Cristo si è fermato a Eboli scriveva in un suo libro Carlo Levi con riferimento ai contadini del mezzogiorno nell’anno 1945. Oggi si potrebbe scrivere Cristo si è fermato a Crotone a proposito di Sicurezza, Sanità, Lavoro, Trasporti. Quattro settori che in altre Regioni d’Italia, al netto di qualche problema, riescono ad essere al passo con i tempi, nella città di Pitagora sono causa di un continuo degrado. Si fanno convegni, conferenze stampe, consigli comunali, ma nulla cambia affinché Crotone inverta la rotta del continuo declino. Dei quattro punti sopra elencati, ne parliamo con il segretario della Cisl di Crotone, Pino De Tursi.
Segretario, a proposito dell’escalation criminale che si sta verificando a Crotone com’è vissuta dal sindacato?
“È preoccupante! Il fenomeno criminale si è particolarmente acuito negli ultimi tempi e non è la prima volta. Di fronte ad un simile evento occorre ragionare sempre e creare sinergia tra le Istituzioni per adeguare comportamenti idonei quali trasparenza e legalità da parte di tutti. A Crotone il fenomeno della illegalità è comprensibile a causa della crisi finanziaria e i fenomeni delle imprese precarie. A questi occorre fargli sentire una concreta vicinanza dalle categorie”
Per quanto riguarda la crisi della Sanità?
“A Crotone è un fatto puramente paradossale. Cinque anni addietro, in pieno “regime” del piano Massicci per il rientro della Sanità, la clinica Villa Giose di Crotone contava all’incirca 90 posti letto che per non farli perdere (Villa Giose nel frattempo non era in condizioni di continuare ad operare) si cercava un imprenditore che la rilevasse. Perché avvenisse ciò tutti erano disponibili a fare ponti d’oro nei confronti dell’imprenditore. Villa Giose non è più operativa ed i 90 posti si perdono perché non vengono assegnati al territorio essendo subentrato nel frattempo il piano Massicci che cataloga l’Asp di Crotone struttura di secondo livello e come tale vengono soppressi e accorpati reparti all’attuale Azienda sanitaria crotonese.
Giugno 2015 esiste la struttura Marrelli Hospital realizzata con soldi propri. L’attenzione del Marrelli Hospital è rivolta maggiormente all’oncologia che alla Calabria costa 250.000.000 di euro annui per emigrazione di calabresi verso cliniche fuori Regione. Marrelli chiede l’autorizzazione ad aprire la sua struttura sanitaria ma ad oggi il commissario Massimo Scura tace. Le tre organizzazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil, fanno regolare richiesta a Scura di un incontro per il Marrelli Hospital, Scura risponde dicendo che, ultimato le indagini procedurali sul caso Marrelli Hospital, farà sapere. Siamo a fine giugno 2015 ed ancora non c’è stato nessun incontro con Scura. La mia non è una difesa nei confronti del privato, semmai è un rivendicare un diritto a curarsi di tanti cittadini che emigrano in altre Regione perché la nostra struttura pubblica di contro non riesce ad erogare servizi idonei, cosa che al momento potrebbe avvenire con il privato”
Nei confronti di Crotone, Scura ha però preso dei provvedimenti?
“Il commissario Scura fa il tecnico quando le conviene tagliando servizi all’Asp di Crotone diversamente dalla conferenza dei Sindaci che hanno tracciato un determinato percorso per la sanità crotonese”
La questione lavoro un altro evento che sta penalizzando il territorio?
“Sono a rischio posti di lavoro che una volta era impensabile potesse avvenire. La politica è vicino a questi problemi ma non ha una proposta progettuale e organica alla complessità delle questioni. Basta guardare a quello che sta succedendo nella società di servizi della provincia dove 83 lavoratori rischiano il posto se non saranno disponibili i due milioni di euro per la retribuzione. Attualmente per lo stato di salute dell’Ente intermedio dopo la riforma del Ministro Del Rio, sembrerebbe che questa disponibilità non ci sia”.
Per quanto riguarda i trasporti?
“A proposito di questo settore non mi voglio prolungare molto giacché il problema è fin troppo noto: la strada ferrata Ionica è stata soppressa, la stazione di Crotone non esiste più (altri posti di lavoro persi), la SS 106 è da terzo mondo, l’aeroporto è in regime di esercizio provvisorio fino al 31 ottobre 2015. In quest’ultimo caso, perché la struttura aeroportuale continui ad esistere, occorre sanare le perdite prima del 31 ottobre e l’Enav si deve accollare il milione e duecento mila euro per la gestione della torre di controllo. Se ciò non avverrà, sarà la fine dell’aeroporto. La speranza, anche una volta è riposta all’arrivo di un privato che entri nel CDA dell’aeroporto”.