Tanto si è parlato e tanto si parla ancora delle vicende che hanno portato, ormai da diverse settimane, alla caduta del governo Siciliani dalla guida del Comune. Se in un primo momento abbiamo voluto tacere e star fuori dalla mischia per evitare di inserirci in discussioni di carattere prettamente politico, non rientrando la politica nelle finalità specifiche che animano il nostro gruppo, ci sentiamo oggi, invece, di dare il nostro contributo alla discussione. La ragione di questo ripensamento sta semplicemente nel fatto che speravamo nell’arrivo di spiegazioni dai vari Bruto, Cassio e Casca e nell’apertura di una discussione democratica nel merito. Vere spiegazioni non ne sono arrivate e discussioni nel merito, di conseguenza, non ne sono sorte. Allora alcune riflessioni ci paiono opportune e ci pare opportuno altresì renderle pubbliche. Da molte parti si è sostenuto che nella dialettica democratica l’esercizio del potere di sfiduciare l’esecutivo è un atto che quasi si autogiustifica: ciò sarebbe senz’altro vero se il punto controverso fosse la validità formale di questo atto o la sua legittimità giuridica. Ma questo non dovevano di certo insegnarcelo i consiglieri comunali di Cirò Marina. Da una prospettiva politica (e facciamo bene attenzione a tenere i due piani separati) l’esercizio di questo potere, specie da parte di coloro che fanno parte di una maggioranza, dovrebbe essere extrema ratio, nel senso che dovrebbe ammettersi una scelta del genere solo in situazioni talmente gravi da rendere non più attuabili i progetti che davanti ai cittadini il gruppo aveva (unitariamente) preso l’impegno di realizzare. Altrimenti la scelta che si vuole sventolare come democratica finisce per essere all’opposto antidemocratica: se un consigliere è stato eletto in quanto parte di un gruppo e componente di una lista, pur se non si può certo parlare di mandato imperativo, è giusto ed opportuno che agli impegni presi coi cittadini tenga fede.
Certamente le critiche e le battaglie anche in seno alla medesima maggioranza sono non solo legittime ed opportune, ma anche doverose e nessuno travisi le nostre parole con quelle di che inneggia a consiglieri e parlamentari passivi e silenti. Se, però, senza prima tentare di compiere una vera attività di opposizione (interna o esterna alla maggioranza) si decide, con un atto del tutto inaspettato, di consegnare il Comune ad un commissario (per definizione non eletto, ma nominato), ebbene, cari concittadini, ergersi il giorno seguente come difensori della democrazia e del popolo appare senza alcun dubbio come un gesto di malcelata ipocrisia. Questo velo di ipocrisia allora vogliamo sollevarlo. Sotto c’è il buio. Le vere ragioni della sfiducia non ci sono note, rimangono nelle sedi dei partiti e nei gruppi di potere che operano alle spalle e a svantaggio della democrazia. E non facciamoci abbindolare dalle generiche accuse e rimproveri che c’hanno spiaccicato in quel mezzo comunicato stampa. La verità è che già pensano a conservare le poltrone per le prossime elezioni e sono in cerca di nuove e contingenti alleanze. Non sono certo mossi da fede politica o alti ideali, né l’interesse del nostro paese sta’ loro a cuore. Pronti a cambiare bandiera per un tozzo di pane, pronti a tradire le loro stesse parole e le loro stesse affermazioni, cercano di rigirare i membri di questa piccola comunità cittadina come si fa con una frittata: un colpettino alla padella ed eccoci tutti dall’altra parte. Ma questi giochetti non dobbiamo più accettarli. Che stiamo dalla parte di Roberto Siciliani certo non lo nascondiamo e lo diciamo chiaramente. Ma non essendo la politica la finalità che anima il nostro gruppo, quanto piuttosto la promozione della cultura, non chiediamo con questo comunicato ai cittadini di esprimersi nelle prossime elezioni in suo favore. Sta alla vostra libera coscienza scegliere a chi dare il vostro voto. Ma non possiamo neppure star zitti. Quindi di fare bene attenzione a non stare dalla parte di chi cerca di ingannarci ve lo chiediamo. Non facciamo alle prossime elezioni il grave errore di ritornare al tipo di politica che eravamo riusciti ad archiviare qualche anno fa; non torniamo indietro sui progressi fatti e non svendiamoci ai soliti.
Fabio Antonio Siena, Comitato Metamorfosi