La Fondazione Area MaB “Sila” UNESCO in uno sforzo congiunto con il Parco Nazionale della Sila e AIAB (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica) Calabria ha organizzato un workshop, nella splendida cornice della Sala degli Specchi della Provincia di Cosenza, per esplorare la possibilità di realizzare all’interno dei confini della stessa Area MaB un Bio-Distretto.
«La biodiversità non è solo un patrimonio da preservare, ma anche un valore da spingere e usare come leva per lo sviluppo» – ha ricordato, nei suoi saluti, la prof.ssa Sonia Ferrari, Presidente della Fondazione MaB “Sila” – «Il passaggio al biologico in generale, e la creazione di un Bio-Distretto nello specifico, potrebbero rendere molto competitive le nostre aziende migliorando al tempo stesso la loro qualità attraverso dei processi educativi e formativi».
Un Bio-Distretto consiste, nella definizione preferita dal Responsabile Nazionale Bio-Distretti Alessandro Triantafyllidis, «niente altro che in un patto stretto tra le amministrazioni pubbliche, dai comuni ad un Ente Parco fino ad altre tipologie, e il mondo agricolo, con l’idea di rendere quest’ultimo di nuovo protagonista».
«Credo che si tratti non solo di una strada importante, ma in realtà dell’unica strada» – ha poi proseguito il Presidente Ferrari – «Oggi se non si va in questa direzione non si può aspirare ad alcun livello di crescita. Penso che gradualmente tutti finiranno per convertirsi a questi valori, già fortemente condivisi in altre realtà. È importante che queste idee comincino a diffondersi, dobbiamo diventarne noi dei portavoce».
Come ha ricordato il Direttore f.f. del Parco Nazionale della Sila dott. Giuseppe Luzzi «l’Area MaB “Sila” è una realtà importante, e questa del Bio-Distretto è una delle altre attività che stiamo portando avanti. Con il MaB 111 componenti tra cui 66 comuni e istituzioni pubbliche come l’Università della Calabria di Cosenza e la Mediterranea di Reggio, quella della Tuscia, il CNR e tanti altri hanno deciso di mettersi insieme e scommettere su un futuro di crescita diversa rispetto al passato, una crescita che sia sostenibile».
Come spesso invocato dai presenti l’agricoltura di qualità potrà forse salvare il mondo intero, ma sicuramente sarà in grado di aiutare le nostre regioni che, lasciate indietro dall’industrializzazione selvaggia degli anni ’50 del secolo scorso, si trovano ora quasi paradossalmente nella invidiabile posizione di possedere vaste aree naturalisticamente intatte. E uno sviluppo che sia sostenibile è l’unico modo che consentirà di preservarle nel medesimo stato.