“Questo cimitero vicino al mare è un luogo abbastanza verdeggiante, racchiuso da un alto muro e sistemato con piante fiorenti e con maestosi cipressi che stanno bene su quello sfondo di spoglie colline argillose…” Sono le riflessioni di Norman Douglas nel suo Old Calabria davanti al cimitero di Crotone nei primi anni del secolo scorso. Questi cipressi, per fortuna, sono ancora lì, stanno a testimoniare la sublimità di questo sacro luogo, inaugurato il 2 febbraio del 1842 sul sito dell’allora vignale di “Donnu Cesare”.
Sono ancora lì i cipressi ma non c’è più l’umile sepoltura di quel semplice giardiniere amico Gissing “felice tra le mura del suo giardino, intento ad accudire ai fiori che crescono sopra i morti a Crotone”. Sono ancora gli alti e maestosi alberi, secolari, ma non c’è più, nella sua integrità, il bell’emiciclo di gradini in granito che costituiva il portale d’ingresso al cimitero. Non c’è più perché, intorno al novembre del 2001, mano maldestra lo ha letteralmente tagliato nella parte destra per costruirvi un corridoio per rispondere alle esigenze dei disabili. È evidente che l’obiettivo è sacrosanto perché l’abbattimento delle barriere architettoniche va comunque e sempre realizzato in tutti i luoghi pubblici. Si potevano, però, trovare delle soluzioni alternative a tutela dell’opera granitica che ricorda appunto la nascita del camposanto nella nostra città.
Si poteva pensare ad un corridoio mobile da utilizzare nelle dovute e necessarie circostanze. Ma non si è pensato.! Così il cimitero monumentale di Crotone ha cessato la sua esistenza. E vero che all’epoca dei fatti l’ingresso, ormai deturpato, era l’unico che dava accesso alle tombe dei cari estinti, oggi invece sono stati aperti altri due ingressi secondari laterali e quindi perché non edificare qui dei corridoi come abbattimento delle barriere architettoniche. Pertanto, perché non ripristinare l’antico manufatto di granito nella sua interezza? O forse dobbiamo sentenziare consumatum est!? Come è stato e sarà per altre opere di pregio esistite o esistenti in città e provincia. Di sicuro non è questo il nostro auspicio.