Il “paese delle lampare” (Fino ad alcuni anni fa circa 140 battelli fra motobarche e barche a remi con poco più di 300 pescatori e un indotto significativo) da centro di pesca fra i più rilevanti della Calabria a marineria in piena crisi. Da “paese del caviale dei poveri” (rosamarina) con gli indimenticabili sapori della sarda castagnola e delle alici che raccontano la storia della gastronomia legata al mare a comunità costiera che assiste in silenzio al continuo smantellamento della flotta artigianale. Conosciuta da sempre come piccola pesca ma che continua ad espellere dal settore molti pescatori pronti ad incrementare l’esercito dei senza lavoro. Il tutto nella completa disattenzione della Regione e del Comune con il preoccupante silenzio dell’associazionismo di settore. Allora viaggio nel futuro negato ai pescatori costieri artigianali? Sembrerebbe di sì, dichiara Salvatore Martilotti presidente del neonato “Comitato Pescatori Costieri Artigianali di Corigliano-Rossano”, se analizziamo bene la situazione attuale del settore. E’ vero in Calabria abbiamo numeri preoccupanti con una diminuzione dei battelli , un calo deli occupati , delle catture su base annua e del valore della produzione, ma la situazione di Corigliano-Rossano è ancora più grave per via di una crisi senza precedenti testimoniata dalla riduzione consistente del naviglio da pesca artigianale (-50 battelli), che sommato ai battelli non operativi rappresentano una difficoltà imprevista se consideriamo il forte impatto sul tessuto economico locale. Diverse sono le cause di questa crisi. Di certo è anche il prodotto del “disimpegno” della Regione Calabria, del Comune e dell’associazionismo di settore per non aver contribuito ad avviare quel processo di ammodernamento del settore con gli strumenti messi a disposizione dalla programmazione comunitaria. E poi la mancanza di politiche regionali “concrete” a sostegno del settore hanno avuto riflessi particolarmente gravi, ma ha contribuito ad accelerare la crisi – continua Salvatore Martilotti – anche la mancata indicazione da parte del Comune dei luoghi di sbarco idonei per i battelli della pesca artigianale lungo il litorale con la conseguente mancanza di servizi attrezzati per lo sbarco e la vendita a miglio zero come impongono le normative vigenti, senza trascurare l’inquinamento costiero, il pericolo trivelle e le riduzioni delle aree di pesca abituali anche per la concorrenza sleale lungo la fascia costiera. Ma anche gli sguardi di Bruxelles sempre in direzione dei mari del nord e il mancato riconoscimento della specificità della pesca del mediterraneo con il blocco delle “pesche tradizionali” e la limitazione degli attrezzi da pesca hanno prodotto un forte impatto negativo. Tuttavia, molte sono anche le nostre responsabilità per non aver avuto la capacità di avviare quel processo di ammodernamento indispensabile a valorizzare il duro lavoro dei pescatori. Allora, speranza disattesa e illusione infranta? Forse si perché un settore, con un forte impatto sociale ed economico, non si governa con l’improvvisazione, la sciatteria, il personalismo e la mancanza di un progetto complessivo di sviluppo. Abbiamo il dovere di guardare al futuro e se non lo facciamo è un’offesa al lavoro e al sacrificio di tanti pescatori che hanno avuto la capacità di investire su sé stessi in un settore dove il lavoro è ancora molto duro, sempre esposto alle intemperie e comunque deve sempre fare i conti con Nettuno, il “dio del mare”. Tuttavia, se a livello locale c’è incertezza per il futuro, non sono da meno le “negligenze” della Regione dopo il varo della legge di settore la n.27/2004, mai decollata, e l’utilizzo delle risorse finanziarie prima dello SFOP, poi del FEP e ora del FEAMP. Cambiano le programmazioni ma il risultato non muta, soprattutto per i pescatori costieri artigianali. Quelle che erano questioni, ora sono grandi emergenze. Ma oggi ci sono le condizioni per superare la crisi in atto e assicurare un futuro alla pesca costiera artigianale? Ad oggi gli strumenti del FEAMP gestiti dalla Regione stanno producendo una situazione paradossale: tutti parlano di interventi a sostegno del settore ma gli unici che hanno difficolta per attivarli sono i pescatori costieri artigianali. E poi la storia “scolorita” del FLAG di quest’area, nato come strumento di rilancio e diversificazione delle attività in una logica inter-settoriale con ambiente e turismo, viene gestito da soggetti terzi che nulla hanno a che fare con il settore reale, diventando di conseguenza uno strumento “surreale” per i pescatori costieri artigianali di Corigliano-Rossano. Ma in questa fase di grandi cambiamenti, – conclude Salvatore Martilotti – i pescatori e il settore della pesca artigianale possono ancora riacquistare centralità se coinvolti a governare il FLAG in gestione e, nell’attesa del decollo del “FLAG di Corigliano-Rossano”, sarebbe utile una risposta positiva affidare il timone del FLAG dello ionio settentrionale ai pescatori costieri artigianali di Corigliano-Rossano per evitare di perdere questa opportunità che potrebbe ancora rappresentare una grande occasione di rilancio della pesca costiera artigianale.
E’ quanto dichiara Salvatore Martilotti presidente del neonato “Comitato Pescatori Costieri Artigianali di Corigliano-Rossano.
Siamo alle solite!
Le cause vanno cercate tra i pescatori stessi. Intanto bisogna chiarire cosa si intente per pesca artigianale, per il sig. Martilotti. Mi risulta che nessuno ha vietato i veri attrezzi artigianali, ovvero le reti da posta ed i palangari! Ho l’impressione che cavalcando l’artigianalità e la piccola pesca costiera vogliono prendere le difese di pesca a strascico illegale e pesca del novellame. La verità della crisi ittica è ben altra: i pescatori disonesti il mare lo hanno desertificato! Invece di difendere l’indifendibile che, tra le altre cose, allungherà solo di qualche anno l’agonia del settore pesca, bisogna incentivare il ripopolamento e la fruizione sensata della risorsa. Bisogna iniziare a ragionare su come e quanto sfruttare gli stock ittici a disposizione e pianificare i futuri. Invece, per sbarcare comunque il lunario, si devasta il mare fino in fondo…alla fine in pescheria troveremo solo pesce estero e qualche sasso.