Il 3 agosto scorso si è tenuto un consiglio comunale aperto a tutti i cittadini e i sindaci del territorio. Un’iniziativa necessaria, realizzata con un duplice intento. Da una parte, quello di continuare a tenere altissima l’attenzione sull’emergenza sanitaria che interessa una vasta zona della Calabria, che va dal Basso Jonio cosentino e arriva fino all’Alto Jonio crotonese. E dall’altra, quello di ricercare un’intesa tra i diversi soggetti che insistono sul territorio, primi fra tutti ogni componente del consiglio comunale di Cariati e i sindaci del territorio, allo scopo di lavorare insieme per arrivare alla risoluzione di questa grave e annosa questione della mancanza dei servizi.
E, in effetti, giovedì scorso a un risultato concreto si è arrivati: è stato approvato in consiglio comunale quasi all’unanimità – con l’astensione (incomprensibile, a mio avviso) della solo capogruppo di Cariati Pulita – un documento con il quale ci si impegna a mettere in campo ogni azione utile a riportare la sanità e i servizi sul territorio. Documento che ha già ottenuto l’approvazione dei sindaci dei comuni interessati e che nei prossimi giorni sarà trasmesso per il vaglio e l’approvazione ai relativi consigli comunali. E i sindaci, nel corso dei loro interventi, si sono detti disponibili a impegnarsi per portare avanti un’azione unitaria e compatta.
La storia che ha portato a questo stato di emergenza è nota. È fatta di decisioni irresponsabili prese nel corso degli anni e di promesse mai mantenute. Come quella di aprire un polo di eccellenza nella Sibaritide, o quella di ristrutturare l’ala posteriore dell’ex “Vittorio Cosentino” per realizzare la Casa della Salute di Cariati.
Come al solito, parole tante, durante le varie campagne elettorali. Fatti nessuno. Anzi, no. Qualcuno sì. E anche molto grave. Nelle settimane scorse è stato deciso dal direttore generale dell’Asp di Cosenza di trasformare alcuni locali dell’ex nosocomio di Cariati in archivio, dove verranno depositate cartelle cliniche dell’Asp di Cosenza. E un po’ prima, era stato deciso di ridurre le ore di apertura del Ppi, il Punto di primo intervento, da 24 a 12. Un’evenienza, quest’ultima, scongiurata dalla ennesima bocciatura dell’atto aziendale da parte del commissario ad acta.
Fatti che sembrano nascondere la precisa volontà politica di allungare di molto i tempi per la realizzazione della Casa della Salute e di eliminare dal territorio quel poco di sanità che è rimasta.
Non si può stare zitti. Bisogna agire. Meglio se tutti insieme, come si è stabilito giovedì. Per questo, mi hanno colto di sorpresa le ultime dichiarazioni delle minoranze del consiglio comunale di Cariati.
Entrambe, fanno riferimento all’intervento fatto, sempre nel corso del consiglio comunale, dal rappresentante di Confindustria Cosenza. Il quale, come delegato dell’associazione degli imprenditori, ha manifestato la disponibilità di farsi portavoce, d’intesa con le istituzioni, con le associazioni e ogni altro soggetto del territorio, perché si arrivi a una soluzione e lo sviluppo del territorio possa finalmente ripartire.
Negli anni, troppo spesso chi ha deciso per la riduzione dei servizi ha asserito che si trattava di una scelta inevitabile, perché dettata da una consistente mancanza di risorse economiche. Ma a volte, non è stato fatto nulla neanche quando i soldi c’erano. Ne è un esempio la Casa della Salute. Per la quale sono stati già stanziati fondi per oltre 9 milioni di euro e non è stato fatto nulla per avviare i lavori. E, di questo passo, quei soldi andranno persi.
La posizione del rappresentante degli imprenditori, da questo punto di vista, è chiara: se la riapertura dell’ospedale di Cariati dovesse essere ancora una volta addebitata alla mancanza di risorse economiche, si attiverà per coinvolgere tutti gli imprenditori della zona affinché diano la propria disponibilità a contribuire alla ristrutturazione del presidio ospedaliero, obbligandosi sin da subito personalmente.
E a mio avviso, si tratta di una posizione chiara, che non si presta a strumentalizzazioni. È capitato e continua tutt’ora a capitare in altre parti d’Italia e del mondo che singoli imprenditori o gruppi si siano uniti per dare il proprio contributo alla comunità in momenti critici ristrutturando ospedali, asili nido, scuole, e così via.
L’amministrazione di cui faccio parte, come più volte detto, farà quanto necessario per riportare la sanità sul territorio. Un impegno che abbiamo assunto in campagna elettorale, sul quale abbiamo avuto mandato plebiscitario e al quale non rinunceremo mai. Anche a costo, se necessario, di intraprendere azioni legali: la Regione, se non si avvieranno i lavori della Casa della Salute, dovrà risponderci non più solo politicamente, ma anche in tribunale, per danno erariale, per la mancata realizzazione di un’opera già finanziata.
Ma siamo comunque coscienti che non basterebbe. Perché è di un ospedale, di un pronto soccorso, di una sala operatoria che si ha bisogno.
E la storia ci dice, tra l’altro, che un Comune da solo può far poco. Serve unirsi, serve dialogare, coinvolgere, trovare e proporre soluzioni.
Il documento che tutti insieme in consiglio abbiamo approvato e che ora verrà condiviso con gli altri Comuni va proprio in questa direzione. Prevede che un pool di tecnici volontari studino approfonditamente la questione, che trovino in breve tempo tutte le strade percorribili perché si arrivi a una risoluzione del problema.
E se davvero c’è l’interesse da parte di tutti di trovare una soluzione, è nella direzione della collaborazione e del confronto civile che si deve procedere. Con senso di responsabilità. Lasciando da parte gli attacchi strumentali e personali che hanno il solo effetto di alzare polveroni e creare malumori. Ma non aiutano – e non hanno aiutato mai – ad avere la lucidità per risolvere problemi.
Per cui, siamo pronti tutti davvero a impegnarci per il bene dei cittadini? Vogliamo tutti davvero la sanità su questo territorio? O si vogliono portare avanti sempre e solo motivazioni partitiche o ideologiche anacronistiche che hanno prodotto fino a oggi il solo risultato di abbandono completo del nostro territorio?
Ci auguriamo di trovare al nostro fianco tutte le forze politiche cariatesi in questa battaglia, perché il vero conflitto d’interessi è quello di scegliere tra gli interessi dei partiti e quelli dei cittadini.
Quei partiti che sono in molti casi centri di potere, lontani dai reali bisogni dei territori e dei lori abitanti, ai quali probabilmente conviene mantenere un diffuso stato di bisogno, utili a mortificanti logiche clientelari .
Noi dell’Alternativa abbiamo scelto di stare con i cittadini e rispetteremo l’impegno assunto fino a quando avremo la fiducia dei cariatesi.