davanti ai “suoi” giovani ai quali dava sempre ascolto senza remore.
Quei giovani che, dopo un tentativo di associazionismo culturale con la “Diego Tajani” del 1971, da don Michele hanno trovato conforto, assistenza spirituale ed ospitalità nel “monolocale” della chiesa di san Rocco da dove ha iniziato il suo cammino missionario, per stare insieme, lontani dalla strada, e dove hanno dato vita dal 1973 al Circolo culturale “Pro Cutro” e da questo, poi, l’Associazione Turistica “Pro Loco” con tante, mille manifestazioni ludiche, culturali e religiose, protratte per diversi lunghi anni, finalizzate alla sana aggregazione non solo tra giovani.
Con i giovani, il prete del nord, il “santo senza aureola” come è stato annoverato assieme ad altri sacerdoti della Diocesi di Crotone – Severina da don Pietro Pontieri in un suo libro del 2004, don Michelino, con i giovani e per i giovani ha fatto di tutto per mettere l’uomo al centro di ogni realtà e farlo artefice del suo destino.
Rifiutò, però, don Michele, decisamente il concetto dell’assistenza fine a se stessa, nell’illuminata convinzione che questa a lungo andare, non solo non paga, ma diventa anche controproducente, perché crea una società di parassiti.
“Suoi” erano tutti i giovani: li sentiva così nel suo cuore sensibile e generoso. Si chinò ai giovani perché con essi sentiva di innalzarsi a Dio e con essi annunciare e condividere il Vangelo.
Orbene, come dire, meglio tardi che mai, dopo tutti questi anni, la Comunità di Cutro si è ricorda ancora di questo “suo” prete con una Giornata all’insegna dei ricordi, delle testimonianze, dell’affetto immutato.
Il suo sorriso affettuoso e lo sguardo rassicurante sono ancora impressi nella mia memoria,nonostante la mia tenera età.