Un nuovo ecomostro deturperà chissà per quanto tempo la costa jonica catanzarese. Un casermone di cemento armato a pochi metri dalla battigia finanziato con fondi pubblici rimarrà a futura memoria del sogno turistico di quell’area. Nella lunga e complessa vicenda del resort di Simeri Crichi il lieto fine quasi certamente non ci sarà. Il direttore generale del ministero dello Sviluppo economico Carlo Sappino, rispondendo a una interrogazione dei consiglieri comunali d’opposizione Michele Gigliotti e Maria Costa, ha spiegato, in estrema sintesi, che la cassa è vuota, i soldi per completare l’opera non ci sono.
LA SAGA Una storia che affonda le radici negli anni in cui la Cassa del Mezzogiorno riversava sul sud Italia finanziamenti miliardari per opere più o meno utili: tra queste, all’inizio del 1970, ci sono i poli di sviluppo turistici. In Calabria viene inserita Simeri, titolare dell’iniziativa sarà la Insud (società di diretta emanazione della Casmez e dalle cui ceneri nascerà Sviluppo Italia Turismo poi divenuta Invitalia). Vengono realizzati tre villaggi, tra cui uno della Valtur, e un campo da golf. Nei primi anni tutto sembra procedere per il meglio poi un lento ma inesorabile declino. Fino all’inizio del nuovo millennio quando, il 21 dicembre del 2000, il Cipe assegna alla Calabria finanziamenti nell’ambito del “Riparto risorse aree depresse per il triennio 2001 – 2003”. Italia Turismo presenta al ministero delle Attività produttive domanda per accedere alla contrattazione programmata per ottenere contributi finalizzati «ad avviare la realizzazione di un polo turistico integrato che garantisse una maggiore riqualificazione ambientale e paesaggistica dell’intero comprensorio». Per le infrastrutture turistiche nelle regioni del Sud, il Cipe mette a disposizione circa 200 milioni di euro: quasi la metà viene dedicata a Simeri, prevedendo la realizzazione di un mega resort con annesso campo da golf.
Nel 2004 il Cipe autorizza la sigla del contratto di programma, i fondi arriveranno da Stato e Regione. Nel 2007 una prima rimodulazione si rende necessaria per destinare parte delle risorse all’emergenza alluvionale di Vibo Valentia. Bisognerà attendere il 2009 per vedere definitivamente approvato il programma, che prevede la ristrutturazione di due villaggi già esistenti e la realizzazione da parte di Italia Turismo del Simeri Golf resort da oltre 37 milioni di euro.
I lavori vengono affidati da Italia Turismo alla Proger Spa, che a sua volta ne ha subappaltato l’esecuzione ad un’azienda locale, la Colao Costruzioni. La fine dei lavori è inizialmente prevista nel 2010. Poi si rinvia al 30 maggio 2011, ma nel corso del 2012 il contratto tra la Proger e l’impresa locale è stato rescisso. I lavori si fermano quando sono stati già spesi circa 18 milioni di euro, di cui 10 di finanziamenti statali e altri 7 della Regione Calabria. Italia Turismo comunque scrive al ministero dello Sviluppo economico sostenendo di poter riprendere i lavori a marzo 2013 e concluderli in 24 mesi. Il cantiere, invece, non è mai stato riaperto.
LA LETTERA DEL MINISTERO E veniamo ai giorni nostri. Il direttore generale Sappino spiega che «alla data odierna le notizie comunicate dalla società evidenziano un avanzamento effettivo di circa 15 milioni di euro, a fronte della spesa preventivata di 35,571 milioni. Italia Turismo, che non ha presentato alcuna richiesta di erogazione dei contributi, ha motivato la mancata ripresa dei lavori con la temporanea insufficienza di liquidità finanziaria, alla quale ha cercato di porre rimedio attraverso la vendita di propri, preesistenti immobili, non strategici e in ogni caso del tutto distinti da quelli interessati dai programmi di investimento inclusi nel programma». Un’operazione però che partita nel 2012 non ha prodotto alcun risultato. Le strutture messe sul mercato per un valore di 60 milioni di euro non hanno trovato acquirenti. Colpa della «crisi economico-finanziaria», scrive il dg del ministero, ma senza quegli incassi i lavori non potranno proseguire. «In considerazione dell’incertezza della situazione, Italia Turismo ha ritenuto, nonostante l’avanzamento di spesa conseguito, di non avanzare alcuna richiesta di erogazione. Stante quanto sopra, questa amministrazione – conclude Sappino – non ha ulteriori elementi per poter indicare la data di ultimazione dell’intervento e non può che richiamare la scadenza fissata al 31 marzo 2015». Insomma, o Italia Turismo riesce a far cassa vendendo alcune sue proprietà oppure bisognerà abituarsi a convivere con questo “serpentone” di cemento armato a due passi dal mare.
“Per i calabresi una doppia beffa, non solo di veder deturpato uno dei tratti di costa più belli della regione, ma di aver pagato quell’ecomostro con i propri soldi” – affermano Natale Giaimo e Stefano Minniti del Movimento Sociale-Fiamma Tricolore.