Stanco di vedere giovani partire, giovani senza nè arte e nè parte. Contiene anche questo personalissimo “sfogo”, l’accorata lettera aperta, scritta da un giovane “artigiano della moda”, come egli stesso si definisce, che da anni ha impiantato la propria attività nella nostra piccola località, dove ha sede la nota sartoria di famiglia “Nina Mancini”.
Emilio Mazzitello, 41 anni, figlio e nipote d’arte nel mestiere, appunto, della sartoria non ci sta proprio più ad assistere impotente allo svuotamento continuo della nostra terra, in particolare della costa ionica crotonese che oggi (ri)vive un crudele periodo di forte emigrazione verso il nord Italia, la Germania e il Regno Unito: “I giovani vanno in cerca di un lavoro, un lavoro qualsiasi, – esordisce nella sua lettera rivolta pubblicamente in primis al Governatore della Regione Calabria, Mario Oliverio, ma anche agli stessi giovani calabresi – l’importante che sia un lavoro!!! Io come calabrese adesso non ci sto! Eppure noi calabresi siamo un popolo di lavoratori, ricco di storia, cultura e tradizione.”
Proprio dalla Regione Calabria, la titolare dell’azienda artigianale torrettana, Nina Mancini, è stata riconosciuta come “Maestro Artigiano” ed ha ottenuto il contrassegno e origine di qualità del prodotto, per poi ricevere, nel 2016, dalla Camera di Commercio Nazionale, insieme al maestro Gerardo Sacco, il “Certificato Made in Italy” per i prodotti realizzati.
“Nel crotonese conosco personalmente maestri orafi e anche maestri sarti, – scrive Mazzitello – mani sapienti e talentuose che dalla materia prima realizzano creazioni uniche, prodotti che ancora oggi, in un territorio come il nostro, riescono a difendersi, Ma è ancora da capire fino a quando!! Loro sono, secondo me, l’ultima generazione di artigiani maestri, che hanno l’obbligo di trasferire ai nostri giovani il loro sapere, fatto di errori e prove, successi e delusioni, loro che ancora hanno negli occhi la voglia di mostrare con orgoglio le loro creazioni.”
Poi, rivolgendosi al governo regionale, lo stilista torrettano puntualizza: “Per i giovani e i mestieri avete messo in campo operazioni secondo me sterili, come ad esempio Garanzia Giovani, oppure i contratti di tirocinio presso le aziende. Ma è plausibile che un artigiano formi un giovane in soli sei mesi, oppure in un determinato numero di ore? Ancora oggi io, nonostante abbia iniziato da giovane e continui a lavorare fino a 10 ore al giorno, ritengo di avere tanto da imparare.”
La proposta di Mazzitello è un’altra, un progetto che egli stesso definisce “ambizioso ma non irraggiungibile”, un progetto dove almeno i giovani possano formarsi in modo professionale: “Realizzare una vera e propria scuola di arte e mestieri, dedicata alla formazione di artigiani sarti e orafi. Sono convinto che l’indotto artigiano che si verrebbe a creare potrà servire a realizzare concreti posti di lavoro, una risorsa dalla quale le grandi aziende del settore della moda potranno attingere. Anche perché oggi molte aziende dell’alta moda cercano giovani artigiani o meglio ancora, mani sapienti, come si è di recente espresso, in una intervista, il titolare dell’omonima casa di moda, Brunello Cucinelli.”
Anche dalle produzioni artigianali, quindi, secondo Emilio, noi calabresi possiamo ripartire ed esportare le nostre creazioni. Anche perché oggi il mondo segue con attenzione il Made in Italy, e non sarebbe utopia pensare ad un vero e proprio Made in Calabria.
“Io personalmente mi definisco l’artigiano 2.0, – si legge nella lettera aperta – la mia è stata una preparazione industriale dal punto di vista della formazione, perché mi sono laureato presso un istituto importante (Marangoni School, ndr) a Milano, dove di artigianato non si è visto nulla, eppure ho trovato la forza e il coraggio di tornare nella mia terra e dare un nuovo volto all’artigianato della piccola sartoria di famiglia, dare un’impronta moderna, tenendo fermo il rigore, il sacrificio, la dedizione e l’amore verso la tradizione sartoriale del fatto a mano. Oggi, grazie ai social, un artigiano ha la fortuna di realizzare un prodotto di qualità e in un attimo poterlo mostrare a tutto il mondo: non è poco, anzi è una grande risorsa da utilizzare per la promozione di un prodotto.”
La chiosa è tutta rivolata al governatore Oliverio: “Ho avuto il piacere di incontrarla nel nostro paese, dove si è definito “il presidente del fare e non del dire, delle cose concrete”. Queste sue parole sono rimaste dentro la mia testa e mi hanno dato la motivazione di indirizzarle questa lettera, sarebbe il gesto di un padre che vede andare via i propri figli in luoghi sconosciuti e per molti casi difficili, lontani da una carezza di una mamma e un consiglio di un nonno.”