Se si vogliono storia, fede, “sardella” e “Bandiera blu”, basta farsi un giretto tra i vicoli dell’antica Crucoli e sulla spiaggia della frazione marinara di Torretta. È la porta collinare della provincia di Crotone: Crucoli sita a 380 mt (s.l,m.), tra le valli della fiumara Nicà e del torrente Santa Venere. Dal “De Calabria Illustrata” di P, Fiore da Cropani leggiamo che Giano Teso Casopero la credette fondata da popolazioni orientali che qui vi approdarono e che chiamarono “Turricula Cruculi” dal toponimo della loro terra d’origine e che il Barrio interpretava come “Coraculum, quod carum bonum significat” (Caro bene). Ma secondo lo stesso Fiore, il nostro centro trarrebbe origine dai Normanni e ciò lo attesterebbe la presenza dei ruderi di un castello di sicura origine normanna danneggiato da un incendio del 1674 e successivamente forse feudo angioino dei baroni di Tarsia. Si arriva a Crucoli percorrendo la strada provinciale che si parte dalla sua frazione marinara Torretta; si può entrare anche dal bivio di Cassia attraversando delle strade interpoderali e raggiungendo il centro dal lato ovest. È un suggestivo sito aperto alla vista della marina e della montagna. Infatti da una parte si scorge in modo netto il mare e tutta la pianura e il litorale che si estendono da Punta Alice al fiume Nicà, anche se la visione viene talvolta interrotta dalle piccole alture selvose del Circuente. Dall’altra parte del paese si ammira invece un paesaggio montano nel quale emerge l’altopiano dell’Elo e più lontano le cime innevate della Sila. Al centro di Crucoli si trova il vecchio cuore della vita paesana, la piazza Emanuele Di Bartolo che prende nome da un famoso figlio crucolese, pediatra e poeta vernacolare. Attorno a quel che resta dell’antica fortezza normanna, si apre via Verdi con le due uscite, una detta “Sotto il ponte” che ricorda la presenza di un ponte levatoio e l’altra “Coppa di guardia” che richiama l’antica sede della guarnigione posta a difesa del castello. Della vivacità del vecchio centro storico, coi caratteristici rioni della “portella” e della “scaccera”, oggi rimane ben poco e per via della crescente emigrazione e per lo sdoppiamento urbano verso la pianura e il mare.
Scriveva il compianto Domenico Vitetti che: “Porte chiuse, balconcini, ‘gafii’( scale con terrazzini), evocano ai passanti il ricordo di volti cari, voci amiche, affetti ormai lontani, in un miscuglio di sentimenti che opprimono a volte l’animo. Caratteristica del centro storico crucolese è la sistemazione strutturale delle case, (l’una addossata all’altra), quasi volersi ostinatamente ed orgogliosamente sostenere per reggersi in piedi e lottare insieme contro il logorio del tempo…”. Di sicuro resta il forte richiamo affettivo e religioso che deriva dalla Madonna di Manipuglia, protettrice di Crucoli. A 4 km dal centro, su una collinetta verdeggiante di ulivi, già intorno all’anno 1000 sorgeva un piccolo monastero brasiliano come testimonia una piccola cupola al lato sinistro dell’altare che sovrasta e custodisce un’icona di Maria dipinta in stile bizantino, di autore ignoto. L’attuale chiesa si può far risalire al 1300 anche se il Catasto del Conte D’aquino del 1561 riferisce di un tempo ancora più antico. Qui, da sempre, si venera la sacra tela della Madonna detta di Manipuglia , “di cui un primo accenno si trova nello ‘Zodiaco di Maria’ del P. Serafino Montorio del 1715 dove si legge che nel bosco di Manipuglia in una piccola ‘zona di fabbrica’ era stata dipinta un’immagine di Maria Vergine. Dove si costruì una chiesa e ‘senza guastare l’antica Cona, fu con essa unita la nave di quella che oggi (1715) porta il titolo di Abbazia da conferirsi solamente dalla Sede Apostolica’”. (Bruno Sodaro). Secondo la tradizione la devozione verso la Madonna crucolese è iniziata da quando una donna malata recandosi verso l’ospedale, attraversò il bosco che circondava la “Cona” di Maria di Manipuglia e si smarrì ritrovandosi poi vicina la sacra immagine e si addormentò. Al risveglio si accorse di essere guarita dalla grave malattia che allora si diceva “un serpe al seno” ed inoltre il suo bastone era diventato un giovane ulivo tenero e verdeggiante. Quindi scappò al paese a raccontare il tutto. Così è iniziato il pellegrinaggio di fede, come avviene ancora oggi, che si snoda, la terza domenica di maggio, per due ore di cammino portando la sacra icona tra canti e suoni dalla parrocchia al Santuario. È sicuramente una delle più antiche e suggestive feste mariane della provincia. Dal fisiologico ed inevitabile spopolamento e sdoppiamento urbano, come avvenuto in tanti altri centri costieri calabresi, poco più di sessanta anni fa è nata la frazione marinara che invece di nomarsi Crucoli Marina, come avvenne altrove, si dette il nome di Torretta. Perché? Per tanto tempo tale toponimo si è voluto attribuire alla presenza di un’antica torre di guardia come le tante disseminate lungo la costa meridionale.
