Improvvisamente, il problema della sanità crotonese è tornato alla ribalta. In queste ultime settimane non si fa altro che parlare e scrivere di questo. Ma parlare di un fatto non cambia per nulla il fatto stesso, salvo che alle parole non corrispondano azioni concrete e coerenti con quanto affermato. Si prenda ad esempio l’ospedale di Crotone. Si parla ancora dell’unità di neonatologia dopo circa due anni dalla sua chiusura, ma, di fatto, la TIN non esiste più nel nostro ospedale, costringendo, così, genitori e neonati, nei casi di bisogno, a “girare” per la Calabria per trovare qualche posto disponibile o, peggio ancora, spostarsi fuori regione. Si parla dei posti letto del reparto di oncologia che rischiano di fare la stessa fine di quelli di neonatologia, ma questa volta si farà di tutto e di più per scongiurare questa eventualità. A differenza di quanti pensano al reparto oncologico dell’ospedale come una sorta di Hospice ospedaliero, stanze di ricovero per malati terminali, noi continuiamo a ritenere che esso sia al momento una risorsa insostituibile per tanti pazienti, non necessariamente terminali, e le loro famiglie, che si trovano in condizioni di ricevere una continua assistenza medico-infermieristica che altrimenti non potrebbero avere. L’alternativa alla chiusura dei posti letto oncologici dovrebbe essere il potenziamento dei servizi sul territorio e in particolare dell’assistenza domiciliare che, a tutt’oggi, sono assai insufficienti e inefficienti, e chiudere oggi il reparto di degenza oncologica significherebbe peggiorare la condizione di tanti pazienti che si troverebbero “parcheggiati” in altri reparti già strapieni, o addirittura costretti a viaggiare per la Calabria con la speranza (o l’illusione) di trovare un posto letto per il ricovero.
Prendiamo atto, con sincera soddisfazione, della presa di posizione della Dirigenza dell’ASP di Crotone che ha affermato la volontà di adoperarsi al servizio del territorio anche in contrapposizione alle direttive regionali, decidendo di chiedere alla Regione un ridimensionamento dei tagli dei posti letto e di non chiudere quelli dell’oncologia finché il territorio non offra altre possibilità di cura e di assistenza.
È la prima mossa chiara e inequivocabile che ci aspettavamo da una nuova dirigenza che intende mostrarsi sensibile e attenta ai bisogni sanitari del nostro territorio. E noi siamo pronti a sostenerla non solo fornendo stimoli e idee che possono facilitare processi di cambiamento e di miglioramento dei servizi sanitari, ma anche nel caso si debba ricorrere al pugno di ferro di fronte ai tentativi dei soliti politici di professione che si adoperano, dietro false apparenze, per ottenere esclusivamente vantaggi personali, di lucro, di potere e di affermazione politica. Tutto questo non può che confortarci e sostenerci per andare avanti nel nostro progetto associativo e nel credere che la nostra voce, quella di chi soffre ogni giorno nel disagio del dolore fisico, psicologico, sociale e spirituale, possa essere un messaggio per costruire e migliorare piuttosto che considerarla una critica di parte, fine a se stessa, o un ostacolo al cambiamento. Noi la pensiamo come Lei, fino a quando non si realizzi sul nostro territorio una rete oncologica efficiente e funzionale i posti letto dell’oncologia non si toccano! In considerazione di ciò, ci si aspetta che alle parole susseguano i fatti. Ci aspettiamo semplicemente coerenza: dire cosa si fa e fare quanto si dice! E vogliamo ricordare, infine, al dr. Scura, a Lei che sta più in alto di tutti, che oggi sia fatta la nostra volontà e non la sua, di darci i nostri posti letto quotidiani e non indurci a emigrare per avere ciò che ci spetta come inviolabile diritto: più possibilità di vita, di benessere, di cura e assistenza e il diritto di morire, quando ciò è ormai inevitabile, con dignità e senza inutili sofferenze, accompagnati con serenità e piena umanità nel proprio ambiente di vita.
Il Presidente dell’associazione “Vivere Sorridendo”
Prof. Giuseppe Marsala