Ci siamo mai chiesti per quale motivo oggi il problema dell’educazione è rivolto prevalentemente all’”agenzia” scuola? Non tanto perché si pensa che i professori non lavorino abbastanza, per cui bisogna gravarli di più compiti anzi, mai come adesso, il ruolo sociale del docente è stato rivalutato divenendo insostituibile, ma perché l’unico spazio individuato dal punto di vista sociale, come luogo che non eredita al suo interno dei gruppi malati e quindi inquinato da quelle malattie cosiddette “gruppali” (le malattie che le famiglie si trasmettono fra di loro per dinamiche interne affettive, spesse volte contorte). L’unico luogo, dicevo, dove è pensabile una socializzazione che possa lavorare sul positivo perché non matura al suo interno processi affettivi intricati spesso violenti, spesso contorti, ed ha in qualche modo un rapporto omogeneo come classe sociale: questa è la scuola. Nei secoli precedenti i luoghi deputati all’educazione erano altri, mentre negli ultimi anni potevano essere la strada, la casa, la parrocchia, la bottega artigiana, luoghi d’aggregazione dove i giovani s’ incontravano al di fuori della famiglia ed in qualche modo trovavano compensazione nelle forme mozze di dialogo, alle cose non dette, alle cose non sapute.
Ora la strada non è più luogo d’educazione, perché sono scomparse le figure sociali e storiche. In qualche modo si è scompaginata la società tradizionale, legata ai linguaggi comprensibili. Il giovane sta nella strada come se stesse in un luogo sconosciuto, deve ricominciare a tentoni a capire il mondo. La strada d’oggi è anonima e non da delle indicazioni educative valide. In questo momento storico l’unico luogo sicuro è la scuola. La scuola è il posto dove si possono in qualche modo ammortizzare gli urti di una crisi familiare profonda e gli urti che provengono dalla strada che è uno spazio molto competitivo ormai e agisce in maniera oppressiva sull’adolescente. Il ragazzo si trova costretto a vivere fra queste due forme estreme: la famiglia che tende a diventare sempre più ristretta, quindi sempre meno comunicativa; la strada che tende a essere sempre più dispersiva e carica di sentimenti violenti. L’unica area sana percorribile in questo momento storico è la scuola. Per questa ragione quando si parla di nuovo rapporto educativo con i giovani, si pensa prima alla scuola e poi alla famiglia, perché questa ha bisogno di un grosso supporto, ha bisogno di un notevole aiuto per uscire da una crisi forse addirittura fetale. La famiglia da sola non può farcela perché è fragile e poco adatta ad un processo educativo, ne, d’altra parte, può ancora demandare l’educazione al vicinato, al quartiere, alla strada.