“Da una parte la Protezione Civile Calabria rende noto che, nel biennio 2012-2013, nelle banchine del Porto di Gioia Tauro sono stati trasbordati 3.048 container contenenti sostanze pericolose della stessa classe (il che, senza specifica del sottotipo, vuol dire poco) di quelle provenienti dalla Siria (contenute nelle famigerate armi chimiche e che saranno trasbordate su un cargo commerciale a scafo singolo, la “Cape Ray”, adattato allo scopo), per un totale di 60.168 tonnellate – ad affermarlo in una nota congiunta Francesco Molinari e Sebastiano Barbanti del M5S. Dall’altra parte c’è l’Usb (Unione sindacale di base) dei Vigili del Fuoco che denuncia l’inadeguatezza della preparazione del personale del Nbcr (Nucleo Batteriologico Chimico Radioattivo) incaricato di effettuare tale operazione che, per mancanza di fondi, «da anni non viene più formato in materia». Nonostante ciò, e considerata la cattiva condizione dei materiali acquistati a suo tempo per contrastare attacchi batteriologico-chimici («buttati in capannoni a deteriorarsi»), il sindacato denuncia che si vuole comunque mandare il personale in avanscoperta per motivi di “immagine internazionale”, senza dispositivi di protezione individuali adeguati e senza alcun coordinamento con il personale sanitario locale, condizione – quest’ultima – indispensabile per la riuscita delle operazioni.
Come portavoce calabresi del M5S, stigmatizziamo la leggerezza con la quale il Governo italiano – e chi per lui e senza farne parte – considera i nostri lavoratori (tacendo del rischio al quale si sottopone la cittadinanza calabrese) alla stregua di cavie nella movimentazione di materiali altamente pericolosi, prassi – peraltro – diventata consueta nei porti italiani, sotto il continuo ricatto della mancanza di lavoro per operatori e maestranze. Per questi motivi ci siamo uniti ad altri portavoce nell’interrogare il Presidente del Consiglio e il Ministro dell’Interno al fine di prendere in considerazione i riflessi della preoccupante denuncia lanciata dall’Usb in ordine all’inopportuno trasbordo in Calabria dei letali veleni siriani e di assecondare la richiesta del sindacato che chiede la massima sicurezza per i suoi addetti (mediante riapertura dei portali scanner, necessari per monitorare le sostanze in transito e costati ben 45 miliardi di vecchie lire). E’ inutile rivolgersi alla classe politica calabrese, insensibile alla sicurezza del suo popolo e abituata a venderlo per giochi di potere. Eppure non possiamo non domandarci cosa possa essere passato per il porto di Gioia – come in molti porti italiani – visto che tutte le misure di prevenzione sull’eventuale presenza di sorgenti radioattive – ad esempio, nei rottami ferrosi – sono disattivate. Sarebbe utile capire perché siano state disattivate e a chi ha giovato questa logica criminale. Sarebbe utile partire dall’indisponibilità del porto di Gioia ad un trasbordo altamente pericoloso e senza garanzie per spezzare la logica del ricatto, lavoro contro salute, riservato al Sud. E’ indispensabile cogliere un’occasione di mobilitazione affinché noi calabresi ci ribelliamo ad una logica che ci vede servi di interessi occulti, senza garanzia né rispetto per la nostra terra”.