Lettera aperta all’ On. Rosy Bindi, Presidente della Commissione d’inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.
Siamo a conoscenza del fatto che la “Commissione d’inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere” nel mese di febbraio si è recata in Emilia Romagna, per un approfondimento sulla situazione della criminalità organizzata. Dalle relazioni elaborate è stata confermata la presenza della ‘ndrangheta al Nord. Sono stati, altresì, rivelati aspetti sempre più inquietanti, soprattutto alla luce dell’ultima maxi operazione Aemilia, che ha visto coinvolti esponenti di rilievo della criminalità organizzata crotonese e professionisti insospettabili operanti in diversi settori dell’economia. Nella nostra riflessione, che Le sottoponiamo, vogliamo sottolineare quanto nel nostro territorio la legalità è violata e minacciata dal senso generale di sfiducia del sistema economico, nelle risposte della comunità ai grandi problemi della sicurezza. Un clima di illegalità diffusa che trasforma la nostra terra in una terra di confine dove il diritto sembra quasi un optional. E’ emblematico il fatto, che non una voce si è levata rispetto a quanto ultimamente accaduto da parte della politica e delle istituzioni locali, ma la cosa che più ci preoccupa è che nessuna presa di posizione e di denuncia è stata sollevata dagli ordini professionali, dalle associazioni di categoria e dalla società civile. Un’indifferenza che non può essere altro che letta come omertà. La nostra Associazione è da anni impegnata e parte civile in alcuni processi in relazione alla questione ancora irrisolta della bonifica dei siti industriali. Ancora oggi ci poniamo degli interrogativi inquietanti. Come è possibile che scorie tossiche e nocive siano state occultate sotto i piazzali delle scuole, delle case popolari e persino sotto il piazzale della Questura? Il processo Black Mountains si è concluso con un non luogo a procedere perché per il reato è intervenuta la prescrizione. In sintesi il reato c’è ma non si può perseguire, e intanto, coloro che sono stati coinvolti in questo processo ricoprono tutt’ora cariche di rilievo, mentre i veleni restano in quei luoghi.
I problemi sono diventati drammi che pagano le nostre popolazioni, se è vero come è vero che in quelle aree le patologie oncologiche aumentano sempre di più. Come al solito si preferisce tacere, forse è più comodo voltare le spalle e non guardare negli occhi chi per vivere degnamente gli ultimi istanti di vita deve elemosinare una flebo, chi rivendica non solo una cura ma un perché al suo male. Chi c’è dietro tutto questo? Chi è il macchinista che non si vuole disturbare? Quali interessi si vogliono tutelare? Anche Crotone è un’area appetibile per chi vuole lucrare con il malaffare. Paradossalmente è una zona ricca, con le sue risorse, le sue bellezze paesaggistiche e archeologiche. Ma anche in questo caso la gente continua ad assistere alla deturpazione ed alla violenza del proprio territorio, in barba a tutte le leggi, e che invece potrebbe essere volano di nuovo sviluppo. Basta pensare al promontorio di Capo Colonna, dove a due passi dal Parco archeologico, in piena Area marina protetta è in esecuzione la costruzione di un mega villaggio turistico che prevede la realizzazione di 79 bungalow con base in cemento e accesso al mare, e interessa una vasta area pari a 74 mila mq. con oltre 200 posti letto. Il progetto ha incassato tutte le autorizzazioni richieste per costruire in un’area piena di vincoli di ogni sorta, un esempio di violazione del piano regolatore generale di Crotone e della legge Regionale n.14 del 2009. Anche in questo caso il silenzio è assordante. Chi c’è dietro, quella che appare una “semplice” speculazione edilizia? Quali le connivenze? Cara On. Bindi, Lei oltre a presiedere questa commissione è proprio in Calabria che è stata eletta, anche per questo motivo ci rivolgiamo a Lei, chiedendoLe un intervento forte e incisivo. Facciamo noi questo accorato appello nonostante uno dei membri della Commissione è di Crotone e avrebbe dovuto proprio per questo farsene carico. Così come avrebbe dovuto fare il Sindaco della città capoluogo di Provincia, anche per la carica ricoperta di Presidente Regionale dell’ANCI. Il nostro è un appello rivolto alle coscienze di tutti, affinché tutti possano essere scossi dal loro torpore. Noi non siamo un organo inquirente ma vogliamo mettere al centro della discussione nella nostra terra, etica e questione morale. Crediamo che occorre avere il coraggio di dichiarare guerra alla corruzione ed al malaffare perché noi crediamo davvero che la legalità sia sinonimo di libertà e di nuovo sviluppo.
Il presidente Fabbrikando l’Avvenire
Pino Greco