“Gentile Ministro, il no alle trivellazioni significa, per tutti noi, un no corale e convinto alla distruzione dello Ionio ed allo scippo del nostro sviluppo sostenibile da parte delle lobby internazionali del petrolio. L’intero alto ionio calabrese, quello lucano e pugliese è sdegnato ed in rivolta contro questo disegno criminale, purtroppo in corso, perpetuato sulla testa delle nostre comunità e destinato a sottrarre a questa area del Mediterraneo ogni altra occasione eco-compatibile, fondata sulla valorizzazione del patrimonio identitario condiviso. Signor Ministro, le trivellazioni nel Mediterraneo costituiscono, e non soltanto a nostro avviso, una grave violazione del diritto comunitario (in base al “Principio di Barcellona”). Eppure, sono ben 11 le istanze, fatte da 7 diverse compagnie petrolifere, nel solo Golfo di Taranto. Altre 3 nuove istanze di ricerca sono state fatte tra Crotone e Catanzaro più 4 concessioni attive costa/mare. Su ogni concessione ci sono più piattaforme, su ogni piattaforma decine e decine di pozzi. L’obiettivo, documentato ma non detto, è quello di trivellare tutta la costa italiana. Tutto ciò sta accadendo nonostante il provato inquinamento pesante derivante da rifiuti e reflui petroliferi e da trivellazione; nonostante i rischi di scoppi, eruzioni e disastri come quelli già tristemente verificatisi in Italia e nel mondo; senza alcuna attenzione al grave fenomeno di subsidenza che ad esempio interessa le coste crotonesi (che si stanno abbassando rispetto al resto della Calabria); in spregio all’assenza, nella normativa italiana, dei limiti ambientali rigidissimi vigenti in tutto il mondo e, infine, con la beffa della più bassa percentuale di royalties previste in Italia (solo lo 0.60% ai comuni!). Consentire le trivellazioni nello ionio, Signor Ministro, equivale a precludere ogni forma di valorizzazione della risorsa marina.
I territori di Puglia, Basilicata e Calabria stanno combattendo insieme questa battaglia di civiltà contro l’impoverimento del mare e del territorio; contro l’idea di un Sud pattumiera, utile forse soltanto a qualcuno per fare cassa in periodi di crisi. Sarebbe stato e sarebbe, infine, paradossale e palesemente contraddittorio avere una piattaforma petrolifera di fronte alle proprie coste e, contestualmente, pensare di sforzarsi di costruire, come stiamo facendo, una destinazione turistica sostenibile ed ambita per la qualità del mare e delle spiagge. Ecco perché, Signor Ministro, Amendolara quest’anno si è candidata provocatoriamente in ritardo per la riconferma della Bandiera Blu 2013. Una decisione consapevole, lucida, sofferta ma trasparente, sia per sollecitare le associazioni ambientaliste e la stessa FEE ad assumere un posizione forte e comune contro questo tsunami silenzioso ma anche per reagire contro i silenzi dei governi nazionali, di fatto muti rispetto alle trivellazioni nel Mar Ionio. Come Comune abbiamo chiesto, quindi, alla FEE di volere essere insigniti, provocatoriamente, del prestigioso vessillo da loro tributato ogni anno, con la condizione però che la Bandiera Blu fosse listata di nero, a lutto, all’atto della consegna: perché le trivellazioni costituiscono la morte biologica, turistica ed economica della nostra terra. Per tutte queste ragioni, a Lei Signor Ministro chiediamo di poter ascoltare le denunce di questa parte del Mezzogiorno d’Italia, ricevendo una delegazione di sindaci presso il Ministero. Analoga richiesta di audizione rivolgiamo all’eurodeputato calabrese, On. Mario Pirillo, particolarmente impegnato sulle esigenze di tutela dell’ambiente in Calabria, affinché possa presto trasferire il grido di allarme di cui ci stiamo facendo interpreti in sede comunitaria, presso la Commissione Ambiente di cui egli è autorevole membro, nonché relatore per il Parlamento Europeo sulla proposta di direttiva riguardante lo spazio marittimo e la gestione integrata delle zone costiere”.