Sono tre le porte medievali di Cirò e non quattro come si pensava. Non esiste alcuna porta Falcone, non è mai esistita, era solo una uscita successiva utilizzata dai contadini, ma niente a che vedere con la fortezza del castello, basta osservare un’antica foto , dove oggi si pensa fosse stata la porta in realtà lì, c’era un muro in pietra altissimo. In effetti la valle(centro storico a Vadda) fu costruito solo dopo i vari terremoti che hanno costretto gli abitanti di Punta Vecchia e della Cacovia dopo il crollo delle abitazioni, a costruire nella valle delle querce e delle grotte oggi centro storico la Valle(a Vadda). Il più antico centro storico è, e rimane il Portello(U Porteddu) patria di San Nicodemo , di Casoppero, di Luigi Lilio e di Giano Lacinio. Dunque le porte medievali a Cirò sono tre e non quattro: porta Mavilia, porta Scezzare, porta Cacovia.
I terremoti a Cirò hanno devastato e cambiato più volte il centro abitato. Già nel 1638 nella notte tra l’8 e il 9 giugno una scossa del decimo grado Mercalli colpì tutti i centri dell’odierna provincia di Crotone tra cui Cirò. Crollò la parte nord –ovest di Punta vecchia e le case attorno il costone della Cacovia, tante famiglie restarono senza abitazioni tanto che da subito si cominciò a disboscare la valle delle querce, oggi Vadda, dove l’intera area era disseminata di grotte.
Ancora oggi molte abitazioni hanno inglobate nelle nuove abitazioni, le grotte che venivano utilizzate o come luogo per accendere il fuoco o come stalla per gli animali domestici. Il muro medievale che partiva dal castello Carafa fatto costruire dal nipote del principe Carafa, Galeotto Carafa nel 1510 costeggiava le zone di San Giovanni che anticamente era un bastione, San Lorenzo e probabilmente arrivava in zona San Giuseppe per poi risalire il costone al di sotto della chiesa madre de Plateis(U Campanaru) per congiungersi alla zona del Cannone passante di fronte l’asilo del Bambino Gesù(dove è ancora evidente un grosso muro di contenimento). Perciò l’intera area della valle che a quell’epoca era ancora bosco, essendo stata costruita successivamente, non era abitata perciò non poteva esserci alcuna porta di Falcone(oggi porta Fraccunu), che divenne solo successivamente una porta di uscita per i contadini che da li si apprestavano ad andare in zona dei vigneti del Vallo attraverso una silica di pietre ancora oggi evidente. Secondo i cronisti del tempo l’intera Calabria subì gravissimi danni con la distruzione di circa 200 paesi e la morte di almeno mille persone. Nel 1659, il 5 novembre, una scossa del 6.5 grado avvertita nel Crotonese, provocò altri 600 vittime e tanta distruzione. Seguirono altri terremoti sempre in Calabria e nel crotonese tra cui quella del 12 febbraio 1854, nel 1870 il 4 ottobre, e nel 1894 un sisma del 6° grado. L’inizio del ‘900 fu funestato dal terremoto a partire dal settembre 1905 che interessò il sud del crotonese con una scossa del 6.9 che registrò 600 morti, e soprattutto quello del 28 dicembre quando un movimento del 7.1 rase al suolo Reggio Calabria e Messina con ripercussioni dannose anche a Crotone e provincia. Terremoti che con il tempo cambiarono la topografia del territorio. Quindi d’ora in poi dunque, dovremmo dire “i tre colli di Cirò e le tre porte di Cirò”, dopo tutto sul gonfalone Cirò è rappresentata da tre colli.