Deborah e Vittorio sono le ultime vittime della “strada della morte” in Calabria (leggi articolo). I due giovani sono anche rispettivamente la 502esima e 503esima vittima della SS106 dal primo gennaio del 1996 fino ad oggi se consideriamo solo le vittime sul colpo. Se, invece, stimiamo anche le vittime della SS106 decedute già qualche ora dopo in ospedale con grande ottimismo possiamo considerare le vittime della “strada della morte” in circa 700 negli ultimi venti anni. “L’attenta lettura di questi numeri – afferma Fabio Pugliese presidente dell’Associazione “Basta Vittime Sulla Strada Statale 106” – ci permette di riaffermare che lo Stato italiano sta palesemente uccidendo la voglia di vivere dei calabresi. Nessuno si occupa del degrado in cui versa la Calabria, nessuno s’impegna affinché ciò che ci spetta per diritto ci sia riconosciuto”.
“Noi riteniamo che lo Stato debba finalmente capire che la Calabria esiste, che noi calabresi esistiamo e che non si può vivere più di speranza perché ormai la Calabria necessita subito di certezze”. “Bisogna mettere immediatamente in sicurezza e provvedere in prospettiva ad ammodernare al più presto – continua Pugliese – questa strada Statale 106 jonica. Non è possibile che ogni giorno apprendiamo con dolore che qualcuno è morto. Per queste ragioni – conclude Pugliese – in pieno accordo con l’Associazione che presiedo – ritengo che lo Stato e chi lo rappresenta a tutti i livelli, fatta eccezione per le Forze dell’Ordine, è moralmente assassino ed è moralmente responsabile per ogni vita stroncata sulla SS106 che non è più solo la “strada della morte” umana ma è diventata ormai soprattutto la “strada della morte civile” qui in Calabria”.