Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha visitato la Calabria nella giornata del 10 marzo. In mattinata a Mormanno, in provincia di Cosenza, ha partecipato alla cerimonia per l’abbattimento dell’ultimo diaframma della galleria Mormanno Nord, alla presenza del presidente regionale Mario Oliverio e del presidente dell’Anas, Gian Vittorio Armani. “Questi interventi – ha dichiaratoArmani – ci consentiranno di consegnare agli italiani i 443 km della Salerno-Reggio Calabria, con standard europei, completi di almeno 4 corsie e senza cantieri permanenti, entro la fine di quest’anno, anticipando di un anno e mezzo i termini contrattuali, tenuto conto dell’impegno richiesto in tal senso dal Governo”.
L’INTERVENTO DI RENZI – “L’A3 – ha detto il premier – è diventata il simbolo delle cose che non vanno. Alla stampa estera i giornalisti, quando ho annunciato per il 22 dicembre la conclusione dei lavori di ammodernamento e l’inaugurazione, si sono messi a ridere. E ridevano dell’Italia. Non è possibile che l’Alta Velocità si fermi a Salerno. Cristo si è fermato a Eboli e l’alta velocità si ferma a Salerno. Bisogna che arrivi a Reggio Calabria”. Ha poi aggiunto il Premier. “Se smettiamo di lamentarci torniamo ad essere guida in una Europa smarrita. Ci vogliono gli italiani. Quando chiedo impegno agli italiani – ha aggiunto – non è per avercela contro i gufi ma perché noi vogliamo che Italia torni a credere in se stessa. Ecco perché serve il richiamo alla fiducia”. A seguire, Renzi ha fatto visita al Distretto Cyber Security presso la sede di Poste Italiane a Cosenza.
LA PROTESTA – In mattinata la Polizia stradale ha bloccato sull’A3, nei pressi di Tarsia, un gruppo di lavoratori della Provincia di Vibo Valentia, che si stava dirigendo in pullman verso Mormanno per incontrare il presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi. I dipendenti della Provincia, con numerosi striscioni avevano intenzione di manifestare direttamente al presidente del Consiglio il loro disagio e la difficile situazione in cui versano unitamente ai propri nuclei familiari a causa della mancata retribuzione dei loro stipendi.