Con l’operazione Mare Sicuro in pieno svolgimento ed alla vigilia del periodo dell’anno di maggior afflusso di turisti e bagnanti sulle spiagge non cala l’attenzione della Capitaneria di porto anche per quanto riguarda il settore della pesca. E’ nel corso di un’attività di polizia marittima svoltasi ieri, finalizzata al contrasto delle attività illecite in tale campo, che sono state fermate e deferite alla competente Autorità Giudiziaria tre persone sorprese ad effettuare l’illecita pesca del dattero di mare. Tale mollusco bivalvo è stato dichiarato sin dal 1992 tra le specie animali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa e, in Italia, è stata data attuazione citata alla direttiva comunitaria del 1992 con apposito Decreto del Presidente della Repubblica nr. 357 del 1997. Con successivo successivo Regolamento CEE del 2006 tale divieto è stato esteso anche al cosiddetto dattero bianco. Pertanto la pesca, la detenzione e la commercializzazione di tale mollusco bivalvo è bandita, in Italia, da anni. La tutela riservata dal legislatore a tale mollusco bivalvo deriva dal fatto che lo stesso si insedia e cresce all’interno di rocce calcaree ed ha una crescita estremamente lenta.
Basti pensare che per raggiungere i cinque centrimetri impiega, in media, dai 15 ai 35 anni. Proprio per le modalità di crescita e sviluppo di tale mollusco, la pesca richiede l’utilizzo di attrezzi illeciti quali martelli o altri attrezzi a percussione che causano ingenti danni all’ecosistema marino in quanto – per asportare il mollusco dalla roccia – si rende necessaria la rottura e contestuale frantumazione della stessa. Le persone identificate e denunciate dalla Capitaneria di porto avevano già asportato circa 2,5 chilogrammi di datteri di mare che sarebbero stati venduti, in nero, a compiacenti acquirenti. Oltre ai datteri sono state poste sotto sequestro tutte le attrezzature da pesca illecitamente utilizzate per tale pesca di frodo. Il prodotto è stato ispezionato dal personale veterinario dell’ASP di Crotone, che ha comunque effettuato dei campioni per le successive analisi. Il prodotto non è stato dichiarato destinabile al consumo umano e, previa autorizzazione della competente Autorità Giudiziaria, è stato distrutto. Le sanzioni previste per tale illecita pesca di frodo prevedono l’arresto da due mesi a due anni o l’ammenda da 2.000 a 12.000 Euro. I servizi di polizia marittima verranno in questo periodo particolare dell’anno intensificati anche al fine di garantire una maggiore tutela dell’ambiente marino.