Il sogno si realizza, i fantasmi vengono allontanati, compreso diverse figure grigie che, forse, anche inconsapevolmente, hanno prodotto danni, al nostro territorio.
E’ quanto afferma Salvatore Martilotti del Comitato “ Corigliano per il Si” e del Comitato “Un Mare di Si”
Oggi siamo chiamati tutti, da cittadini attivi, a concorrere a costruire il nuovo Comune che come ormai è noto a tutti è di circa 80 mila abitanti, il terzo della Calabria, ma il primo per estensione territoriale. Posta nel cuore di una piana di Sibari, dinamica, operosa ma spogliata e depredata, la nuova realtà voluta dai cittadini deve essere una città libera e aperta allo sviluppo della Sibaritide, anche perché in questa fase bisogna continuare ad essere coraggiosi e anche un po’ sognatori, non solo per le aspettative legate ad una migliore organizzazione territoriale e dei servizi, ma, soprattutto, per aprire un nuovo corso di sviluppo e occupazione per il nostro territorio fatto di nuove opportunità, in particolare, per i giovani. C’è bisogno del concorso di tutti, anche di quelli che erano convinti del no alla fusione, perché la vera scommessa della nuova città è di farla diventare “una vera comunità” espressione plurale dell’apporto delle varie identità che non sono solo quelle più note di Corigliano e Rossano, ma di tante famiglie, donne e uomini, professionisti, lavoratori che hanno scelto di vivere, lavorare, sognare, prosperare ed essere felici in questo nostro territorio.
In questo contesto Schiavonea rappresenta una delle identità più significative della nuova “Città territoriale di Corigliano Rossano”.
La Marina con i suoi pescatori, gli operatori dell’economia ittica, il borgo marinaro, il quadrato Compagna e gli altri monumenti, con la sua storia e la propria identità, si candida a diventare uno dei motori dell’economia del nostro territorio per contribuire a creare sviluppo e occupazione, in particolare, per i giovani e le nuove professionalità.
Dico Schiavonea poiché mai come in questo momento il mare, con il porto e la fascia costiera, possono rappresentare il motore di sviluppo della Città metropolitana.
Tuttavia, per rappresentare una vera opportunità, devono intervenire discontinuità e inversioni di rotta sia nella gestione del porto che negli strumenti messi a disposizione dall’Unione europea per la valorizzazione delle comunità costiere.
Il porto
Fra poche settimane compirà 50 anni dall’inizio dei lavori; in tutti questi lunghi anni si è caratterizzato per essere “il porto del vuoto e del silenzio”, interrotto di tanto in tanto dal rumore dei motori delle imbarcazioni da pesca, dall’apparizione di navi da crociera per iniziative di imprenditori privati, dallo sbarco di migranti e, soprattutto dal cattivo odore del cippato di legno, sino a diventare frazione di Gioia Tauro!
– Continua Martilotti – Insomma, il porto dopo circa 50 anni rappresenta per il nostro territorio “ la speranza disattesa e l’illusione infranta”.
Con la riforma della legislazione portuale, la n.84/94, l’Autorità portuale di Gioia Tauro è stata accorpata a quella dell’Area dello Stretto che rappresenta una delle eccellenze del corridoio tirrenico non solo secondo l’Unione europea. Il nostro porto, essendo posizionato sul mar Jonio settentrionale, dovremmo guardare, senza esitazioni, all’area omogenea del golfo di Taranto anche per oggettivi interessi economici e sociali. L’alternativa potrebbe essere la declassificazione del porto come sfida del nascente Comune di Corigliano Rossano per puntare decisamente alla valorizzazione delle risorse endogene a partire dalla nautica da diporto, linee di collegamento turistiche con le isole greche dello Jonio e il Salento, senza, ovviamente, dimenticarsi della valorizzazione del settore della pesca in un momento cruciale fra decadenza e modernizzazione. L’occasione è importante per favorire il ricambio generazionale e iniziare la navigazione verso “l’isola che non c’è”.
La fascia costiera
Con circa 31 Km. di sviluppo litoraneo il nuovo Comune di Corigliano Rossano può cambiare rotta, rispetto al passato, e navigare con la prua verso il futuro con la fascia costiera come opportunità di sviluppo di questa parte di Calabria spogliata e saccheggiata da troppi anni. Si deve cercare di avviare un modello di sviluppo integrato della fascia costiera fatto di biodiversità, sostenibilità economica e sociale per salvaguardare e valorizzare le attività economiche legate all’ambiente, al turismo e alla pesca, con particolare attenzione ai pescatori artigianali che rappresentano un patrimonio storico, culturale ed anche economico della nostre comunità costiere. Valorizzare i borghi marinari di Corigliano Rossano a partire dal borgo marinaro di Schiavonea è un investimento sicuro, non solo, per sostenere l’economia ittica locale ma anche per creare nuove opportunità di lavoro per i giovani. Il Comune unico, con una adeguata programmazione e progettualità con gli strumenti UE/FEAMP, e una corretta gestione, potrà contribuire a modernizzare la filiera ittica. Ma per risollevare le sorti del settore nel nostro Compartimento marittimo è urgente superare confusione, opportunismi e contraddizioni portando al decollo il Gruppo di Azione Costiera(FLAG) “CORIGLIANO ROSSANO”. Puntiamo a rendere economicamente attraente la fascia costiera da Capo Trionto a Punta Crati con politiche inter-settoriali con ambiente, turismo e pesca valorizzando la gastronomia legata al mare che continua a raccontare la storia di questo litorale e rimarca la nostra identità ma che fa anche a pugni con la confusione e le distorsioni del momento.
A questo punto mi domando: ma le responsabilità a chi appartengono? Perché tanta confusione? Perché tante contraddizioni? Perché la Regione Calabria, da una parte avvia il processo di fusione dei due Comuni, e dall’altra avalla la divisione in quello che dovrebbe rappresentare lo strumento strategico per fare sviluppo con le risorse che interagiscono sulla fascia costiera e con il mare, come i Gruppi di Azione Costiera, più conosciuti come FLAG (Fischeries Local Action Group – FEAMP 2014/2020)?
Incastrare tale questione, già tanto articolata e complessa, con il solito problema del rimbalzo e della differenziazione delle competenze mi sembra abbastanza riduttivo. Dopo il referendum e con l’avvio del processo di fusione è opportuno che la Regione intervenga per correggere le attuali distorsioni portando al decollo il FLAG “Corigliano Rossano” in stretta sinergia con le forze sociali ed economiche della terza città per abitanti della Calabria che rappresenta il punto di forza più importante dell’intera economia inter-settoriale della nostra Regione.
– Conclude Martilotti – In questa direzione il mare sarà motore di sviluppo del nuovo Comune di Corigliano Rossano e potrà dare quelle risposte concrete che tutti noi aspettiamo da tanti anni per contribuire ad arginare la pesantissima crisi produttiva, socio-economica ed occupazione, soprattutto giovanile, e mettere, finalmente, la prua verso il futuro per una navigazione fatta di servizi, sviluppo e nuove opportunità.