“Nel giorno dei funerali di Egidio Aloisio di 19 anni, deceduto sulla “strada della morte” a Rossano, domenica scorsa 23 alle 00:30 del mattino – scrive Fabio Pugliese – apprendo con grandissimo sgomento della lettera che la mamma di Matteo Battaglia di 12 anni deceduto il 24 agosto 2013 a Sellia Marina, ha rivolto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. La mamma di Matteo racconta che l’Assassino di suo figlio è «Libero», ragione per cui lei prova «vendetta». E continua: «Ci apprestiamo, come ogni mese, a celebrarne la memoria ma abbiamo saputo che questa volta, in chiesa, potrebbe esserci anche Epure Andrei Valentin: domani, infatti, scadono i termini di carcerazione preventiva e non ci risulta che la Procura della Repubblica di Catanzaro abbia chiesto il rinvio a giudizio di Epure Andrei Valentin». Da qui l’appello al Presidente della Repubblica: «Oltre che capo dello Stato è anche il capo della Magistratura, lei insomma è due volte garante, nei confronti miei come di tutti i cittadini, che in Italia si faccia Giustizia. Io, madre a cui Epure Andrei Valentin ha strappato e straziato un figlio di appena 11 anni, mi trovo oggi nella condizione, da me non prevista e voluta, di rimodulare il mio sentimento di Giustizia in sentimento di vendetta. Non l’ho scelto, ma l’inerzia della Procura della Repubblica di Catanzaro mi sta inducendo verso questa trasformazione, e le assicuro contro il mio volere, contro il mio senso di cittadinanza, contro il concetto, un tempo condiviso, di vivere in uno Stato di diritto».
Secondo Giuseppina Frangipane, «sei mesi, tanti ne sono passati, sembrerebbero a chiunque sufficienti per formulare in uno Stato di diritto una accusa così semplice e richiedere la celebrazione di un processo». «Non mi biasimi – conclude la Signora Giuseppina – se oggi i miei sentimenti di fiducia verso le istituzioni si stanno modificando per lasciare il posto, nello strazio della mia involontaria quanto ingiusta solitudine, ad un sentimento selvaggio e orrendo come la vendetta». La lettera della Signora Giuseppina viene scritta in coincidenza del discorso che nel primo pomeriggio di ieri Matteo Renzi ha tenuto al Senato. Nell’ambito di questo discorso vorrei ricordare che il tema sollevato dalla mamma di Matteo Battaglia è stato lungamente ripreso da Renzi che nel suo discorso ha parlato di un esempio analogo. La strada Statale 106 Ionica Calabrese – voglio ricordarlo – dal 1996 ad oggi mentre scrivo ha prodotto 500 vittime. Si parla di persone decedute sul colpo, perché se invece consideriamo le vittime post-incidente arriviamo ad oltre 700. Ha causato oltre 10.000 feriti e migliaia di incidenti! Si è guadagnata purtroppo a buona ragione il nomignolo di “strada della morte” ed è una delle strade più pericolose d’Italia. Quattrocentoquindici chilometri di autentico terrore che percorrono il tratto calabrese. Per questa ragione confido nei canali di informazione affinchè possano dare eco al mio appello: che dopo l’imminente elezione a Premier Matteo Renzi – dopo aver visitato come ha già detto una scuola di Treviso – nel visitare una scuola del Sud, scelga una scuola calabrese tra le tante che vengono attraversate dalla strada Statale 106 Ionica. La famigerata “strada della morte”!”