La continuità funzionale dell’aeroporto Sant’Anna di Crotone è un fatto che non può passare nell’oblio assistendo, impassibili, alla sua cancellazione con gli atti di carta bollata che pongono fine alla gestione societaria e riportano lo scalo nel silenzio di tempi passati, quando sulla sua pista cresceva solo l’erba dell’abbandono. In un mio precedente intervento avevo applaudito alla ripresa dei collegamenti invitando, comunque, a non adagiarsi sugli allori, ma a vigilare costantemente affinché non si ripetessero le storture del 1979, quando l’aeroporto venne chiuso e abbandonato, per anni, a se stesso. Ma, a quanto pare, il consiglio, come tanti suggerimenti già dati, è andato perso nella presunzione che nulla e nessuno avrebbe più messo in dubbio l’attività del Sant’Anna, una presunzione ribadita e ripetuta con una serie di acuti dai personaggi della stessa storia che, forti di un livello regionale particolare, magnificavano gli accordi con la Ryanair ma non davano garanzie alla continuità, come, almeno da parte della mia associazione, era stato chiesto a gran voce, così come nessuno ha fatto sapere alla cittadinanza quanto veniva a costare il contratto con quella società di navigazione, sapendo che la compagnia Irlandese non è un ente benefico e si muove per i collegamenti solo dietro compenso.
Risposte che gli enti superiori della politica e della struttura societaria non hanno in alcun modo reso pubbliche. Di colpo ci si accorge della fine della società di gestione, miseramente dichiarata fallita per le sue carenze amministrative e per l’esaurimento delle scorte economiche, avevo suggerito di costruire una alternativa, sia a livello di possibile nuova società handling che di accordi con le varie compagnie di navigazione, cercando di recuperare voli, compresi charter e cargo, sfruttando il beneficio della cancellazione degli oneri di servizio, una mancanza di visone al futuro, dovuta anche alla completa assenza di un manager del settore, un tecnico e non un politico, che potesse veramente capire le reali potenzialità e contrattarle con i vettori. Al momento la necessità urgente è cercare di ricomporre una società di gestione che vada a sostituire a quella eliminata dal giudice e cerchi di rilanciare la struttura con ogni mezzo esistente, per farlo non si può continuare a elargire chiacchiere e attribuire colpe e responsabilità varie, mettiamoci in testa che tutti sono i colpevoli di questo stato di cose per aver preso i fatti troppo alla leggera cullandosi sulle parole di personaggi della politica molto discutibili e con scarsa competenza in materia. La mia non è certamente una accusa, ma un grido di rabbia per assistere al disfacimento di un aeroporto (il secondo, come anzianità, in Calabria dopo Reggio) che ha rappresentato il mio primo impatto con il mondo del lavoro e con il trasporto aereo, attività svolta con l’ITAVIA di Aldo Davanzali (società gestore dell’intero perimetro aeroportuale) per dieci anni fino a quel fatidico 1979 in cui lo scalo Sant’Anna perse la sua forza vitale. Il mio tempo d’impiego erano i turni h24, per assistere ai voli postali e ai postali misti (posta-Passeggeri) per il Cargo con trasporto merci a tariffe che premiavano la quantità che veniva spedita. Non posso certo dimenticare quegli anni, sarei un ingrato verso quella Compagnia e verso la città di Pitagora, oggi considerati, un pionierismo del volo, ma almeno il Sant’Anna funzionava attivamente. Ritengo sia il momento di rimboccarsi le maniche e dimostrare veramente tutto l’orgoglio dei crotonesi.
Gianfranco Turino
Calabria Sociale