L’Istituto Tecnico Statale Commerciale Amministrativo A. Lucifero di Crotone e l’Associazione Paideia di Crotone/S.Giovanni in Fiore in occasione dell’815° anniversario della morte dell’Abate Florense (Pietrafitta di Canale 30 marzo 1202) propongono la Lectio Magistralis su “Gioacchino da Fiore e Dante Alighieri” del Prof.Giuseppe Riccardo Siccurro, Presidente del Centro Internazionale di Studi Gioachimiti, che si terrà il 30.marzo 2017 alle ore 10,30 presso l’auditorium dell’Istituto Lucifero sito in l.tà Acquabona – via G.Carducci di Crotone. Porge i saluti il Dirigente prof. Girolamo Arcuri – introduce il dott.Luigi Bitonti presidente della Paideia.
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Il pensiero di Gioacchino da Fiore non è rimasto chiuso nel Medio Evo, ma si e’ proiettato nei secoli successivi penetrando nel cuore stesso dei processi formativi della civiltà europea. Esso è’ stato cosi variamente ripreso, assimilato e metabolizzato da movimenti religiosi ed ideologici, teologici e filosofici, da diventare uno dei più’ frequentati crocevia della tradizione culturale e spirituale dell’Occidente. La sua profezia del terzo ed ultimo stato del mondo, l’Età dello spirito Santo, rivela il segno positivo della storia, verso l’edificazione di una società in cui si vive e ci si organizza in spirito di verità, secondo i valori della vera pace e della perfetta giustizia, della piena libertà e della fraterna solidarietà: profezia come atto di fede nella incalzante iniziativa della Trinità alla quale si offrono la volontà e l’impegno dell’uomo. Gioacchino avverte che il mondo non invecchia ma ringiovanisce e lascia intravvedere un inedito spazio storico in cui lo Spirito Santo “ farà nuove tutte le cose”, a cominciare dalla Chiesa, che un universale santo Pontefice ricondurrà alla purezza dei suoi ideali cristiani.
Il vasto movimento Gioachimita ebbe notevoli riflessi sul la simbologia e sulle concezioni etico-religiose della Divina Commedia e, col suo mito della universalis renovatio, costitui’ il fermento più vivo della spiritualità italiana ( S.Francesco, S.Domenico) ed europea degli ultimi secoli del Medioevo. Dopo la scoperta del Liber Figurarum l’influsso di Gioacchino da Fiore sul poema dantesco ci sembra oramai da ritenere come un dato storico sicuro ed incontestabile. L’Huck, ad esempio, in una fondamentale su Ubertino da Casale, aveva già additato nel messaggio di Gioacchino da Fiore e nel fermento da esso destato nella coscienza religiosa del Duecento, la preparazione necessaria ed immediata al clima spirituale in cui maturano gli ideali etico-religiosi della Divina Commedia. Il Dempf collocando l’opera di Gioacchino all centro della problematica ecclesiologica-riformistica tardomediovale , fatta propria da Dante, aveva paradossalmente definito il Poema Sacro come un’apocalisse gioachimita. Ben nota è del resto la tesi del Papini “ Se la Commedia – egli scriveva nel Dante vivo” – è nel suo fondo e nella struttura teologica, tomista, il suo afflato poetico, espresso in misteriosa forma, è gioachimita.. S. Tommaso gli insegnò ad edificare con ordine e saggezza il tempio tripartito del suo poema, ma nel centro di quel tempio c’e’ un tabernacolo coperto di emblemi misteriosi, che racchiudono una fiamma accesa con faville che provengono da Gioacchino, da Pier Giovanni Olivi e da Ubertino da Casale. Il corpo visibile della Commedia viene da San Tommaso e la sua anima invisibile – lo spirito profetico – viene da Gioacchino.
Il problema del “ gioachimismo dantesco” era stato infine prospettatop da Ernesto Buonaiuti, il quale oltre a sostenere che 2l’ispirazione dantesca e’ tutta nutrita del messaggio gioachimita”, aveva intravisto nel simbolismo di Beatrice l’idealizzazione “ della Ecclesia spiritualis gioachimita”.
La scoperta del Liber figurarum con le fondamentali ricerche di leone Tondelli e successivamente di Mariorie Reeves e B. Hirisc-Reich, (The Figurae of Joachim of Fiore, Univerità di Oxford, 1972), confermavano in maniera inatetsa e definitiva i rapporti già intravisti dagli studiosi precedenti tra il mondo poetico dantesco e quello escatologico e mistico-simbolico dell’abate calabrese.
La Divina Commedia e’ profondamente animata dalla tensione profetica e dalla simbologia gioachimita, l’apporto dell’Abate da Fiore al sommo poeta va ben al dilà della famosa citazione del Paradiso XIII° ( e licemi da lato lo calavrese Abate Gioacchino di spirito profetico dotato): La figura del Veltro liberatore della chiesa e della società cristiana (Inferno I°), il simbolismo di Beatrice come innovata Ecclesia spiritiualis (Purg.XXIX-XXX); il Dux che libera la cristianità dalla schiavitù di Babilkonia e ricostruirà la Chiesa (Purg.XXXIII); la “I” con cui s’appellava in terra il Sommo Bene (Paradiso XX-VI); i cerchi trinitari del Paradiso canto XXXIII – Ne la profonda e chiara sussistenza de l’alto lume parvermi tre giri di tre colori e d’una contenenza; e l’un da l’altro come iri da iri parea reflesso, e ‘l terzo parea foco, che quinci e quindi igualmente si spiri”; l’ordinamento del Paradiso dantesco e la visione della candida Rosa in cui si riflettono puntualmente la simmetria e la gerarchia dello Psalterio dalle dieci corde del Libro delle Figure di Gioacchino da Fiore; sono questi i simboli e le figure che dimostrano quanto il profetismo gioachimita abbia ispirato l’Alighieri, caricandosi della intensità, dei sogni e della grande speranza di cambiamento ed innovazione che pervadono ed animano il canto del più grande poeta italiano. Il famoso filosofo Gianni Vattimo nelle sue lezioni alla Columbia University di New York,ha sostenuto sulla grande profezia gioachimita che: ” abbiamo valide ragioni per ritenere che siamo alla vigilia dell’Età dello Spirito in quanto lo stato della civiltà a cui siamo arrivati con la tecnologia meccanica ed informatica, con la democrazia politica ed il pluralismo sociale, con la disponibilità universale dei beni necessari a garantire la sopravvivenza, offre l’opportunità di realizzare il regno dello Spirito, inteso come alleggerimento e poetizzazione del reale.
Il contributo principale di Gioacchino fu la sua peculiare visione della storia che, attraverso successive mediazioni culturali, giunse ad influenzare le grandi filosofie della storia del XIX secolo, quelle di Hegel, Schelling, Comte e Marx.
Anche Barack Obama si dice che abbia apprezzato il suo pensiero.
Gioacchino da Fiore, ha scritto Ernst Bloch, fu il primo a stabilire un tempo per la venuta del regno di Dio, per il regno del comunismo, e ad esigerne l’osservanza. Ma la selva simbolica degli scritti gioachimiti si presta a molte interpretazioni. Poeti come Dante e Yeats, pensatori come Mazzini, Montaigne, Hegel e Marx, romanzieri come George Sand e James Joyce hanno tratto ispirazione dal ” pensar per figure” del grande mistico calabrese, che influenzò perfino Michelangelo negli affreschi della Cappella Sistina e Cristoforo Colombo nell’idea di evangelizzare le Americhe.