Il 28 aprile si è tenuto il Consiglio comunale a San Mauro Marchesato all’interno del quale si sono affrontate le annose tematiche relative all’aumento della Tari che, quanto prima, mostrerà i suoi effetti nelle bollette dei cittadini. Sulla base di alcuni coefficienti modulati tra un minimo ed un massimo disposti per legge, viene determinata la tariffa Tari. La normativa lascia ampia discrezionalità agli amministratori locali per la definizione dei coefficienti da adottare, soprattutto alla luce della deroga del 2013 che consente, per il biennio 2014-2015, una forbice del 50% in aumento e in diminuzione, così da “cucire su misura” le imposte in base ai diversi contesti comunali. “Con rammarico apprendiamo che i nostri amministratori, arbitrariamente e con incomprensibile ratio, hanno imposto un aggravio su alcune attività, “graziandone” invece altre, disattendendo così il principio europeo: “chi più inquina più paga”. Buon senso avrebbe voluto che si tassassero, proporzionalmente alle rispettive quantità di rifiuti prodotti, le diverse utenze non domestiche (uffici e studi, negozi e botteghe, ristoranti e bar)” è quanto affermano i gruppi di minoranza ‘Siamo San Mauro’ con Domenica (Mimì) De Miglio e ‘Per e con voi’ con Levino Michele Rajani e Francesco Corigli.
“Altro punto discutibile è non aver salvaguardato i nuclei familiari più numerosi, tant’è che su tutti proprio queste famiglie vedranno crescere in maniera esponenziale l’importo da versare nelle casse comunali. Ancora una volta gli aumenti ricadranno sui cittadini e nessuna alternativa è stata valutata per venire incontro alle loro esigenze. Vero è che l’aumento Tari è conseguente all’incremento dei costi di conferimento in discarica, ma sarebbe stato opportuno, e chiaro segno di buona amministrazione, ridurre o ottimizzare i costi di gestione dei rifiuti urbani piuttosto che spalmare un aumento del 30% circa sulle spalle di tutti cittadini. Pretendere simile accortezza è doveroso nei confronti di un’Amministrazione che può permettersi il lusso della demolizione di un edificio di proprietà del Comune “ex mercato coperto”, sito in largo Galice, addebitandone l’intero costo sul redigendo bilancio 2015. Ulteriore motivo di rammarico, nei confronti dell’Amministrazione, è l’applicazione pedissequa dell’aliquota dell’imposta IMU sui terreni agricoli pari al 7,6 per mille, quando avrebbe potuto applicare l’aliquota minima del 4,6 per mille disposta per legge; tale azione non ha considerato le catastrofiche condizioni in cui versa il comparto agricolo comunale da anni in crisi di produzione e con utili risicatissimi. Applicando ripetutamente e in modo meccanico le aliquote senza “sforzarsi” di cercare soluzioni ad hoc, continuerà ad aumentare la distanza tra la loro gestione tecnica e le reali condizioni popolari”.