I finanzieri del comando provinciale di Cosenza, stanno eseguendo nella mattinata odierna, nel comune di Tortora (CS), il sequestro preventivo dell’impianto di trattamento di rifiuti liquidi gestito dalla società “Ecologica 2008 Srl”, che su richiesta del procuratore della repubblica di Paola, dott. Bruno Giordano, ha disposto il G.i.p. presso lo stesso tribunale. Al management della società che gestisce l’impianto vengono contestate una serie di violazioni previste sia dal d.lgs n. 152/06 che disciplina la materia ambientale che dal codice penale (danneggiamento e deturpamento di bellezze naturali) conseguenti all’illecito sversamento di rifiuti liquidi pericolosi nel fiume Noce e di lì nel mar Tirreno. L’imponente impianto sito in località San Sago del comune di Tortora (CS), per la cui operatività la società di gestione è in possesso di autorizzazione integrata ambientale (A.i.a.) rilasciata dalla Regione Calabria per il trattamento di rifiuti pericolosi, è risultato non rispettare il limite quantitativo massimo giornaliero di rifiuti liquidi trattabili in più giorni negli anni dal 2009 al 2013, superando il limite fissato in 300 metri cubi giornalieri. L’indagine delle fiamme gialle, infatti, avviata nel 2011 grazie ad un lavoro sinergico tra la procura della repubblica di Paola e quella di Lagonegro (PZ), si è sin da subito concentrata sulla differenza tra i quantitativi di rifiuti gestibili dall’impianto e quelli che effettivamente venivano concentrati nel sito. I riscontri investigativi hanno, poi, consentito di evidenziare una serie di criticità nel funzionamento del depuratore, tra le quali la presenza di tubazioni volanti, predisposte sulle vasche per bypassare sezioni del processo depurativo o la completa disattivazione della sezione di depurazione relativa alla “denitrificazione” con la conseguenza del mancato abbattimento dell’azoto, causa della cosiddetta eutrofizzazione dei torrenti recettori e del mar tirreno.
Una gestione dell’impianto, quindi, assolutamente non in linea con le sue caratteristiche tecniche, ma utilizzato – come sottolinea il G.i.p. nel provvedimento – quale sito in cui far confluire, al fine di maturare ulteriori guadagni “bypassando” illecitamente i parametri e gli adempimenti imposti dalle normative e dalle prescrizioni amministrative di riferimento, il maggior quantitativo di rifiuti possibili, successivamente smaltiti illegalmente, a causa del loro mancato e/o inadeguato o comunque insufficiente trattamento, attraverso il loro scarico nel torrente Pizzinno e successivamente, attraverso il fiume noce, nel mar tirreno. Difatti la struttura di depurazione di Tortora, come è stato accertato esaminando la documentazione acquisita nel corso delle indagini, riceveva rifiuti liquidi da numerosi siti non solo della Regione Calabria, ma da altri impianti e strutture della Campania, della Puglia e della Basilicata. I finanzieri sia attraverso l’esame della documentazione amministrativa contabile, con specifico riferimento ai documenti di viaggio di tutti i trasporti relativi ai conferimenti nel sito, ma anche con l’ausilio di attività tecnica consistita nel monitorare gli spostamenti delle auto-cisterne e dei camion trasportanti i rifiuti speciali, con l’installazione su di essi di apparecchiature gps, hanno potuto ricostruire numerosi episodi durante i quali enormi quantita’ di liquami sono confluiti nell’impianto e successivamente, non depurati, sversati nelle acque del torrente Pizzinno. Basti pensare che nei soli due mesi di dicembre 2012/gennaio 2013 l’impianto ha sversato illecitamente nel torrente Pizzinno oltre 8.500 metri cubi di rifiuti liquidi, perlopiu’ percolato da discarica non depurato, che hanno determinato un gravissimo pericolo per l’incolumita’ pubblica e per l’ambiente, così come un deturpamento delle bellezze naturali circostanti costituite da macchia mediterranea, viste le caratteristiche inquinanti del percolato e gli effetti sull’ecosistema. Per avere un’idea del danno creato basti pensare che le acque del torrente vengono utilizzate anche per l’irrigazione e l’abbeveraggio e, sversate nel mar tirreno, rendono quelle acque, sempre più frequentemente, impraticabili per i villeggianti. Non è un caso, infatti, che da alcuni anni in diversi tratti del mar tirreno cosentino campeggino divieti di balneazione, facendo guadagnare a questi, un tempo, apprezzati lidi, il triste primato di maglia nera della balneazione. L’attività svolta costituisce ulteriore testimonianza del quotidiano impegno profuso dalle fiamme gialle sul territorio a tutela della salute dei cittadini e della legalità.