I vescovi calabresi erano già intervenuti più volte sul doloroso fenomeno sociale della delinquenza organizzata, da noi detta ‘ndrangheta. Con la Nota Pastorale “Testimoniare la verità del Vangelo” del 25 dicembre 2014, facendo seguito ad altri due loro recenti interventi (“Dichiarazione dei Vescovi calabresi su alcuni temi della vita della Chiesa in Calabria”, Catanzaro,7-8 aprile 2014, e “Comunicato finale” Paola, 17 luglio 2014), si esprimono in modo ancora più chiaro e deciso, condannando senza appello questo malvagio fenomeno sociale che è pervasivo, infesta non solo la nostra Regione ma anche ha allungato i tentacoli su altre zone dell’Italia, e non solo. L’importante documento, che vale la pena di conoscere direttamente, si suddivide in quattro capitoli: I. La Chiesa esperta in umanità; II. La Chiesa dinanzi al doloroso male della ‘ndrangheta; III. La Chiesa e le Istituzioni dello Stato; IV. Messaggio di speranza e invito alla conversione. Inizialmente, dopo avere evidenziato aspetti positivi e negativi della nostra regione, e il grande vuoto e disorientamento di cui essa oggi soffre, tracciano con brevi linee i connotati della Chiesa e la sua funzione. Soprattutto evidenziano la dimensione del servizio all’uomo, a tutto l’uomo, (Chiesa Madre esperta in umanità) e quella della testimonianza e credibilità. Evidenziano anche che la carità non può essere mai disgiunta dalla verità del Vangelo; e quindi entrano ad analizzare il tema specifico della delinquenza organizzata che è in contrasto netto con i valori cristiani. L’intento dei vescovi è quello di leggere la realtà calabrese, e nello specifico quella legata al doloroso fenomeno della ‘ndrangheta, alla luce della verità del Vangelo. I vescovi desiderano svegliare le coscienze assopite che subiscono tale fenomeno in modo indifferente e passivo, vogliono esortare i mafiosi e chi collabora con essi, in modo diretto o indiretto, a una vera conversione, testimoniata da atti concreti, non da sole parole. Per i vescovi, la ‘ndrangheta non solo “non ha nulla di cristiano” ma offende profondamente la religione cristiana; anzi l’offende ancor più quando utilizza e distorce alcuni simboli religiosi e inquina la pietà popolare, infiltrandosi in essa.
Facendo proprie le parole pronunciate da Papa Francesco, quando nel giugno scorso è venuto in Calabria, dicono che “la ‘ndrangheta è adorazione del male e disprezzo del bene comune” . In linea col Pontefice affermano che chi in modo consapevole è affiliato alla ‘ndrangheta si esclude automaticamente dalla comunione con la Chiesa e non può sentirsi dentro di essa, se non imbocca la strada di una concreta, profonda e duratura conversione. I vescovi riconoscono che la pietà popolare è un’espressione di fede sincera molto importante e va difesa e valorizzata, ma si rendono conto che ci sono state in passato alcune degenerazioni sconfinanti nell’idolatria e nel paganesimo che l’hanno un po’ distorta e inquinata; e quindi ne vanno corretti gli errori e va purificata. Nella parte finale del documento, infatti, si riservano d’intervenire con principi e linee guide sia sulla pietà popolare sia sulla celebrazione dei Sacramenti, dando così criteri e orientamenti precisi. Ribadiscono che la Chiesa, come “esperta in umanità” , è sì madre che accoglie e ha cura dei suoi figli, soprattutto di quelli più fragili, ma la carità, come si é detto prima, si accompagna sempre con la verità del Vangelo che è la vita e la parola stessa di Gesù. In quella Vita e in quella Parola Egli indica la via dell’amore incondizionato, la via dell’umiltà, della non violenza, dell’amore ai nemici, della fraternità. La ‘ndrangheta con la sopraffazione, l’odio, la vendetta e la violenza sistematica “è negazione del Vangelo”. Il testo dei vescovi chiede “perdono” per “le irresponsabili connivenze di pochi” che si sono verificate in passato e ribadisce che la Chiesa, anche se con ruoli diversi, è a fianco allo Stato per combattere ogni forma di violenza e di criminalità organizzata. Chiarisce anche che la missione ecclesiale “non può coincidere con l’azione inquirente o punitiva, propria dello Stato”. Essa, come Madre, offre “il balsamo della Riconciliazione (…) a quanti desiderano convertirsi” e offre l’aiuto “in ogni modo nel cammino di conversione” .Ma non può tradire in nessun modo e in nessun caso il foro interno delle persone, cioè l’intimità della coscienza, che si apre senza veli nel segreto confessionale. I vescovi affermano che serve il massimo impegno da parte di tutti per estirpare questo male che ha radici profonde e mira a ingannare tante persone. La ‘ndrangheta “agisce contro la vita dell’uomo e contro la sua terra” e il suo potere non può essere subito passivamente. I vescovi concludono indicando alla comunità ecclesiale e a tutti i cittadini calabresi due priorità: un impegno educativo e formativo maggiore e più efficace nell’ambito della famiglia e delle nuove generazioni.
Prof. Giacomo Barbalace