L’inquinamento da plastica continua a colpire le specie marine. Questa volta è accaduto a Rosaria, una tartaruga Caretta caretta di 20 chili e lunga 52 cm, che giovedì 28 febbraio è stata ritrovata dalla Guardia Costiera al largo di Maratea. L’animale galleggiava in modo anomalo: non riusciva a immergersi e il suo corpo pendeva verso destra, per questo i membri della capitaneria di porto hanno avvertito subito il gruppo operativo del WWF Maratea.
La biologa Valentina Paduano e il veterinario Massimo Lo Monaco hanno verificato subito le condizioni della Caretta caretta, che è ora ospite del Centro recupero tartarughe marine nell’Oasi WWF di Policoro.
Lì è stata prima sistemata in acqua molto bassa, per permetterle di riadattarsi alle temperature e poi spostata in una vasca con acqua più alta, dove anche gli esperti hanno potuto osservare le anomalie nel nuoto della tartaruga.
“Quando le tartarughe galleggiano in questo modo, o si tratta di un problema ai polmoni, oppure hanno ingerito plastica- spiega la biologa Valentina Paduano-. Per capire cosa avesse era necessaria una radiografia, eseguita alla clinica veterinaria di Bari, che fortunatamente ha escluso problemi agli organi”.
Doveva essere stata proprio la plastica a danneggiarla e poco dopo, dalle sue feci, è arrivata la conferma: Rosaria aveva ingerito un involucro di plastica tipico dei pacchetti di sigarette e forse, nel suo intestino, ci sono altri frammenti plastici che dovrà espellere.
Ora Rosaria resterà in osservazione al centro di recupero di Policoro e verso la primavera, quando il clima sarà più mite e avrà riacquistato pienamente le forze, sarà liberata e potrà tornare a nuotare in mare.
Dall’inizio dell’anno è stata lei la prima tartaruga recuperata nella zona di Maratea, mentre nel 2018 sono state quattro quelle recuperate, sempre in quella zona.
Ormai circa il 90% delle tartarughe che vengono trovate in situazione di difficoltà e trasferite nei centri di recupero hanno ingerito plastiche o microplastiche.
Secondo il recente report del WWF “Responsabilità e rendicontazione, le chiavi per risolvere l’inquinamento da plastica”, poiché i consumi di plastica e la capacità di gestione dei rifiuti non procedono alla stessa velocità, la dispersione di plastica negli oceani rimarrà di oltre 9 milioni di tonnellate l’anno fino al 2030. Questa presenza massiccia negli ecosistemi rappresenta una minaccia per la fauna selvatica ed è responsabile di gravi impatti diretti: sono oltre 270 le specie animali vittime dell’intrappolamento in reti da pesca abbandonate e in altri rifiuti plastici e 240 le specie che presentano rifiuti plastici nello stomaco. Questo è un enorme problema per la salute dell’ecosistema marino, ma anche per quella dell’uomo.
Per combattere contro la sempre più grave emergenza plastica serve una grande mobilitazione e per questo il WWF Italia invita a sottoscrivere la petizione globale per chiedere ai Paesi delle Nazioni Unite di stipulare un Accordo globale che ponga fine alla dispersione di plastica in natura entro il 2030.
Questo sito utilizza i cookie. Continuando a utilizzare questo sito acconsenti all'uso dei cookie. Visita la nostra Informativa sulla privacy e sui cookie. Accetta