“Rottamare! Ogni giorno, da qualche anno a questa parte, siamo tormentati da questo strano imperativo. Sarà vero? Occorre necessariamente diventare rottamatori? Cosa c’è da cambiare, e soprattutto perché cambiare? Una questione alquanto delicata che merita molta attenzione visti i tempi che corrono per la nostra tanto amata Patria – scrive in una nota Piermassimo Aracangelo tesserato nel PD di Pietrapaola. ‘Mala tempora currunt…’ direbbe Cicerone ma non dobbiamo senza ombra di dubbio consentirgli di pronunciare la seconda parte della sua espressione ‘sed peiora parantur’. La soluzione a quanto pare, per frenare l’avanzata di eventuali tempi peggiori, è solo una: rottamare e seguire la strada del buon Matteo. Una strada non facile da percorrere, un’ardua impresa. Questo non deve farci paura, perché noi rottamatori siamo giovani, forti e volenterosi; necessariamente giovani dentro, non anagraficamente. Non si ammettono rottami della politica, volponi e usurpatori; gente nuova, fresca, con nuove idee semplici e comprensibili, gente vicina al popolo, gente comune che avverte il bisogno di cambiare perché crede di non meritare tutto questo; gente che la mattina va a lavoro, che ha famiglia e investe per un futuro migliore dei propri figli. Chiunque potrebbe essere rottamatore a patto che faccia propria l’etimologia della parola giovane (iuvenis). Termine italiano che deriva dal latino “iuvare” ovvero giovare, essere utile, far bene, perché rottamatore è colui che, liberandosi dai vecchi schemi della politica di apparato, si impegna per essere utile, per far del bene, per cambiare. Ma la cosa più importante: cosa cambiare? Cambiare modo di fare politica, creare un nuovo rapporto tra la politica e il popolo, sradicare una delle più grandi piaghe come il clientelismo, cambiare le idee, cambiare molto o quasi tutto. Potrebbe sembrare molto difficile visto il da farsi ma non è cosi.
Trattasi di una cosa molto semplice: identificare il primo motore immobile; non quello aristotelico ma quello renziano: la coscienza. Tutto parte da qui. Occorre smuovere le coscienze, cambiarle e far propria la necessità di contribuire, se necessario anche con i denti, a cambiare questa disastrosa situazione. Occorre che le generazioni più avanti negli anni pronuncino il “mea culpa”, che esaminino le proprie coscienze e capiscano cosa è stato sbagliato nei loro anni. Occorre che si impegnino affinché non si ripeta lo stesso errore, ovvero il mancato cambio generazionale nello scenario della politica, nella vita amministrativa. Investire nelle nuove generazioni, farsi avanti per essere protagonisti del nostro presente ed amministratori del nostro futuro. Diffidare dagli urlatori di piazza per il semplice motivo che è sempre necessaria una storia politica, una tradizione, dei principi cardine condivisi da una grande famiglia: il partito. Iscriversi ad un partito, vivere la sezione, frequentare la gente per crescere insieme. Ma anche se questo, per esperienze personali, molte volte ci viene negato dai feudatari senza feudo, dai sovrani senza scettro e senza sudditi, non bisogna mai arrendersi, stringere i denti e ripartire più forti di prima. Riformare i partiti, volere fortemente un partito “dove è possibile chiamarsi per nome”, una sezione per poter prendere un caffè dopo pranzo, per stare insieme e rispettare l’etimologia della parola politica: polis, comunità di tutti i cittadini, perché come disse qualcuno ‘il partito non era di uno, non è di quattro ma sarà di tutti’. Combattere coloro i quali, diventati cancerosi ostacoli, cercano di frenare lo sviluppo delle menti pensanti, non solo in ambito nazionale ma anche locale. Lavorare tra la gente per avvicinarla nuovamente alla politica perché esiste ancora una possibilità: sostenere l’8 dicembre Matteo Renzi per la corsa alla segreteria del Partito Democratico. Lavoriamo, aiutiamoci, portiamo entusiasmo tra la gente, facciamo rivivere la vera e sana politica perché adesso è notte ma domani verrà l’alba”.