L’industria dei casinò è in questo momento una delle più importanti a livello mondiale, con moltissime multinazionali che ogni giorno forniscono ai giocatori la possibilità di giocare comodamente da casa o di usufruire invece dei tradizionali casinò terrestri. Il giro d’affari stimato è altissimo e porrebbe questo settore al terzo posto per fatturato nel nostro Paese. Un segnale inequivocabile che gli italiani amano i giochi in senso ampio, che siano quelli da casinò piuttosto che le scommesse sugli eventi sportivi, i gratta e vinci o le lotterie.
Per capire quanto questo fenomeno sia radicato nella Penisola occorre però andare a monte della questione, ovvero all’epoca in cui questi giochi nascevano e prosperavano in giro per l’Europa. Neanche a farlo apposta la patria di molti dei principali giochi da casinò è proprio l’Italia, terra nella quale si sono sviluppati gli embrioni di alcune tra le più importanti forme d’intrattenimento a livello mondiale. Come scopriremo in quest’articolo, il successo di questo settore nasce proprio dallo stretto legame tra lo Stivale e i cugini d’oltralpe francesi, che come in molti altri casi come i vini, l’arte e la gastronomia, ha creato un ponte che ha permesso di arrivare ai massimi livelli del settore.
Uno dei primi esempi di gioco nato in Italia e successivamente sviluppatosi in terra francese è la roulette. Se si ripercorrono le tappe della storia di questo gioco si vede come esso derivi da due giochi italiani, chiamati Biribi e Hoca. Il primo è comparso nel nostro paese intorno al XVII secolo, ben 100 anni prima della prima versione della roulette. Le regole del Biribi sono una sorta di via di mezzo tra la roulette e la tombola: su un tabellone numerato da 1 a 70, i giocatori potevano puntare su uno o più numeri e quando tutti avevano effettuato la propria puntata, veniva estratto da un sacchetto un foglietto numerato. Se il giocatore aveva puntato sul numero estratto, vinceva 64 volte la posta puntata. Una dinamica non dissimile da quella della moderna roulette, con la differenza dello strumento utilizzato per l’estrazione del numero e la quantità dei numeri sui quali era possibile puntare.
Il Biribi viene praticato ancora oggi, utilizzando al posto del tabellone numerato le carte da mercante in fiera: si prendono 36 carte delle 40 che compongono il mazzo e le si dispongono in un quadrato avente 6 carte come lato. Una volta messe le carte a terra i giocatori possono puntare sulla singola carta, sulle coppie, sui quadrati interni o sulle file, un po’ come avviene nelle puntate della roulette. In caso di vincita i giocatori incassano 32 volte la posta per la carta singola, 16 per una coppia, 8 per un quadrato e 5 per una riga.
Nel gioco dell’Hoca invece si adoperava uno strumento estremamente simile a quello della roulette (anche se talvolta il gioco veniva confuso con Birbisso stesso), con una sorta di ruota divisa in quarantadue buche e con un perso centrale che faceva girare il macchinario. Per regolamento una parte delle caselle (un numero variabile da tre a sei) era però destinato al banco, che si garantiva così un importante vantaggio sui giocatori e garantiva un margine molto alto agli organizzatori del gioco.
Meno documentata ma comunque affascinante è la storia della girella, uno dei passatempi di cui si parla già dai tempi dell’Impero Romano. In pratica si trattava di uno svago che si concedevano i soldati durante i periodi di pausa dalle loro attività belliche: utilizzando lo scudo e la lancia creavano una rudimentale ruota sulla quale avevano tracciato dei solchi che la dividessero in diverse sezioni, proprio come accade per la roulette. Dunque è possibile che il gioco abbia radici molto più antiche rispetto a quelle che sono state accertate, ma resta il fatto che la culla del gioco sarebbe ancora una volta l’Italia.
La roulette vera e propria però si svilupperà in Francia e niente meno per il frutto del lavoro delmatematico Blaise Pascal, autore di importanti studi sulla teoria delle probabilità oltre che inventore dei primi calcolatori meccanici e apprezzato filosofo nell’ultima parte della sua vita. Pascal cercò per molti anni della sua vita di creare una macchina per il moto perpetuo e uno dei suoi tentativi finiti male ha dato vita a una delle prime antenate delle ruote per il gioco.
Le roulette vere e proprie compariranno a Parigi intorno al 1790 e ancora oggi nell’immaginario comune rappresentano uno dei prodotti francesi di maggior fama a livello mondiale.