“Il TAR ha ritenuto di non poter annullare l’ordinanza di divieto di abbanco del Sindaco di Scala Coeli in riferimento alla discarica di Località Pipino, ed ha disposto nuove verifiche sulla strada – afferma in una nota la Rete per la difesa del territorio “Franco Nisticò”. Da due anni sosteniamo che non sussistono le condizioni per l’apertura di questa fantomatica discarica per molte ragioni, tra cui il problema della strada d’accesso, ma anche le coltivazioni biologiche e dop sul territorio, i nulla osta idrogeologici dati in sanatoria, il bacino di abbanco diverso da quello del progetto e per cui non risulta possibile verificare il volume autorizzato, le generose e gravissime sanatorie concesse dal Dipartimento Politiche per l’Ambiente della Regione Calabria, la zona ad alto interesse naturalistico ed archeologico eccetera eccetera eccetera. Sono due anni che invitiamo le istituzioni regionali a porre termine al braccio di ferro contro la società civile e le istituzioni locali del basso ionio cosentino e dell’alto ionio crotonese, un braccio di ferro che l’Assessore Regionale all’Ambiente, Pugliano, ed il Dipartimento competente stanno intrattenendo affiancati soltanto dall’imprenditoria speculativa dei rifiuti, e che è strumentale a nascondere le vere responsabilità di questo disastro decennale. Una risposta chiara, l’ennesima, a tutto quel parterre istituzionale-politico che sistematicamente, per ogni emergenza, richiede irresponsabilmente l’apertura di questa discarica, disconoscendo evidentemente ogni aspetto non solo della vicenda, ma anche della normativa regionale e della storia del ciclo dei rifiuti calabrese.
Ora, però, ci aspettiamo con immediatezza ed urgenza delle risposte chiare. Ci aspettiamo risposte da quelle cariche dello Stato responsabili dell’ordine pubblico che sono state ripetutamente chiamate in causa ma sembra rispondano soltanto quando interpellate dalle ditte private, e che hanno contribuito a creare un clima di tensione sociale inaccettabile e ingiustificato. Ci aspettiamo risposte dai dirigenti del Dipartimento 3, delle risposte che abbiamo chiesto da tempo sulle numerose criticità di questo impianto e sui tanti provvedimenti che sembrano non tutelare gli interessi del territorio, sulle sanatorie e sull’indecenza continentale che rappresenta la gestione calabrese dei rifiuti, a partire dalla raccolta differenziata, dallo stato disastrato degli impianti, dai milioni riversati nelle casse di speculatori privati per un servizio pessimo. Ci aspettiamo delle risposte sul caso specifico, quindi, con risoluzione definitiva di questa vicenda che non può non concludersi con il ripristino dello stato luoghi, ma anche sul modello da adottare nei prossimi mesi. È ormai inconfutabile che il modello inceneritore-discariche private adottato dalla regione Calabria è fallimentare. La risposta che ci aspettiamo è l’abbandono dell’attuale sistema impiantistico e gestionale, con fondi immediati per la raccolta differenziata realizzata da soggetti pubblici o no-profit e finalizzata al riciclo da realizzare in piccoli impianti comprensoriali, una proposta che creerebbe decine e decine di posti di lavoro, la diminuzione dei costi e della TARES e la tutela dell’ambiente. Ogni giorno speso in altra direzione, in mega-impianti e discariche, è un giorno concesso al sistema di potere non estraneo ad interessi politico-malavitosi che è il ciclo dei rifiuti attuale”.