In questi ultimi mesi mi sono accorta che finalmente un vero problema è diventato di pubblico dominio e dunque anche di pubblico dialogo. Vorrei partire ricordando a me stessa e a tutti un principio “L’assistenza è un diritto, non un regalo”. Le condizioni della sanità pubblica sono difficili in molte parti del Paese, certamente la Calabria segna uno dei punti più bassi di qualsiasi classifica. Tranne poche ed eccellenti strutture affidabili, per il resto gli ospedali pubblici versano in condizioni che non possono definirsi efficienti ed affidabilii. Sicuramente paghiamo e pagheremo le conseguenze di sperperi e danni finanziari causati dai governi regionali. Tutti abbiamo il dovere di denunciare le situazioni negative che di volta in volta incontriamo. Così come siamo responsabilmente e moralmente chiamati a raccontare invece le realtà positive. Anche all’interno di una delle più disagiate aziende sanitarie della Calabria. Nell’ospedale San Giovanni di Dio di Crotone, ho potuto conoscere ed apprezzare negli anni medici, operatori sanitari e paramedici che operano all’interno del reparto di oncologia. Guidati dalla Dottoressa Tullia Prantera, esiste un piccolo esercito di esperti in uno dei mali che maggiormente affligge la comunità di cui io stessa faccio parte da almeno 40 anni. Sono Maria Carlotta Leoni e sono ammalata di cancro da 14 anni. Sin dall’inizio di questo mio difficile percorso di vita ho ricevuto le cure, le migliori che io stessa potessi desiderare, grazie alla professionalità ed al valore anche umano delle persone che lavorano in oncologia.
E’ mio dovere dire che il problema delle malattie neoplastiche a Crotone l’ho visto crescere con i miei occhi a dismisura. Quando mi sono sottoposta alle prime cure, non esisteva il reparto di oncologia, tant’è che i malati oncologici venivano curati e seguiti nel reparto di Medicina Generale. In questi anni il numero delle persone, uomini, donne, anche molto giovani è arrivato a circa un migliaio di pazienti. Ovviamente in città e nel suo territorio provinciale, l’incidenza potrebbe essere superiore, considerando che solo una minoranza di malati si rivolge al nosocomio crotonese. Dovere di tutti noi è riconoscere che, soprattutto negli ultimi anni, vista anche la crescente esigenza, al dayhospital oncologico è stato affiancato un piccolo reparto. Piccolo, perché sono solo due le stanze che possono accogliere i pazienti che vengono accompagnati amorevolmente nell’ultimo stadio della malattia. Trattandosi di un hospice è destinato principalmente ad alleviare le sofferenze dell’ultimo doloroso percorso che il cancro, qualsiasi forma di cancro, porta inevitabilmente con sé. Da malata, che conosce strettamente la realtà di quanto sopra brevemente raccontato, chiedo che vi sia una presa di coscienza, così come appare crescente da parte di tutta la popolazione, anche da parte della direzione sanitaria provinciale. Il reparto di oncologia del nostro ospedale va potenziato. Bisogna fornire a questa equipe di medici ed operatori, così valida, gli strumenti necessari ad assicurare l’organizzazione di un’efficiente reparto in cui anche attualmente, nonostante le tante difficoltà, sta dispiegandosi la più umana solidarietà. Tutti coloro che vi operano lo fanno con sacrificio e grande senso di responsabilità. Sono dei veri professionisti e sono al servizio di tutti coloro i quali necessitano di queste difficili e delicate cure. Cure che di certo non si limitano al puro aspetto medico, perché queste sono malattie che coinvolgono interi nuclei familiari e sono sempre di più le famiglie crotonesi costrette a lottare con questo male che tanto fa paura; e in questo reparto non mancano le cure, l’affetto e la vicinanza disinteressata ed uguale per tutti.
Maria Carlotta Leoni