Per la prima volta un romanzo firmato da uno scrittore crucolese sbarca nella lontana Argentina, terra un tempo miraggio dei nostri emigrati, ed ottiene subito un grande successo di critica, oltre che di vendite. Stiamo parlando de “El doble inferno de Curzio”, ultima opera di Cataldo Russo, crucolese di nascita e milanese d’adozione (è stato Preside di un Liceo a Settimo Milanese fino d un anno fa, allorché è stato collocato in pensione), il cui titolo originale in italiano è “All’inferno con ritorno”. Il libro, i cui capitoli sono introdotti da proverbi in dialetto calabrese, e che è stato tradotto in lingua castigliana dalla traduttrice universitaria spagnola, Laura Mailorquin, ha conquistato fin dalla sua uscita in Italia l’interesse dell’editore Croquis che si è assunto l’onere di pubblicarlo in America Latina. Una scommessa vinta, quella dell’editore, grazie ad un romanzo che piace in tutti i suoi contenuti: è la storia di una famiglia calabrese inesorabilmente perseguitata dall’omonimia con esponenti mafiosi del suo paese d’origine. I nomi di Mansueto, Reparata, Ercole, Caronte, Genio, Abbondanza, Pacifico e Cherubino appartengono infatti ai Palmisano segnandone soprattutto l’esistenza del componente più giovane della famiglia, Curzio, il protagonista della storia raccontata da Russo, il quale trascorre i suoi primi 25 anni in un immaginario (ma nemmeno tanto) piccolo paesino della Calabria jonica compresa tra Rossano e Crotone.
Fino al 1955, allorquando Curzio parte per l’Argentina, convinto dalla giovane moglie Marialetizia, intenzionata a ricongiungersi con i suoi familiari già emigrati a Buenos Aires. Ma per lui il viaggio si trasforma in un passaggio da un infermo, quello calabrese, fatto di violenza, illegalità, ingiustizie, delitti d’onore, a quello argentino, forse più feroce, quello della dittatura e dei desaparecidos. E in un finale tutto a sorpresa è lo stesso Curzio a vedersi costretto a nascondere la scena di un delitto, abbassando d’improvviso la serranda del nuovo negozio della moglie. Incontriamo Cataldo Russo a Torretta, dove trascorre ormai più del solito mese di vacanze estive, essendo ormai libero da impegni, almeno di tipo lavorativi. La nostra prima domanda, forse più che ovvia, è sul perché della pubblicazione del libro in Argentina. “All’Inferno con ritorno” – ci spiega l’autore – è un romanzo nel quale la storia dei personaggi si intreccia spesso con la grande storia, dal fascismo alla liberazione, al referendum monarchia-repubblica. Siamo agli inizi degli anni ’50 con le prospettive di sviluppo, il peronismo, la dittatura di Videla, la tragedia dei desaparecidos. Il protagonista, Curzio Palmisano, classe 1930, vive fino al 1955 nel suo paesino d’origine, nel Marchesato, di cui, volutamente, non viene rivelato il nome. Poi, nella seconda parte, le vicende si svolgono a Buenos Aires, dove egli si stabilisce sia per assecondare la giovane moglie, sia per l’impossibilità di far valere le proprie ragioni e il proprio senso di giustizia per le troppe connivenze e omertà che emergono anche tra le forze dell’ordine. Da qui l’interesse dell’editoria e della stampa argentina, visti gli argomenti trattati.” Come sei riuscito a conquistare il mondo letterario argentino con questo romanzo, che in Italia è stato pubblicato da Guida editore di Napoli? “Mimma De Salvo, docente e traduttrice di origini lucane, ne consigliò la lettura alla traduttrice universitaria spagnola Laura Mallorquin, che trovò il romanzo interessante e bello, al punto da iniziarne la traduzione. Una vera e propria sfida per lei, anche per alcune espressioni, detti e proverbi in vernacolo presenti nel libro. Pur non conoscendola personalmente, comunque, ho apprezzato il rigore, la professionalità e la pignoleria della Mallorquin, con cui ha scandagliato il romanzo, riuscendo, persino, a trovare alcune incongruenze sui nomi e su alcune date che mi erano sfuggite nell’edizione italiana.” E per convincere l’editore argentino cos’hai fatto? “Il romanzo è stato proposto a una mezza dozzina di editori spagnoli e argentini riscontrando, complessivamente, pareri favorevoli, tra cui l’editore Croquis che si è subito detto disponibile a pubblicarlo.” Come è stata l’esperienza con questo editore? “Positiva e entusiasmante. Ci siamo sentiti quasi tutti i giorni via mail per quasi 5 mesi. Mi ha proposto di cambiare il titolo in “El doble infierno di Curzio” e ho accolto il suggerimento. Mi ha suggerito anche di cambiare la copertina proponendomi diversi dipinti di artisti argentini. Alla fine, insieme, abbiamo deciso per il dipinto di Taday, pittore espressionista argentino di buon rilievo.” Pensi di recarti personalmente in Argentina? “Sì, credo di andarci a novembre. L’editore sta organizzando alcune presentazioni. Mi fermerò lì un paio di settimane, credo.”