Dico addio alla Calabria “vado a Riccione, qui impossibile lavorare”. Chiudo tutto, licenzio tutti, qui è impossibile lavorare. Ho un’azienda di 40 dipendenti nella zona più depressa d’Europa. Ma qui è il Vietnam per avere una qualsiasi autorizzazione. Me ne vado in Romagna a Rimini dove sto acquistando un albergo e lì le autorità incentivano le imprese”. L’imprenditore turistico tropeano Antonio Tripodi si confessa al programma ‘SOS imprese contro la dittatura della burocrazia’ curato da Klaus Davi (online al link https://www.youtube.com/watch?v=u_2yQ1IXKes). “Ho creato un piccolo impero. Qui le condizioni sono drammatiche per fare impresa. Ho iniziato nel 2000 con il taxi noleggio. Poi ho esteso ai pullman, all’ape calessino, all’agenzia di viaggi e all’albergo. Un giro di affari di milioni di euro che qui vale il triplo. Ma è una guerra per tutto. Qui manca lo Stato, mancano i servizi. L’unico aeroporto che funziona è a 60 chilometri, la ferrovia è una chimera ma sindaci e autorità locali ti boicottano se proponi alternative per i turisti. Chi vuole frequentare la nostra costa non può contare su mezzi pubblici ma boicottano i nostri servizi. Basta”.
Anni fa gli hanno bruciato due pullman ma sulla vicenda non è stata fatta luce e comunque Tripodi nega decisamente che si possa trattare di crimine organizzato. Incalza: “I sindaci e commissari di Tropea e Ricadi mi impediscono di far circolare l’ape calessino con le motivazioni più astruse, mi diffidano da far attraccare la motonave a Tropea per il trasporto dei turisti. Lo Stato in Italia è il primo nemico delle imprese. Le vuole morte. Così si uccide il Sud”. Prosegue Tripodi: “Ho chiesto aiuto a tutti, alla prefettura e alla Regione. So che Oliverio ha fatto degli stanziamenti per questa zona ma gli amministratori locali come hanno speso i soldi? La spiaggia per colpa di incuria e mareggiate è in buona parte inagibile. La Calabria dice ai turisti: andate via”. Si dice pronto a incontrare le autorità: “Ma il segnale deve essere immediato oppure chiudo tutto”.