“La notizia dei quaranta avvisi di garanzia emessi dal pm della Procura di Castrovillari nell’inchiesta sull’allagamento degli scavi di Sibari, la consideriamo una prima, seppur importante, tappa di questo procedimento che dovrà, speriamo in tempi brevi, portare alla luce precise responsabilità su quanto accaduto nel gennaio di quest’anno – afferma in una nota Sebastiano Barbanti del M5S. Il numero impressionante di persone coinvolte dalle indagini è un po’ il simbolo dell’approssimazione con la quale si gestisce il territorio in Calabria. Un’approssimazione che non interessa solo i pubblici amministratori, i dipendenti pubblici, i funzionari o i dirigenti, ma anche una parte della società civile che sembra ormai assuefatta all’agire in deroga a tutte le leggi dello Stato italiano.
D’altronde l’esempio della cattiva gestione del territorio, dell’assenza di senso civico e di memoria storica, viene dall’alto, ed è proprio lì – dall’interno del Parlamento – che come Movimento 5 Stelle stiamo lavorando per ristabilire la regola dell’assunzione di responsabilità per chi è al potere. Per questo ci auguriamo, senza voler scadere nel semplice giustizialismo o farci tappare la bocca dal troppo abusato garantismo, che questa inchiesta della Procura di Castrovillari possa segnare un punto di svolta nel desolante panorama dei processi calabresi. Che possa trasformarsi nella rinascita della legalità in un territorio abbandonato a se stesso e in balia degli eventi, anche solo atmosferici. Siamo convinti, e lo vogliamo ribadire, che non si può bonificare Sibari se prima non si bonifica la vicenda. Non vogliano e non permetteremo che le cose ritornino com’erano prima della tragica vicenda e vigileremo sullo stanziamento dei fondi che saranno necessari per il ripristino dei luoghi. Ora ci interessa liberare il nostro territorio da millenni di illegalità e il parco archeologico di Sibari dal fango che ha ricoperto il nostro patrimonio archeologico”.