Il Fai ha inserito nell’Iniziativa “Giornate di Primavera” del 23-24 marzo 2013, fra gli altri siti di interesse nazionale, gli Scavi archeologici di Sibari per sensibilizzare l’opinione pubblica sul triste stato in cui versa il sito dopo l’inondazione del 18 Gennaio quando sugli scavi si sono riversati ben duecentomila metri cubi di acqua e fango. Sulla vicenda sono attualmente accesi i riflettori di tutta la stampa nazionale e di certa Tv d’inchiesta che si sta interessando di stimolare la bonifica del sito. Il vice presidente del Fai, Marco Magnifico, dopo aver visitato l’area nei giorni scorsi, ha lamentato che l’argine del fiume in prossimità degli scavi era stato rifatto solo nel lontano 1954 e che chi doveva occuparsene poteva contare su 4 milioni di euro per la manutenzione, esortando i Calabresi a cercare le responsabilità. “Noi vogliamo che la gente si accorga di chi era questa responsabilità”, ha affermato lo stesso Magnifico ai microfoni della trasmissione di Ricci “Striscia la notizia” dello scorso 14 marzo. Il grande spirito di appartenenza alla Comunità calabrese e l’interesse nazionale per questa vicenda non hanno lasciato indifferenti i parlamentari del Movimento Cinque Stelle Molinari e Barbanti i quali hanno sentito forte il richiamo a impegnarsi per una causa così importante che interessa non solo la provincia da cui essi provengono ma la Calabria intera e, come patrimonio culturale, l’intera umanità. “In questo momento stanno venendo da fuori regione – afferma il Senatore Francesco Molinari – per incitarci ad individuare i responsabili di questo scempio.
Le dichiarazioni del vice presidente della Fai, Magnifico, sono inquietanti per i cittadini calabresi che hanno giustamente il diritto di sapere perché tutto questo sia accaduto. Vengono da fuori a cercare i responsabili e dalle nostre parti invece assistiamo ad un silenzio assordante da parte dei responsabili di questo scempio e della politica, la vicenda sembra essere caduta nella reticenza più assoluta. E’ come se tutto fosse accaduto per mala sorte, come una “disgrazia” così come affermava dopo qualche tempo dal disastro il sindaco di Cassano Papasso di cui pure rispettiamo l’impegno a tenere alta l’attenzione sulla vicenda. A Sibari, se chi era preposto alla manutenzione e per ciò retribuito, avesse fatto il proprio dovere, il sito oggi godrebbe di ottima salute. “Del resto non è indolore per lo Stato quanto accaduto – afferma il deputato Sebastiano Barbanti – perché, stando alle stime che lo stesso vice presidente del Fai Magnifico ha effettuato, oggi per le bonifiche del sito siamo passati dai 4 milioni di euro necessari per la manutenzione ai 20 milioni di euro necessari per il ripristino, soldi che peseranno sulle tasche dei cittadini italiani e che lo Stato dovrà sborsare se vuole sanare la situazione”. “Non si può bonificare – concludono i due parlamentari a cinque stelle – il sito di Sibari senza bonificare la vicenda, rimanendo nella più totale impunità. Crediamo sia giunta l’ora di dire basta e di far venire fuori le ammissioni di responsabilità: da tali dichiarazioni si deve ripartire per mettere ordine nella vicenda. Il nostro impegno non lo faremo mancare, siamo pronti, da Roma, a lavorare in Parlamento su idee provenienti da qualsiasi direzione, se le idee saranno buone e i propositi risolutivi per liberare millenni di storia dal fango. Ci spenderemo con tutte le energie per fare in modo che gli strumenti istituzionali a nostra disposizione siano di supporto a questa giusta causa: crediamo che una regione come la Calabria possa e debba puntare sul turismo come volano per il suo rilancio economico e che una terra come la nostra, ricca di bellezze naturali meravigliose, non meriti un tale trattamento”.