di Luigi Ruggiero. Spesso m’accade, che, “indirizzato” ad un libro nuovo dalle lodi ad arte profuse sul suo Autore, già dalle prime dieci pagine, le braccia d’Orfeo mi acchiappino appesantendomi vista e testa, che irriverente mi scivola sul petto. Il libro in quel caso non mi piace e solo per rispetto verso la donna-uomo che l’ha scritto ne seguo fino in fondo la lettura, accompagnandola a stanchi ed annoiati sbadigli. La lettura de “All’inferno con ritorno”, l’ultimo libro (in ordine di tempo) che Cataldo Russo presenta martedì 27 agosto, alle ore 21:00, al Lilius Cafè di Cirò Marina (con gli interventi straordinari di Cataldo Amoruso, Rocco Taliano Grasso e di Dina De Marco), mi ha coinvolto sin dalle prime pagine, facendomi contare, con dispiacere, quelle poche che , da subito, “purtroppo” mancavano all’appello delle 232 di cui si compone il romanzo. Non ho avuto il piacere di conoscere Cataldo Russo. L’ho apprezzato però già dagli otto racconti che in “Amori, disamori e blablaismi” il 1990 consegnava alla stampa; poi, per il tramite del mio carissimo e sempre vivo amico Beluzzo (il prof. Gabriele Vincenzo!) ne ho stimato le capacità di coordinamento e di “cura” in “Crucoli nel Cuore”nell’ “Antologia dei poeti e degli scrittori calabresi dal 900 ad oggi”. Nell’ “Antologia” , la cui pubblicazione è stata interamente finanziata dall’Amministrazione comunale di Crucoli, Cataldo Russo è riuscito a mettere insieme “in un unico testo, le diverse voci che riempiono il panorama letterario crucolese anche per esaltare i valori della pluralità, del dialogo, del confronto e della democrazia attraverso una “piazza” cartacea” che offrisse “a tutti l’opportunità di una dignitosa “presenza” nella convinzione “che la costruzione del futuro, nell’ottica di un progressivo miglioramento, sarà tanto più completa e forte quanto più numerosi saranno i contributi dei singoli cittadini”.
Cataldo Russo, di cui ahimè – colposa negligenza!! – altro non sono riuscito ad apprezzare della sua prolifica attività di scrittore, poeta e drammaturgo (Il coperchio, i cocci e la luna del 1985; Gli altri sequestrati del 1992; Il precario del 1994; I recinti di don Pietraviva del 1997; Il cielo sopra di me del 2002; Cortigiani, giullari e mammasantissima del 2010; Il sogno di volare, la guerra ritrovata, Solitudine e badanti, l’Unità incompiuta, Simu briganti, Il foglio di carta bollata sulla testa, Monia, Rappresaglia e rancore, Scollegamenti) nel romanzo “All’inferno con ritorno” non è il poeta che sa “di rifare(il) viaggio/altre volte… con in testa/milleduecento chilometri di/congetture per abbracciare volti/ che lentamente si allontanano.” perché “Non (ha) ali per trasmigrare/verso nuovi lidi…” e”… come uccello/(deve far) ritorno al nido” o che alla sua terra dice “Non ho ghirlande di fiori/ da offrirti nè corone/ di spine da porti sulla testa…” è – come scrive F. Manzoni – poeta di impegno e di passione civile, che mette al centro “l’uomo, con i suoi sogni di grandezza e le sue miserie, le sue aviditità e le sue assurde follie, le sue ambizioni e le sue paure”. In “All’inferno con ritorno” Cataldo Russo è lo scrittore poeta del poiéin, dell’inventare, del comporre, del produrre, del fare; poiéin del fare operoso che nella radice sanscrita pu – che alcuni studiosi indicano come origine dell’etimo greco, allude al generare, al partorire. In “All’inferno con ritorno” il Dirigente scolastico Cataldo Russo è lo scrittore poeta che va oltre la technè, in quanto si esprime con un fare umano che è dentro le “cose” e le esigenze del quotidiano in un’ Aletheia (ἀλήθεια) che è “dischiudimento”, “svelamento”, “rivelazione” o semplicemente “Verità”e quindi “ fattualità” di una realtà “spietata,corrotta e ingiusta”. Il romanzo è bello, avvincente, coinvolgente, suggestivo dall’inizio alla fine: da quando con “quello che nu’ voji nell’orto ti nasce”, in poche pennellate, Cataldo Russo descrive le tragicomiche vicende – uscite della famiglia Palmisano (che nel mondo è presente con oltre 8500 nuclei ) con l’onomastica, a quando con “Si ritornu du mbernu patru miu Pensu de nu’ peccari ‘nda stu munnu” conclude il romanzo, in cui, cosi come scrive Elsa Russo, il “romanzo … piccola storia si lega a doppio filo con la Grande storia, quella del fascismo, della difficile prima Repubblica, della grande immigrazione, dell’Argentina di Peròn e dei desaparecidos.” Veramente convincente il romanzo di Cataldo Russo , “forte e coraggioso, che grida al riscatto, ma che lascia, nonostante tutto, una porta aperta alla speranza”, che qui, grande regalo di Dio,vive e “non involve tutte cose” nell’oblio della notte.
Se leggi questo commento rispondimi.Spero che ti ricordi di me,sono Caterina Filippelli compagna di classe per tutti i cinque anni di istituto chimico di Crotone.Vorrei tanto rivederti. Un abbraccio e tanti auguri per il tuo nuovo libro.