Qui, nel tempo, son venuti alla luce ritrovamenti di epoca greca e romana quali: tratti di un acquedotto, resti di una necropoli in contrada Gardinelli, monete ed utensili appartenuti, perché qui rinvenuti, a ville romane nelle località Manelle, Destre di Madonna e Cassia. In quest’ultima, ancora oggi resiste un’antica struttura feudataria con tal nome, appartenuta ai Conti Amalfitani e agli Arenante che la vendettero ai Celsi ed infine ai Clausi oggi ed adibita per tanto tempo a casino di caccia. In quest’ultimi anni Torretta di Crucoli è divenuta una piccola comunità viva che ha saputo ben sfruttare la sua posizione sul mare, realizzando in poco tempo tante strutture ricettive, ristoranti ed infrastrutture capaci di soddisfare le esigenze più varie di giovani e meno giovani. Non solo: si è badato soprattutto a curare l’ambiente balneare con la limpidezza delle acque e la pulizia del litorale. Ciò gli ha procurato l’essere annoverata tra le 35 miglior località balneari ed insignita col simbolo CE di “Bandiera blu d’Europa 1996” e assurgendo agli onori della cronaca e degli interessi turistici a livello mondiale. E Torretta non è solo mare. Qui è presente un ricco e variegato associazionismo che finalizza le proprie iniziative alla valorizzazione del patrimonio storico, artistico, letterario ed ambientale anche della comunità collinare. Ricordo che tra Crucoli e Torretta sono nati e vissuti uomini che hanno profuso tanta professionalità ed amore per la propria terra, quali, oltre al citato Emanuele Di Bartolo, il maestro elementare e poeta Leonardo Smura ed ancora i poeti viventi Peppino Barberio, Raffaele Afflitto, Francesco Siciliani. Ed infine ma non ultima e molto importante e presente nel panorama della gastronomia internazionale, il simbolo stesso di Crucoli nel mondo, la tanto e giustamente glorificata “sardella” detta anche “il caviale dei poveri”. Ecco cosa scrive Peppino Barberio nel suo “A sardeddra e Crucuddru”: “…la sardella non costituisce soltanto la ‘memoria dei sapori’ di Crucoli, ma rappresenta, ancora oggi, il cibo per eccellenza che identifica il nostro Comune…. [da ormai quasi quaranta anni] viene organizzata, nella seconda domenica di agosto, la Sagra della Sardella che ha contribuito alla già vasta notorietà del prodotto. Essa è conosciuta dappertutto perché ha sempre seguito gli emigranti crucolesi raggiungendo le località più disparate nel mondo intero….È stata selezionata come uno dei venti prodotti alimentari da salvaguardare ed è stata esposta ad Oasis nell’ambito del primo Salone dell’alimentazione mediterranea, ‘Cibus Mediterraneo’ promosso dall’Ente Fiera di Parma e da Federalimentare [1997] nella struttura espositiva della Fiera del Levante di Bari”. Insomma, la sardella ormai fa parte del patrimonio gastronomico dell’Italia e non solo, “entrando – continua Barberio – a giusto titolo, tra i giacimenti gastronomici da scoprire e da salvaguardare ma anche da utilizzare in termini di sviluppo globale”. E poi! E poi la “Bandiera blu” assegnata a questa comunità per il mare pulito, la spiaggia bella e per un buon tenore di vita balneare.