Il ministro degli Esteri, Emma Bonino, ha reso nota la liberazione di Francesco Scalise e Luciano Gallo, i due operai italiani rapiti in Libia a gennaio, esprimendo “grande gioia e soddisfazione”. Lo si legge in una nota della Farnesina, che fa riferimento a un’operazione “frutto di attività congiunte tra autorità libiche e italiane”. Grande festa e gioia a Pianopoli e Feroleto Antico, paesi di origine dei due operai.
“Appendo con grande partecipazione e gioia la notizia della liberazione di Francesco e Luciano rapiti in Libia, nella Cirenaica, da un gruppo armato”. E’ l’immediata reazione del deputato di Forza Italia, On. Giuseppe Galati, alla notizia diffusa dalla Farnesina. “Francesco e Luciano, andati in Libia per lavoro, potranno, così, fare ritorno a casa e riabbracciare i loro cari ponendo fine – aggiunge l’onorevole Galati – ad una drammatica situazione che aveva suscitato in tutti noi parecchia apprensione. Un ringraziamento va al lavoro diplomatico posto in essere dalle autorità italiane e libiche e dall’azione di coordinamento tra l’Unità di crisi e l’ambasciata che hanno permesso una conclusione a lieto fine della vicenda”. “Le speranza e la fiducia di ritrovarli è stata sempre viva ed oggi – conclude – vediamo realizzato questo nostro desiderio”.
“Sono soddisfatto e contento per il loro ritorno – commenta l’europarlamentare di Forza Italia, Aldo Patriciello. “Abbiamo temuto tutti il peggio, per fortuna tutto è andato per il verso giusto. Resta il problema di chi è costretto a lasciare il Sud per lavorare in Paesi dove l’incolumità personale è a rischio. Sono vicino e condivido la gioia delle comunità di Pianopoli e Feroleto per il ritorno di Francesco e Luciano. Mi complimento – aggiunge Patriciello – con tutti gli uomini della Farnesina che hanno reso possibile il ritorno dei nostri due lavoratori. La sinergia tra Farnesina e autorità libiche ha funzionato ed è l’esempio di come il dialogo politico tra i paesi del Mediterraneo può funzionare anche in situazioni difficili e complicate. Ora lavoriamo per impedire che i nostri lavoratori e le nostre intelligenze non debbano rischiare la vita per lavorare”.