Il gruppo della Guardia di Ginanza di Lamezia Terme ha eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali e reali, emessa dal G.i.p. del tribunale di Lamezia Terme su richiesta della Procura della repubblica alla sede, nei confronti degli amministratori di 8 imprese operanti nel settore dei trasporti per conto terzi di Gizzeria e Lamezia Terme. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di bancarotta fraudolenta aggravata, truffa aggravata, omesso versamento di iva e ritenute irpef, emissione/utilizzo di fatture per operazioni inesistenti ed occultamento di scritture contabili. L’ordinanza scaturisce da indagini di polizia giudiziaria e tributaria della Guardia di Finanza lametina, avviate a seguito del fallimento, dichiarato nell’ottobre 2010, della “Poliservice S.r.l.” – una società lametina operante nel settore dei trasporti “conto terzi”. In particolare, i finanzieri, coordinati dalla procura lametina, hanno accertato che tale società era stata costituita ad hoc nel 2008 per consentire alle altre, operanti nel medesimo settore e riconducibili essenzialmente ad un ristretto nucleo familiare, di conseguire illeciti risparmi di imposte e contributi previdenziali e assistenziali, per poi essere destinata, a causa degli ingenti debiti erariali accumulati, al fallimento per insolvenza, dopo aver distratto o dissipato il patrimonio e i ricavi e aver creato passività per quasi quattro milioni di euro. Il disegno criminoso veniva realizzato mediante la formale stipula di contratti di “associazione in partecipazione” tra la “Poliservice S.r.l.” e le altre imprese, che licenziavano formalmente quasi tutti i propri dipendenti per farli assumere, “sulla carta”, dalla prima. Quest’ultima, in qualità di associata, impiegava lo stesso personale (complessivamente circa 300 dipendenti) nelle attività lavorative rispettivamente svolte dalle associanti.
Le perquisizioni da cui ha avuto avvio l’attivita’ di p.g. nell’ottobre 2010 e poi l’escussione dei lavoratori (sparsi sul territorio nazionale), mirate indagini finanziarie e controlli documentali incrociati, hanno dimostrato che, in realtà, i dipendenti avevano continuato ad espletare le stesse mansioni, organizzati e gestiti, oltre che in alcuni casi remunerati, direttamente dai gestori delle imprese di provenienza, per cui la stipula dei contratti (peraltro vietati dalle norme sul collocamento della manodopera), si dimostrava dolosa, finalizzata solo a consentire alle associanti di sottrarsi agli obblighi di versamento degli oneri – previdenziali, assistenziali e fiscali – gravanti sul lavoro dipendente, trasferiti all’associata che sistematicamente vi si sottraeva fino al fallimento, richiesto e ottenuto dalla procura della repubblica nell’ottobre 2010. Inoltre, a fronte di tali false prestazioni, la Poliservice emetteva ingenti fatture alle associanti, consentendogli anche di fruire detrazioni d’iva e deduzioni di costi “gonfiati” rispetto alle effettive spese sostenute per il lavoro. Ovviamente la poliservice ometteva il versamento dell’iva e delle imposte dirette su tali falsi “ricavi”. La frode era celata anche da frequenti e consistenti pagamenti, documentati dalle associanti con bonifici e assegni “tracciati” a favore della Poliservice che le indagini finanziarie hanno dimostrato essere solo in parte utilizzati per pagamenti di stipendi, mentre ingenti somme erano prelevate dall’amministratore della poliservice in contanti, per pagare “fantomatici” fornitori. Le imposte evase prese a base per il sequestro “per equivalente”, derivano in totale da: Iva non versata per € 1.214.365,49; Ritenute irpef operate e non versate per € 434.562,36; Totale imponibile fatture false emesse/utilizzate per € 8.982.720,64; Totale iva fatture false emesse/utilizzate: per € 1.797.835,85. Mentre i beni sequestrati: 74 fabbricati, 93 terreni, 195 mezzi, quote societarie e disponibilita’ finanziarie, ammontano a quasi sei milioni di euro.