“Anche nella vicenda dell’annunciato trasbordo del materiale chimico sequestrato al governo siriano, come ormai in tantissime altre vicende che ci coinvolgono, la classe politica e le istituzioni calabresi hanno fatto la solita figura di chi “cade dal pero” o, meglio, “di chi è venuto a valle con la piena del fiume”, cioè dei classici perecottari che non sanno, non hanno mai visto, non c’erano e, se c’erano, stavano dormendo; e così si è assistito, da quando il Governo ha deciso che il trasbordo si sarebbe svolto nel porto di Gioia Tauro, ad una vera e propria sequenza di dichiarazioni dal dolciastro sapore del “politicamente corretto” – lo scrive in una nota Natale Giaimo, Portavoce Segreteria Regionale MS-Fiamma Tricolore. Tutti a favore della missione antisiriana ma tutti contro alla possibilità che fosse Gioia il sito dove doveva avvenire l’operazione di trasbordo dalla nave danese a quella americana. La Segreteria Regionale di Fiamma Tricolore, che ormai è stufa di cose politicamente corrette come riteniamo lo sia la stragrande parte dei Calabresi e degli Italiani, non ritiene doversi unire al coro e, nell’autonomia che da sempre ci contraddistingue ed a seguito di una piccola inchiesta di carattere informale, intende fare alcune brevi riflessioni in merito, per cui subito riteniamo chiarire che in via prioritaria il materiale appartiene al governo siriano cui dovrebbe essere restituito, e pur condividendo la generale riprovazione ai metodi che hanno portato alla scelta del sito calabrese senza alcun coinvolgimento delle amministrazioni e delle istituzioni locali nella stessa, ma ciò è più colpa della debolezza endemica di queste rappresentanze, ed atteso che queste situazioni sono ormai diventate strutturali e sono la norma anziché l’eccezione, la Fiamma Tricolore ritiene del tutto pretestuoso l’alibi degli amministratori locali sul mancato coinvolgimento e, soprattutto, sui pericoli di natura ambientale che il trasbordo potrebbe creare.
A costoro si potrebbe rispondere, come già fatto da autorevoli membri del governo nazionale, che la movimentazione di container con materiale chimico di pari pericolosità è norma quotidiana a Gioia con sessantamila container movimentati negli ultimi due anni. E questi sono solo quelli transitati in maniera ufficiale, quindi quelli cui vengono applicate tutte le necessarie cautele e prescrizioni, cui debbono aggiungersi tutti quei container contenenti materiale altrettanto pericoloso che, al pari di tanta altra merce, transita a Gioia Tauro quasi quotidianamente e di cui veramente nessuno ha notizia ed esatta contezza ma di cui si mormora sottotraccia. Merce questa davvero pericolosa, in quanto non sottoposta ai tre diversi strati di protezione di cui sono rivestiti i bidoni contenenti materiale di categoria 6.1, e che magari viene trattata come materiale “normale” in quanto priva, appunto, delle apposite etichette che ne indicano natura e pericolosità. Ciò premesso, ed è impensabile che autorità ed amministratori non abbiano contezza dell’esistenza e di quanto vasto sia questo tipo di “contrabbando”, riteniamo che la Calabria debba essere pronta, ma purtroppo ci rendiamo sempre di più conto che stiamo lasciando passare un’altra occasione senza essere in grado di coglierla così come fanno altrove, a sfruttare questa occasione per vedere finalmente riconosciuta la validità e le eccellenze del Porto di Gioia e, quindi, premere l’accelleratore del suo sviluppo, adesso che i riflettori sono accesi sulla struttura, attraverso l’inserimento (ad oggi dimenticato) nel Piano Nazionale Logistico integrato; l’istituzione della ZES; la sistemazione dell’area retrostante la struttura; il necessario collegamento ferroviario, che permetterebbe notevoli risparmi di tempo nel trasferimento dei container per il nord Europa; la rideterminazione delle necessità organiche, con conseguente eliminazione del precariato e della cassa integrazione che oggi flagellano la vita dei lavoratori”.