E’ appena uscito sulla piattaforma digitale Spotify il primo e atteso album dei Lost Souls, band nata più di 20 anni fa proprio nella nostra frazione crucolese, da cui provengono tre componenti, mentre il quarto è di origini cariatesi.
Arturo e Carlo Santoro, rispettivamente 38 e 33 anni, fratelli cresciuti con la passione della musica, da alcuni anni si sono trasferiti per lavoro nella provincia di Monza e Brianza (tra Varedo e Cesano Maderno), così come il loro amico e concittadino torrettano, Luigi Graziano (42), da molti anni trapiantatosi in quel di Iseo (BS), mentre Salvatore Bombino vive più in giù, nella splendida Perugia.
Sono gli attuali quattro componenti del gruppo, il cui nome prende spunto da un loro pezzo, “Anime perse”, nato ufficialmente alla fine degli anni novanta durante la registrazione di alcuni brani.
La formazione iniziale era composta da cinque elementi, Massimo Farao alla batteria, Carlo al basso, Arturo alla chitarra, Salvatore all’altra chitarra e Luigi alla voce.
“In quegli anni si suonava sempre, – dicono – comunque e ovunque, nel vero senso della parola. Non ci si limitava a locali, lidi, piazze e strutture dedicate; in quegli anni se a Luigi veniva voglia di suonare, che fosse un locale o una piazza, ci chiamava e si suonava. Tutto era meravigliosamente magico e ruotava intorno alla musica.”
Con il tempo però, questo periodo “goliardico” di assoluta spensieratezza, viene soffocato dalla vita quotidiana e i cinque giovani sognatori, amanti del rock si ritrovano a dover far fronte a quelle scelte per così dire “importanti” che caratterizzano il futuro di ognuno.
“Il paese era davvero piccolo, – dice Arturo (foto a destra) – il contesto sociale difficile e il lavoro non si trovava dietro l’angolo. Cosa ci si poteva inventare per provare a disegnarsi una vita? Gli interrogativi erano tanti e anche impegnativi.”
Ma è proprio il piccolo paese, Torretta con magnifica finestra sul mare, e il contesto sociale difficile che ispirano i loro primi brani storici come “Lungomare”, “Senza volto”, “Noi voleremo via” o “Anime perse”, che appunto da’ il nome alla band.
Con gli anni alcuni di loro partono verso nuove mete, altri rimangono e il gruppo ovviamente deve fare i conti con la quotidianità e la distanza. L’estate diventa quindi l’unico momento in cui si ritrovavano tutti e si riprendeva a suonare.
Nel 2001 decidono di iscriversi e partecipare al festival della Repubblica di San Marino, un evento di grande importanza oltre che un’esperienza molto bella che portò alla band un’ottima risposta da parte dei giornalisti presenti e tanto entusiasmo.
Fino alla formazione definitiva ed attuale, seppur divisi da qualche distanza di troppo, con (nella foto sotto, da sinistra, Arturo, Carlo, Salvatore e Luigi).
I quattro da sempre si tengono in contatto e non smettono mai di scambiarsi opinioni e materiale utile alla loro voglia di musica. In questi ultimi due anni hanno lavorato insistentemente sul progetto che oggi presentano al pubblico con orgoglio e piacere: “Bella questa vita”. Un album intenso, dalle sonorità graffianti, che mette in evidenza il loro voler essere aldilà del muro ed allo stesso tempo mostra la loro sensibilità verso la vita.
Sono 12 le tracce che hanno ritenuto mature per essere inserite nel disco, anche se inizialmente erano tredici: i brani, scritti da Luigi e Arturo, parlano di vita vera e hanno influenze che spaziano dal rock al folk, passando dal blues al metal con molta naturalezza e camaleonticità, il tutto chiaramente e rigorosamente in chiave cantautorale.
“Ogni canzone – sostengono all’unanimità – è figlia di un lavoro di squadra impeccabile, ognuno dei quattro musicisti ci ha messo del suo e ha colorato il brano con la propria influenza. I brani raccontano esperienze vissute, momenti intimi e situazioni ispirate spesso dal piccolo paese in cui la band ha consumato la propria adolescenza.”
Ed ecco brani di protesta come “Kattiva” e “Senza volto”, brani che trattano temi sociali molto forti come l’anoressia descritta in “La bestia” e brani come “Lungomare” che è un vero e proprio omaggio al Lungomare di Torretta di Crucoli, che negli anni è stato per loro protagonista indiscusso di vita, amori e poesia.
“L’album è un vero e proprio viaggio nel tempo e nello spazio – aggiunge Arturo – che consigliamo di vivere e ascoltare dall’inizio alla fine. La produzione e gli arrangiamenti sono stati seguiti direttamente dalla band che ha curato il tutto in maniera libera e indipendente, mentre il mixaggio è stato curato maniacalmente da Carlo, il cui ruolo è stato fondamentale e di primaria importanza, riuscendo ad elaborare con i mezzi a sua disposizione un lavoro eccellente. Il master porta invece la firma dello studio Bios Music.”
“Bella questa vita”, la cui presentazione in anteprima è andata in onda su Radio Varedo Web il 25 novembre scorso ottenendo un vero e proprio record di ascolti, è uscito in digitale, come dicevamo, su Spotify lunedì 11 dicembre, accompagnato da una diretta tv su Telebrescia, mentre dal 20 dicembre sarà possibile acquistarlo anche negli store.