Grande affluenza di visitatori al convento di San Francesco di Paola, per la giornata del Fai di autunno, il Fondo Ambiente italiano. Uno dei quattro luoghi aperti al pubblico in Calabria, insieme a Fuscaldo, Cortale e Spezzano della Sila, per celebrare le nostre bellezze da salvaguardare. Ad animare la giornata ci hanno pensato gli studenti del liceo classico Diodato Borrelli, sapientemente preparati dai loro professori Maria Concetta Ammirati, Caterina Curto, Antonella Cosentino, Alfonsina Macrì, Giuseppe Barone e dal Gruppo Fai di Santa Severina, guidato da Teresa Amoruso, grazie anche alla collaborazione dell’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Nicola Bilotta, che ha messo a disposizione dei visitatori un efficiente servizio di navetta. In questo piccolo dentro del Marchesato crotonese sono arrivate più di mille persone alla scoperta dell’area archeologica del convento dei Minimi di San Francesco di Paola. Un vero e proprio boom di presenze, che hanno decretato il pieno successo dell’iniziativa. La presenza degli studenti, trasformati in “apprendisti ciceroni” del Fai, rientra nel progetto di Alternanza Scuola Lavoro. I ragazzi del liceo classico, guidato dalla dirigente Antonella Ferrazzo, hanno avuto l’occasione di studiare un bene d’arte del loro territorio e di illustrarlo ad altri, sentendosi così direttamente coinvolti nella vita sociale, culturale ed economica della comunità. Il monastero di San Francesco da Paola risale al 1539 e i dati archeologici hanno evidenziato la presenza di una fase bizantina, di una fase normanno-angioina e di una fase dell’età del viceregno. Il complesso conventuale presenta una planimetria quadrilatera. E’ formato dalla chiesa a navata unica e dal monastero adiacente che si sviluppa attorno ad un chiostro centrale con un porticato che si sviluppa su tre lati. Su di un lato erano costruite le celle dei monaci, distrutte dal terremoto del 1783. Al centro del chiostro vi è la cisterna di raccolta delle acque piovane, che permetteva l’immagazzinamento di circa 500 metri cubi di acqua. Ad un angolo, la torre campanaria. All’interno del convento un palmento per la produzione del vino. Il convento svolgeva anche un’importante funzione economica, con un considerevole peso nel territorio. Nel 1600 pare che esso mantenesse dodici frati e avesse terreni per complessivi 250 ettari. La struttura francescana rimasta chiusa dal 1.832 è stata riaperta al pubblico, dopo ben 183 anni, il 21 Settembre del 2014 dopo un importante intervento di restauro.
Carmelo Colosimo